Visitare l’entroterra riminese

di Domenico Chiericozzi

Per avere un’idea di come è proposto e comunicato l’entroterra ai turisti al giro di boa della stagione 2013 e se è possibile visitare le nostre colline con i mezzi del trasporto pubblico locale, passato Ferragosto siamo andati personalmente in tutti e quattro gli uffici di Informazione e Accoglienza Turistica – IAT più importanti sulla costa: Bellaria Igea Marina, Rimini, Riccione, Cattolica. L’abbiamo fatto in maniera esigente, consapevoli del fatto che il 62,2% della domanda sulla Riviera di Rimini è rappresentata dalle famiglie e che la classe d’età più rappresentata è quella tra i 41-64 anni (il 35% dei clienti). Dunque soggetti assolutamente attivi. I risultati sono stati molto deludenti. Solo per fare un esempio: da Rimini a Saludecio con i mezzi di Start Romagna ci vogliono ben due ore di viaggio. Non ci sono abbastanza corse e se non si fa attenzione si rischia di rimanere ‘bloccati’ nelle località raggiunte. Mancano poi tutte le informazioni funzionali al turismo ‘country’. Assenti alcune destinazioni e tappe strategiche per il territorio, come alcuni comuni dell’alta Valmarecchia, Coriano (la ‘Montalcino’ di Rimini) e altre località con eccellenze museali come Perticara (Museo Sulphur). Non esiste, ancora ad esempio, un itinerario ‘ragionato’ per raggiungere e visitare la rete dei quattro Musei della Bassa Valmarecchia – REMUS (eccetto Verucchio). Insomma, dalla costa arrivare in collina con i mezzi pubblici è decisamente  un’impresa ardua. Oltre che particolarmente costoso. Ecco nei dettagli come è andata.

La nostra visita negli IAT della costa

“Buongiorno. Vorrei visitare l’entroterra, però in autobus”. A quest’ultima parola, l’addetto IAT di Rimini Marina centro che con gentilezza e professionalità ci asseconda, fa una smorfia. L’operatore ci consegna nelle mani un libricino, assicurandoci che così potremmo raggiungere e visitare l’entroterra con i mezzi pubblici. Usciamo con preziosa pubblicazione nelle mani. Più avanti diremo di che si tratta. A Bellaria Igea Marina, sempre nel principale ufficio IAT con sede a Palazzo del Turismo, mentre osserviamo il materiale promozionale esposto, in circa 10 minuti 4 utenti su 4 chiedono informazioni turistiche su mete che poi vorranno raggiungere con i mezzi pubblici. Una signora sulla sessantina, in particolare, ha necessità di arrivare all’ospedale di Rimini. Ci vorrà, se va bene, almeno un’ora (45 minuti fino alla stazione con la linea 4 e 15 minuti circa con la linea 9) percorrendo, nel primo tratto, tutto il lungomare del litorale nord con il rischio di viaggiare comodamente in piedi. Mamma e figlia, invece, desiderano raggiungere un parco divertimento e, dicono, “siamo appiedate”. Per loro andrà meglio. I parchi tematici della Riviera si sono organizzati. Vivono di turismo e fanno di tutto affinché i villeggianti arrivino ai loro botteghini il più comodamente possibile.

Un concetto banale. Tuttavia ancora non del tutto chiaro a chi, nel pubblico e nel privato, si occupa di organizzare e gestire il trasporto pubblico locale. Per la provincia di Rimini, dal lato tecnico e gestionale, parliamo di Agenzia Mobilità. Sul versante politico, le responsabilità sono in capo all’Assessorato al Turismo della Provincia che tanto si è speso negli ultimi tre – quattro anni per far decollare il turismo nell’entroterra. A Cattolica e Riccione giriamo in lungo in largo prendendo in esame tutto il materiale esposto.

Dalla costa all’entroterra, missione possibile?

Presso gli IAT, e di questo va dato merito alla Provincia, c’è di tutto: guide, brochure, cartine. In quantità e qualità: multilingue, belle immagini. La pecca: mancano quasi sempre le indicazioni su come arrivare alle varie destinazioni, o come creare percorsi storico-culturali che abbiamo un qualche criterio. Questo è un problema che anche del sito istituzionale www.riviera.rimini.it alla sezione “Scoprire il territorio” decisamente lacunoso e poco propositivo.  I turisti sono sì curiosi ma anche abbastanza pigri. Sono in vacanza e vogliono staccare la spina. Ma soprattutto spesso non sono in grado di orientarsi e non sanno neppure cosa ci sia 100 metri dopo il prossimo incrocio. Quindi è inutile raccontare la storia di un posto senza spiegare come raggiungerlo e senza metterlo in connessione con gli aspetti culturali ed enogastronomici della zona che sono la vera ricchezza del nostro entroterra (visto che il paesaggio è compromesso dalle costruzioni e zone artigianali e industriali). Ora, è evidente che se non c’è chiarezza, non può esserci viaggio e arrivo alla destinazione. L’unico strumento ‘operativo’ che troviamo è “In bus nelle colline riminesi”.

