Debiti e investimenti pubblici in Emilia Romagna

di Mauro Bianchi

L’Emilia Romagna, rispetto alle altre regioni italiane, può essere considerata nel complesso virtuosa per quanto riguarda il debito pubblico. Alla fine del 2009 in Emilia-Romagna il debito delle Amministrazioni locali ammontava a 5.989 milioni di euro, pari al 4,4 per cento del Pil regionale, ed era costituito per il 68,8 per cento da prestiti erogati dalle istituzioni finanziarie residenti e dalla Cassa depositi e prestiti.

 L’Emilia-Romagna presenta un’incidenza sul Pil del debito pubblico locale decisamente inferiore alla media nazionale e tra le più  contenute nell’ambito delle regioni considerate, seconda dopo la Lombardia. Per quanto riguarda l’evoluzione del debito delle Amministrazioni locali nel periodo 2001-2009, la Regione fa registrare i tassi di variazione complessivi e in media annua più bassi, sia della media italiana sia delle altre regioni. L’incremento del debito è iniziato a partire dal 2005. a causa del blocco dell’autonomia fiscale locale e delle forti pressioni sulla spesa degli enti territoriali (sanità e assistenza in particolare). Inoltre negli anni è venuto sempre meno il trasferimento di risorse dallo stato centrale agli enti territoriali.

Per quanto riguarda le forme di indebitamento, la progressiva diminuzione dell’incidenza dei prestiti sul debito evidenzia un crescente ricorso delle Amministrazioni locali al mercato, attraverso l’emissione di titoli, rispetto all’accensione di prestiti.

La spesa pubblica locale dal 2009 al 2011: investimenti in calo

Sulla base dei dati del Ministero dello Sviluppo economico, nel triennio la spesa pubblica delle Amministrazioni locali emiliano-romagnole, al netto di quella per interessi, è stata in media di 3.524 euro pro capite l’anno. La spesa è risultata sostanzialmente stabile nel triennio, a fronte di un incremento medio dello 0,7 per cento l’anno per le rimanenti regioni (0,3 per cento per l’Italia).  Oltre un terzo della spesa corrente in relativa crescita è assorbita dalle retribuzioni per il personale dipendente.

La spesa in conto capitale (gli investimenti) è invece progressivamente diminuita nel triennio 2008-10 del 10,6% l’anno in media. Secondo i dati del Ministero, oltre i tre quarti della spesa per investimenti pubblici in Emilia-Romagna sono effettuati dalle Amministrazioni locali, in particolare dai Comuni, e rappresentavano nel 2010 circa l’1,2 % del PIL regionale, in linea con il valore delle altre regioni. A partire dal 2004 tale componente della spesa è risultata in flessione, soprattutto per i Comuni, con un conseguente calo della quota loro riferibile, passata dal 56,8% al 43,6.  Questa dinamica è collegata alla contrazione delle risorse finanziarie degli enti, ai processi di esternalizzazione di alcuni servizi pubblici locali e influenzata dalle norme sul Patto di stabilità interno. Queste ultime hanno imposto vincoli diretti alla spesa, limitato il pieno utilizzo delle risorse finanziarie comunque disponibili, anche favorendone l’impiego per l’abbattimento del debito piuttosto che per il finanziamento degli investimenti.

Le numerose revisioni del Patto susseguitesi negli anni hanno inoltre condizionato la capacità di programmazione delle risorse e della spesa su base pluriennale da parte degli amministratori  locali. Nonostante le misure introdotte nel biennio 2009-10, tese ad allentare i vincoli del Patto e a velocizzare le erogazioni connesse alla spesa in conto capitale, sono proseguite le difficoltà dei Comuni nell’esecuzione degli investimenti già programmati e nella tempistica dei pagamenti.

Sulla base dei Certificati di conto consuntivo del Ministero dell’Interno, tra il 2004 e il 2010 gli investimenti dei Comuni emiliano-romagnoli sono calati del 10,5% in media all’anno. In termini pro capite, nel 2010, la spesa per investimenti si è attestata a 181 euro, un valore sensibilmente inferiore a quello delle altre regioni e alla media nazionale (252 e 262 euro rispettivamente).

Al calo degli investimenti si è associata una parziale ricomposizione della tipologia di spesa per funzioni, a favore di quella destinata alla viabilità e ai trasporti e alla gestione del territorio e dell’ambiente, che nel 2010 erano i due settori più rilevanti (rispettivamente 29,0 e 19,4%). Sono invece diminuite le quote relative alle funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo (18,1% del totale) e la spesa per investimenti in istruzione (11,1%), che si mantiene comunque superiore al dato medio delle altre regioni e dell’Italia (8,5 e 9%, rispettivamente).

Le fonti di finanziamento   

Le principali fonti di finanziamento degli investimenti sono stati i trasferimenti in conto capitale e il ricorso al debito. Le fonti di finanziamento per le spese d’investimento comprendono i trasferimenti in conto capitale, le alienazioni di beni patrimoniali, i proventi da concessioni edilizie, il ricorso al debito, l’avanzo di amministrazione (dato dalla somma della giacenza iniziale di cassa e del saldo tra residui attivi e passivi), utilizzabile nell’esercizio successivo a quello della sua formazione, nonché l’eccedenza tra entrate correnti e spese correnti (queste ultime aumentate delle quote capitale di rimborso dei prestiti).

Nel caso dei Comuni capoluogo di provincia della regione i dati del Ministero degli Interni evidenziano nel 2011 un calo delle risorse provenienti dallo Stato pari al 15%. A livello comunale il maggiore ricorso alla leva fiscale si è anche accompagnato al rincaro delle tariffe praticate su alcuni servizi locali, in particolare sul trasporto pubblico urbano. In base ad un’indagine della Banca d’Italia, poco più di un quinto dei Comuni capoluogo di provincia ha aumentato il prezzo delle corse nel 2010; tale quota è salita al 34 per cento nel 2011. In quelli emiliano-romagnoli, tutti interessati da aumenti nel 2011, il prezzo ha subito un incremento medio del 18 per cento e in alcuni casi l’aumento si è accompagnato a una riduzione della validità temporale del biglietto.

Il debito

Nel 2011 il debito delle Amministrazioni locali dell’Emilia-Romagna era pari a 5.883 milioni di euro, diminuito dell’1,5% rispetto a dodici mesi prima, in controtendenza rispetto all’andamento registrato dalla media delle altre regioni e da quella nazionale (+0,3 e +0,8%, rispettivamente).

Secondo Banca d’Italia, tra le principali componenti dell’indebitamento in regione, il peso dei finanziamenti ricevuti da banche italiane e dalla Cassa depositi e prestiti ha superato il 70% del totale, a fronte di un calo dell’incidenza dei titoli emessi sul mercato domestico. Il ricorso al canale bancario resta più marcato rispetto alla media nazionale, anche nella componente estera, mentre permane trascurabile il peso delle obbligazioni emesse all’estero.