CARIM: una banca in crisi d’identità

Dopo un’ispezione durata diversi mesi, con un comunicato del 4 ottobre 2010,  «Il Ministro dell’Economia e delle Finanze con decreto del 29 settembre 2010, emanato su proposta della Banca d’Italia, ha disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e di controllo della Banca CARIM, Cassa di Risparmio di Rimini Spa, e la sottoposizione della stessa ad amministrazione straordinaria per gravi irregolarità nell’amministrazione e violazioni normative, gravi perdite patrimoniali nonché per gravi inadempienze nell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento del gruppo bancario, con particolare riferimento alla controllata Credito Industriale Sammarinese (CIS) . Con provvedimento della Banca d’Italia del 30 settembre 2010 sono stati nominati gli organi della procedura..”

Tra gli addebiti il rifiuto, col pretesto di ostacoli procedurali e normativi, pare pretestuosi,  di fornire informazioni sui prestiti alla clientela della CIS, la banca controllata al 100% da CARIM.

 Il decreto di scioglimento degli organi della CARIM segue di poche ore la pubblicazione del primo bilancio semestrale 2010,  in cui la Banca ha dovuto mettere sul conto una perdita di 30,8 milioni di euro, ma che  secondo la Banca d’Italia sarebbe dovuta essere di almeno 86 milioni di euro. Una situazione difficile, ma non inattesa, se è vero che già ad aprile la CARIM aveva subito un abbassamento del  rating (una sorta di pagella di affidabilità data da Agenzie internazionali specializzate).

Questa situazione, per certo poco brillante, non ha però impedito agli amministratori di auto-erogarsi, giusto ad agosto, quindi in piena crisi, premi di produzione (del debito visto i risultati) per  600 mila euro.  Quando è scoppiata la crisi finanziaria americana, nel settembre 2008,  abbiamo sempre guardato con stupore, misto a incredulità e rabbia, quei finanzieri e banchieri che si erano dati stipendi e premi da favola, non solo prima ma anche dopo il crack. Pensavamo che certi comportamenti non ci riguardassero, invece non era vero.  L’avidità e l’indifferenza per il contesto sociale sono contagiosi e non sembrano temere barriere, locali, ideologiche o nazionali.  

 In un comunicato emesso subito dopo il commissariamento la CARIM ricorda che “l’istituto è un patrimonio di tutti i riminesi” e che “in un momento così delicato è importante che i riminesi si stringano attorno alla principale istituzione finanziaria del territorio”.  E’ vero, una buona banca è fondamentale per lo sviluppo del territorio, ma questo non esime nessuno dal rispetto delle regole, a cominciare dalla trasparenza sulle operazioni, ed agli amministratori in carica di assumere comportamenti eticamente coerenti, tanto più in un momento di difficoltà per tante famiglie.

 La soluzione del caso, per certo grave, sta a San Marino ma anche a Rimini, dove ha sede la “direzione” della Banca che controlla il CIS. Sostenere il contrario è come dire che delle “gravi irregolarità” la Banca titolare non ne sapesse niente. Ipotesi che appare poco plausibile.

Sul “caso San Marino”(ma c’entra anche Rimini come abbiamo visto)  il Governo italiano sta  imponendo un giro di vite troppo rigido ?   Qualcuno pare avere questa opinione. Ma allora una volta accertate le gravi irregolarità, le violazioni normative e le perdite patrimoniali,  la Banca d’Italia, cui è delegato il controllo del sistema nazionale del credito,  cosa avrebbe dovuto fare, lasciar perdere e guardare altrove, col rischio di reiterazione delle violazioni e di ulteriori perdite ?    Questo sarebbe l’interesse dei cittadini e dei risparmiatori  riminesi ?   Oppure, al contrario, preso atto che le cose non andavano bene, riportarle prima possibile nell’alveo della normalità e del rispetto delle regole  ?  Non ci sono dubbi che la maggioranza dei cittadini e delle imprese propenda per questa ultima soluzione. Bene ha fatto quindi la Banca d’Italia e il Governo ad intervenire con mano ferma.   A beneficio del mercato del credito,  del rispetto delle regole, della trasparenza e della concorrenza.

5 thoughts on “CARIM: una banca in crisi d’identità

  1. Ben scritto! E’ stato giusto così….anzi certi provvedimenti sarebbero dovuto arrivare anche prima..

  2. Ciao e grazie per il vostro articolo, ma in tutto questo non si legge niente su quello che devono fare i correntisti e investitori clienti di CARIM…voi mi sapete dire qualche cosa? I nostri soldi sono al sicuro?

  3. I risparmiatori non dovrebbero correre rischi perchè la Banca è patrimonialmente solida. Ma come è già venuto fuori, spesso le informazioni non sono complete. Bisogna stare attenti ai bilanci.

  4. io ho tutti i miei risparmi alla Carim,e se, per qulche ragione fallisse, sarei senza un soldo, e con un pupo in arrivo la cosa mi preoccupa.Secondo voi cè questa possibilità?Qulquno più esperto di me di cose finanziarie mi sa dire qualcosa?

  5. Concordo che l’ipotesi di fallimento e’ estremamente remota sia per lo stato della banca sia per le dimensioni e il ruolo/peso nel territorio.

    Ricordo inoltre la garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che garantisce almeno fino a 103.000 (circa) ciascun depositante in caso di fallimento (www.fitd.it). Lo riporto esclusivamente per cultura generale in quanto Sono ragionevolmente certo sulla probabilità bassa di attivazione di tale garanzia.

Comments are closed.