Al tavolo anti crisi manca la gamba del fisco

Il tavolo di lavoro anti crisi promosso dal Prefetto di Rimini, che questo giornale aveva proposto già un anno fa, benché in ritardo va accolto con favore, non fosse altro perché gli ultimi aggiornamenti ci dicono che la situazione non fa che peggiorare. Nel 2012 si sono aggiunti altri tre mila disoccupati, portando il totale dei senza lavoro alla cifra record di quindici mila, di cui tre quinti costituiti da donne, che registrano, a Rimini, il tasso di disoccupazione più alto dell’Emilia Romagna.

Però va detto anche un’altra cosa: che l’iniziativa lodevole del Prefetto di fatto rappresenta una specie di commissariamento delle rappresentanze locali, dalle Amministrazioni, a cominciare dalla Provincia e dal Comune Capoluogo, che non è tale solo per dimensione, per finire con le Associazioni economiche e sociali, perché è la dimostrazione evidente della loro inoperosità, o incapacità a prendere iniziative efficaci, credibili e condivise, dopo cinque anni di crisi.

Rivendicare federalismo e sussidiarietà,  che tradotto vuol dire i problemi ce li risolviamo da soli, e se proprio non ce la facciamo ci rivolgiamo al gradino più alto,  per dover attendere che ad intervenire sia un rappresentante del Governo centrale, perché i Prefetti questo sono, è la sconfitta più clamorosa della politica locale. E forse spiega abbondantemente l’ultimo risultato elettorale.

Il Tavolo anti crisi del Prefetto prevede la formazione di quattro Gruppi di lavoro (per l’accesso al credito, per l’occupazione, per la famiglia e per la semplificazione burocratica) ma ne manca uno fondamentale, quello fiscale.  Oggi le imprese, ricordiamo che in provincia la stragrande maggioranza non arriva a dieci dipendenti, hanno tanti problemi, e tra questi, non meno importante del credito, c’è il FISCO, che nel pieno della peggiore crisi del secondo dopoguerra continua a comportarsi come se tutto fosse normale, con regole assurde ed automatismi senza logica né principio, comminando sanzioni per il ritardo di pagamento anche solo di un giorno o di un mese, quando lo stesso metodo non lo applica ai rimborsi, che tardano anni ad arrivare.  E’ molto strano che le Associazioni di categoria non pongano con forza, anche in ambito locale, questo problema, chiamando ai tavoli della crisi anche l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia della provincia.  Dimenticando che spesso il credito serve a pagare le tasse e magari le multe inflitte in spregio perfino al buon senso.

In sintesi: ben venga un luogo dove affrontare, tutti insieme,la crisi. Ma attenzione: che il risultato non sia l’ennesimo documento o protocollo di buone intenzioni, mai applicate, perché questo sarebbe veramente uno schiaffo ai disoccupati e a chi il lavoro, come tanti giovani e donne, non lo ha mai trovato e magari si vedono costretti, sempre più numerosi, ad emigrare all’estero.

Ci vogliono risposte serie e concrete, progetti che possano offrire opportunità nel breve periodo e altri in grado di preparare il medio periodo. Sostegno all’innovazione, all’export, alle imprese promosse da giovani e alle start-up,  rientrano tra gli interventi da promuovere, in una visione di futuro che deve restituire speranza e fiducia.