Una opportunità chiamata ambiente

Come sarà oramai noto, dal 7 al 18 dicembre prossimi, a Copenhagen ci sarà la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima. Il tentativo è quello di limitare i danni che il riscaldamento del pianeta, causato in massima parte dalle attività umane (in particolare dalle attività economiche e dagli stili di consumo dei paesi ricchi), sta provocando ed ancora di più potrebbe provocare nei prossimi decenni. La scelta è tra limitare il surriscaldamento del pianeta ad un massimo di 2°C da qui alla fine del secolo, che non è poco visto che i ghiacciai si stanno sciogliendo senza avere ancora raggiunto questo tetto, oppure andare oltre con conseguenze ancora più severe, come la sparizione di buoni tratti di spiaggia da Venezia a Rimini per effetto dell’innalzamento del livello del mare.

Perché non accada il peggio bisogna ridurre le emissioni in atmosfera dei gas che provocano l’effetto serra. L’Italia si era impegnata, sottoscrivendo il protocollo di Kyoto, ad un taglio delle emissioni del 6,5% entro il 2010, rispetto al quantitativo del 1990, ma al momento bisogna purtroppo registrare un ulteriore aumento del 7%. Sono invece riusciti a tagliere le loro emissioni, tra gli altri, Germania, Francia e Regno Unito.

Rimini non sta meglio. Secondo l’inventario dei gas serra fatto dalla Provincia, le 2,141 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente dell’anno 2002, sono diventate 2,255 milioni di tonnellate nel 2005, con un aumento del 5% in soli tre anni.

Per contribuire allo scenario meno pessimista, quello che mira a non far aumentare troppo la temperatura della terra, in provincia di Rimini occorrerebbe un taglio delle emissioni di almeno un terzo, nei prossimi dieci anni. Riduzione che applicata ai Comuni, che non inquinano tutti allo stesso modo, vuol dire un taglio di 4,5 mila kg per abitante nel comune di Rimini, di circa 10 mila kg/abitante a Riccione, 13 mila kg/ab. a Cattolica e 280 kg/ab. a Torriana. Obiettivo impegnativo ma non troppo, se confrontato al taglio delle emissioni del 70%, in dieci anni, annunciato dal sindaco di Tubinga (Germania), cittadina di ottanta mila abitanti, oppure da altre città europee come Berlino o Amsterdam.

Rimini dovrebbe essere in questa compagnia, ed annunciare obiettivi importanti di miglioramento ambientale, perché la qualità dell’aria come quella dell’acqua del mare, sono fattori decisivi di competitività per una località balneare (come possiamo attrarre visitatori tedeschi se abbiamo da offrire un territorio più inquinato di quello di provenienza?). Impegni che andrebbero presi, monitorati, controllati, periodicamente verificati e comunicati. Invece assistiamo a molte firme di protocolli e carte (qualcuno ricorda la Carta di Rimini per un turismo sostenibile?), anche importanti, ma che poi nessuno verifica e controlla, lasciando il tutto nell’indeterminatezza più assoluta. Così non va bene. Si prendano impegni precisi, si faccia una scaletta dei tempi, si chieda a ciascun Comune il contributo corrispondente e finalmente si informi i cittadini e visitatori dei progressi fatti.