Le aziende dove l’occupazione ha titoli “superiori”

E’ opinione comune che in Italia e in Europa la competitività con i Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, ecc.) non può basarsi sul costo del lavoro, ma su altri fattori come qualità dei prodotti, innovazione, ricerca, design, creatività, ecc. 

Fattori che, quando sono presenti in azienda,  richiedono il supporto di personale con formazione medio-superiore.  Spesso non è nemmeno una questione di dimensione, anche se questa conta, ma di tipologia di produzione. La Tecnos di Rimini, 25 dipendenti,  che si occupa di automazione industriale,  ha  quattro dipendenti su dieci che sono laureati. La Copam Metall di Montegridolfo, che produce componenti metallici, di addetti ne ha 21, poco meno, ma nessuno è in possesso della laurea, mentre può contare con una buona presenza, circa la metà, di diplomati.

Focchi, che disegna e produce facciate continue per grandi palazzi in tutto il mondo, ogni cento occupati di laureati ne ha sei,  la SCM Group, prima della crisi, ne aveva dieci. In entrambi le aziende sono molto più numerosi i diplomati, che spesso trovano con difficoltà: 40 per cento nella prima, 45 per cento nella seconda.

Nelle maggiori imprese del polo della moda di San Giovanni, Aeffe e Gilmar, la presenza di laureati si limita rispettivamente al 10 e 5 per cento.

In sintesi quello che emerge dimostra che nell’attività manifatturiera locale in senso stretto, la domanda di personale con titolo di studio universitario e post quasi mai supera  il dieci per cento, anche nelle imprese più aperte ai mercati internazionali.  La conseguenza è che pur avendo, come provincia di Rimini,  lo stesso numero di giovani iscritti all’università della provincia di Milano (37 ogni cento), la ricchezza annualmente prodotta per ciascun abitante (il valore aggiunto) è di un terzo inferiore (25 contro 37 mila euro). La differenza  da una idea di massima della sottoutilizzazione delle risorse umane disponibili.

 La situazione cambia nella aziende che forniscono servizi avanzati, come eXtrapola, editoria elettronica da internet,  e RiminiFiera, dove i laureati raggiungono il 90 e il 65 per cento. Non sono casi comuni, ma indicano la strada. Produzioni e servizi avanzati per un’occupazione di migliore qualità.

La situazione è bloccata o si può fare meglio ?    Le aspettative, quindi le opportunità per le persone più qualificate potrebbero evolvere se questo territorio decidesse, cosa che non ha mai fatto,  di dotarsi di una politica economica e di sviluppo produttivo, industriale e dei servizi, coerente con l’obiettivo di creare nuovi e migliori posti di lavoro, in linea con la crescente disponibilità di personale con titoli di studio più elevati.

Come dimostra il Rapporto di Artimino 2008 sullo sviluppo locale, dedicato ad  “Imprese e territori di alta tecnologia in Italia”, la situazione della domanda di lavoro può cambiare in modo sostanziale quando sono presenti sul territorio aziende attive nel segmento dell’alta tecnologia (informatica, biotecnologie, produzione di media, farmaceutica, ecc.) e della meccanica più avanzata (apparecchi medicali, automotive, ecc.).  Aziende che si caratterizzano per essere leader nella brevettazione europea (EPO) e che dedicano alla ricerca fino al 12% del fatturato, pari a circa 24 mila euro per addetto.

In queste aziende,  poco meno della metà dei dipendenti sono diplomati, ma uno su quattro è in possesso di una laurea, a fronte di uno su dieci delle maggiori aziende della provincia di Rimini. Quindi niente è ineluttabile, le situazioni si possono cambiare se si investe nelle direzioni giuste.  In fondo se, per citare un caso tra tanti, Pittsburg (Stati Uniti) è riuscita a trasformarsi da città dell’acciaio e centro di alta tecnologia e di servizi avanzati per la salute,  vuol dire che si può fare. Ci vuole il progetto, unire le forze  e tanta buona volontà.