Se anche per noi ci fosse un po’ di felicità

Con settembre la crisi, scoppiata in suolo americano e propagatasi subito in Europa, entra nel suo quarto anno. Una tra le più lunghe, dopo quella americana del 1929.

A leggere l’ultimo bollettino economico della Banca d’Italia la fase recessiva continuerà nella seconda parte dell’anno e per il prossimo la dinamica dell’economia sarà “appena positiva”. Insomma, se va bene, potrebbe aumentare di uno zero virgola qualcosina. Ancora meno del già misero 0,7 per cento di crescita prevista per l’area euro, mentre le prospettive sembrano migliori per gli USA   e  per i Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, ecc.).

In questo scenario l’occupazione nazionale continuerà a diminuire,  e se va bene nel 2013 solo si fermerà la discesa, quando il tasso di disoccupazione potrebbe superare l’11 per cento. L’unica nota positiva viene dai prezzi che dovrebbero scendere (dopo i consistenti aumenti di questi anni, a partire dalle tariffe pubbliche).

Dopo un’estate afosa l’autunno sarà grigio anche per il cielo di Rimini, dove il turismo forse tiene (ma restiamo in attesa dei dati definitivi, mentre è da segnalare un calo della spesa dei turisti stranieri nei primi cinque mesi dell’anno), la cassa integrazione non cessa di aumentare, le famiglie di indebitarsi, l’occupazione di diventare sempre più precaria e di breve periodo, con previsioni ancora più fosche per i giovani in possesso di una laurea, tra i meno richiesti in Regione e addirittura d’Italia. Un fatto noto già prima della crisi, quindi strutturale,  e alla base di un fenomeno inedito per la provincia di Rimini: l’emigrazione verso l’estero di tanti giovani preparati. Capitale umano che altri paesi, senza aver contribuito a formare, utilizzeranno, mentre la nostra economia continuerà a perdere risorse preziose e competitività.

Come affermava al settimanale Il Ponte, di inizio agosto,  un giovane riminese emigrato negli USA  “Rimini è ferma da anni, è diventata una città senza un’identità vera. Non si è evoluta né ha saputo apprezzare e sottolineare la propria storia in maniera intelligente”. Un immobilismo che ha voluto dire perdere (speriamo non definitivamente) diverse opportunità, la costruzione delle quali richiede una solida visione di futuro, che ancora stenta a farsi strada.
Lo stesso Piano Esecutivo di Gestione (PEG) 2012 del Comune di Rimini, per citarne uno, che pure conta oltre trenta obiettivi, dei giovani e del lavoro non fa cenno. E non mancano le iniziative che i comuni, se volessero, potrebbero prendere e/o promuovere. L’Europa e l’Italia hanno una grave carenza di imprenditorialità con forte potenzialità di crescita, dove solo si possono creare buoni posti di lavoro. Qui Rimini potrebbe giocare la sua parte. Ma bisogna volerlo e programmarlo.

Ragionevolmente il lavoro non tornerà a crescere prima di un altro paio di anni e pensare di poter continuare senza una politica economica provinciale, che individui strategie, settori di specializzazione, priorità, obiettivi e risorse da investire è socialmente insostenibile.

Nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776),  tra i diritti inalienabili delle persone, oltre alla vita e alla libertà, c’è anche il “perseguimento della felicità” . Un futuro dove, con atti più che con dichiarazioni,  fosse possibile intravvedere anche un po’ di felicità, sicuramente aiuterebbe tante persone ad essere più serene e fiduciose.