Costruzioni tra appalti e immigrati

La crescita esponenziale delle attività legate alle costruzioni è tutta nei numeri delle imprese del settore: 2.769 nel 1995, 3.425 nel 2000, 4.588 nel 2005 e per ultimo 5.337 alla fine del 2009, in crescita, quelle attive, di oltre duecento unità perfino sul  2008, anno in cui è scoppiata (a settembre) la crisi di cui stiamo ancora subendo le conseguenze.  E’ molto probabile, vista la riduzione dell’attività subita dal settore (nel 2009 la cassa integrazione nell’artigianato edile è aumentata del 60%), che questa crescita nel 2010 si interromperà, come lascia anche presagire il saldo negativo per un centinaio di unità,  per la prima volta dopo tanti anni, tra le imprese di costruzione  iscritte e quelle cessate del registro delle imprese.

 Tante imprese, ma per chi avesse ricordo del passato, il cambiamento, nel tempo, è stato radicale. Non più imprese di costruzioni che si fanno carico di elevare una casa dalle fondamenta al tetto, ma uno spezzettamento dei lavori, con tante squadre, molte composte quasi esclusivamente da immigrati, ciascuna specializzata in singole lavorazioni. Insomma, anche le costruzioni hanno esternalizzato, cioè delegato fuori,  tutto quello che era possibile.

Piccole e piccolissime squadre che si muovono da un cantiere all’altro, rincorrendo  le nuove costruzioni, alla pari di una campagna di raccolta in agricoltura dove gruppi di lavoratori si spostano inseguendo i campi dei raccolti. Non superano, infatti, i dieci addetti  97 imprese di costruzioni su cento, e addirittura sono di tre addetti il 68% delle 713 imprese iscritte alla Cassa Mutua Edile di Rimini, di cui si è da poco festeggiato, con la Scuola edile, il cinquantesimo anniversario.   

Solo 8 imprese su 100 iscritte hanno più di 10 addetti.  Una frammentazione estrema che rende anche difficile il controllo,  e in molti casi il rispetto delle norme sulla sicurezza nei cantieri (nelle costruzioni si registrano il 10% circa degli infortuni totali in provincia di Rimini, qualcosa in più della percentuale regionale).

 Ma i dati elaborati dalla Cassa Edile di Rimini sono interessanti anche per altri aspetti che meritano una riflessione. La prima riguarda i giovani. Si dice che oramai nessun giovane  vuole intraprendere il mestiere del muratore, piuttosto che del manovale o del ferraiolo, ma non è proprio così perché degli oltre 4 mila lavoratori che risultano iscritti alla Cassa, nel 2009, più di uno di quattro non supera i trent’anni  e sei su dieci sta sotto i cinquant’anni.  Insomma, nelle costruzioni lavorano ancora tanti giovani e non solo anziani di altri “tempi”.

 Da dove vengono tanti giovani che continuano a scegliere ancora le costruzioni come settore di lavoro ?  Probabilmente qualcuno sarà anche del posto, ma bisogna riconoscere che sono pochi. Tanti invece vengono dal  Sud Italia, ma soprattutto dall’estero. Sono cioè immigrati. E sono veramente tanti:  45 lavoratori (1.875 in valore assoluto) su cento iscritti alla Cassa edile sono infatti “stranieri”.  Un dato che quasi coincide con gli avviamenti al lavoro 2009 di personale  proveniente dall’Europa e da altri paesi, elaborati dal Centro per l’impiego, e che fa delle costruzioni (dopo l’agricoltura, ma i numeri sono diversi), il settore a maggiore presenza di lavoratori immigrati, seguito da alberghi e ristoranti dove gli avviamenti di stranieri sono più di un terzo del totale. 

 A conferma di questo apporto esterno alle forze del lavoro locali impegnate nelle costruzioni c’è anche il dato della residenza dei  lavoratori,  da cui risulta che quattro su dieci risiedono fuori provincia.  

Un lavoro, quello dell’edilizia, soggetto alle condizioni atmosferiche e dove spesso è difficile lavorare tutto l’anno. Non a caso il 41%, nel 2009, ha lavorato  al massimo sei mesi.