La guida “In bus nelle colline riminesi”.

E’ esattamente quello che ci è stato dato allo IAT di Rimini Marina Centro. Senza offesa, ma è più che altro una presa in giro. 63 pagine di tabelle, dove da pagina 10 a pagina 41 ci sono gli orari delle linee della costa: la 4 (San Mauro-Bellaria-Rimini), la 9 (Santarcangelo-Rimini-Aeroporto), la11 (Rimini-Riccione), la 124 (Morciano-Riccione-Rimini), linea 125 (Riccione-Misano-Cattolica). Dopo tutta questa inutilità per il turista che invece desidera l’entroterra, ecco che in fondo arriva qualcosa che assomiglia a quanto riportato in copertina: orari e percorsi delle linee verso l’entroterra, che sono: la 134,175,180,160,161,162,164,165,166,170,172,182. Vediamole, una ad una.

Le linee 134-175-180 conducono (bene o male) in  Valconca con capolinea a Tavoleto nel pesarese. La 175, che parte da Rimini (unica corsa alle 17,30)  percorrere tutta la costa fino a Cattolica (con tappa in un parco tematico), poi si spinge prima a San Giovanni in Marignano, Morciano poi, finalmente, a Saludecio, Mondaino, Montegridolfo. La nostra ipotetica famiglia partendo da  Rimini (stazione FS) alle 17,30 da e arriverebbe a Saludecio alle 19,24 dopo due ore di viaggio. Senza che ci sia un bus di ritorno. Perchè la 175 riprende servizio da Saludecio il giorno ripartendo alle 6.15, alle 6.40 oppure alle 14.40.

In alternativa a Rimini, ci sono altre varie corse, ma partono da Cattolica. Una famiglia di turisti da Bellaria, ad esempio, dovrebbe quindi prendere un treno, andare a Cattolica (in alternativa ci sarebbero da prendere 3 autobus, cosa che sconsigliamo vivamente) e da Cattolica con la 134 in mezz’ora circa arrivare a Saludecio. Anche in questo caso. Si va ma non si torna in giornata.

Cambiamo scenario, andiamo in Valmarecchia.

Qui è di servizio la 160, quasi a ciclo continuo da Rimini a Novafeltria. Verifichiamo che cosa potrebbe fare la nostra famiglia o coppia di turisti curiosi di mezza età. Un’escursione possibile è visitare il borgo di Verucchio. Però attenzione! Solo poche corse portano in piazza Malatesta: due la mattina e una nel pomeriggio. Di conseguenza anche quelle per il ritorno scarseggiano. Però percorso e escursione fattibile. Novafeltria, come capolinea, può diventare ‘base’ per inoltrarsi nei tanto decantati sette comuni dell’alta Valmarecchia di cui in nessuno degli IAT che abbiamo visitato abbiamo trovato traccia. Grandi feste all’annessione, poi basta, auguri e ciao (almeno dal punto di vista del marketing territoriale). In ogni caso qualcosa si può fare. La 161 da Novafeltria porta a Pennabilli. Ma l’ultima corsa per il ritorno è alle 18.12. Altrimenti se parla il giorno dopo con un alzataccia (6.27) o con comodo dopo pranzo (14.42). Con la 162, sempre da Novafeltria, un turista potrebbe anche arrivare a Sant’Agata Feltria. Qui la cosa peggiora. Perchè alle 15.20 bisogna fare dietrofront altrimenti si dorme in piazza.  Poi c’è la 164 che non prendiamo in considerazione perchè, facendo riferimento a Santarcangelo, risulta decisamente scomoda come punto di partenza  per gran parte dei turisti sulla costa.

Con la 165 invece ci si può spingere veramente oltre, visto che il capolinea è Carpegna e tocca anche San Leo. Da Rimini c’è solo una corsa (alle 12.10) che in un tempo ragionevole, porta nel cuore del Montefeltro (arrivo ore 13.10). Anche in questo caso non c’è il ritorno. La 165 riparte, infatti, il giorno dopo alle 7.13. Un ‘altra alzataccia per la nostra famiglia. La 166, che anche in questo caso tralasciamo, tuttavia rileviamo che il percorso è ‘buono’ perchè da Santarcangelo  permette di raggiungere Torriana e Montebello. Un bel giretto. C’è anche un buon numero di corse. Rimane il problema che dalla costa, supponiamo da Rimini, prima si deve raggiungere Santarcangelo. Infine la 170 può portare a Montescudo. In questo caso, una rarità, ecco che c’è una fermata anche sul lungomare di Rimini, in piazzale Marvelli.

Verso il sud della provincia, da Riccione con le linee 172 e 182 si riesce in qualche modo ad arrivare  a Gemmano e Onferno, con il solito problema. Tempi: con partenza da piazzale Curiel alle 12.20 l’arrivo previsto a Onferno è alle 13.30. Poi non c’è la corsa per il ritorno. Da Onferno si riparte alle 5.45 del mattino oppure alle 13.36. Fine della storia.

Consigli non richiesti, cosa fare per i turisti.

Il trasporto pubblico locale così come è concepito oggi impedisce, di fatto, di raggiungere e godere dei ritmi e dell’offerta turistica dell’entroterra fatta di passeggiate, pause, visite a mostre e aziende agricole, pievi, ruderi, pranzi o cene in agriturismo. Nelle complessità, meglio semplificare.  Cosa fare quindi. Tre linee dedicate, con mezzi ‘green’ e idonei alla mobilità in collina: una “Linea Valmarecchia” a disposizione dei turisti che risiedono nelle località a nord della provincia con capolinea Bellaria Igea Marina e una “Linea Valconca” con capolinea a Riccione o Cattolica. Con entrambe le corse faranno una tappa anche a Rimini (Stazione Fs) per poi sfrecciare in collina con un percorso simile a quello che fanno attualmente i servizi bus a chiamata ValmaBus e ConcaBus (invisibili negli IAT e nel materiale informativo turistico offline e online, pensati, ancora una volta più per i residenti che per i turisti). Di fatto è quanto proponeva il servizio denominato Collina, l’autobus delle colline, un servizio dedicato sparito nel nulla nell’estate 2011 e mai più citato in nessuna sede nelle varie conferenze dedicate al turismo nell’entroterra.

Le conclusioni

A Rimini c’è una storia ancora tutta da valorizzare. Basta osservare gli acronimi delle due sigle che hanno fatto la storia del trasporto pubblico riminese: ATAM (Azienda Trasporti Autofiloviari Municipali) e TRAM (Trasporti Riuniti Area Metropolitana). E’ necessario che si realizzi il passaggio tra le due ‘m’ finali: da municipio a area metropolitana. Tra le date di nascita delle due società sono passati 33 anni (1959 la prima, 1992 la seconda). Dal 1992 a oggi, quando nasce TRAM, era già evidente l’assetto d’area metropolitana che Rimini avrebbe, dovuto e potuto, assumere. Di anni ne sono passati altri 21. Il trasporto pubblico locale ha quindi 54 anni. Eppure, ancora non si è riusciti a ‘innovare’ il sistema esistente per dare una risposta alle esigenze di mobilità tipiche di un distretto turistico moderno. Insistendo, invece, con un servizio ‘misto’ che, molto probabilmente, scontenta gli uni e gli altri, turisti e residenti. Il documento ufficiale prodotto dalla Provincia di Rimini “Prodotto turistico entroterra: presente e futuro di un programma di sviluppo” discusso a Santarcangelo nel maggio 2012, affrontava così la questione il tema dei collegamenti costa-entroterra. “Sul tema dei collegamenti e della raggiungibilità, soprattutto con la Costa, il progetto di una “linea turistica Malatesta & Montefeltro” è lì, sulla carta, affascinante ma ancora, purtroppo, ideale. Abbiamo (è la Provincia che parla, ndr) aperto un tavolo di lavoro con gli attori interessati e con le società di trasporto collettivo, ma le difficili attuali condizioni economiche non ci consentono facili illusioni”. Torna la questione economica che, però, non convince. In realtà l’assessore al Turismo, Fabio Galli, nel 2010 fresco di nomina l’aveva in qualche modo ‘profetizzato’ in occasione della prima Conferenza Programmatica sul Turismo nell’Entroterra svolta a San Giovanni in Marignano il 28 maggio nel 2010 (anno cruciale per il rilancio turistico dell’entroterra). Senza la viabilità e la mobilità interna – si diceva allora – si rischia di annullare ogni processo di investimento turistico. Si riferiva alle grandi infrastrutture, ma anche alla rete stradale provinciale nei collegamenti “verticali” costa -entroterra. Dunque continuando a privilegiare l’auto. La questione Collinea, o iniziative del genere, finisce così definitivamente nel cassetto. Ed è quanto meno strano che Fabio Galli, con un passato in ambienti pubblici con deleghe agli affari generali, bilancio e attività economiche, non abbia voluto (o potuto) inserire nella ‘road map’ scattata nel 2010  il fondamentale tassello del trasporto pubblico nell’entroterra. Che può anche essere a concepito come un investimento ‘a reddito’ da parte di uno o più privati (con un pianificazione economica finanziaria può puntare prima a un pareggio poi agli utili in due tre anni) a patto che il servizio sia organizzato, razionale e funzionale con un piano marketing e di comunicazione in grado di stimolare la domanda. Tra l’altro i numeri pubblicati nell’ultimo Rapporto Economico della Camera di Commercio ci dicono che l’aereo è utilizzato per il 4,3% dei turisti in arrivo sulla Riviera. I mezzi preferiti sono di gran lunga, oltre l’auto naturalmente, il treno ( 6,6% dei casi) e il bus per (15,2%). Che ci sia una domanda elevata lo si evince anche dal web. Su uno dei più potenti motori di ricerca, la ricerca ‘Autobus Rimini’ produce 1.170.000 risultati. La domanda c’è, serve la risposta. Se si sono trovate le risorse per l’Aeroporto e il TRC, non si spiega perchè non si possa avviare, almeno, un progetto Collinea low cost di qualità, anche in via sperimentale per l’estate 2014.