Cercasi regia per un nuovo sviluppo

Con la pubblicazione, in occasione del decennale di TRE, del libro “Rimini, dieci anni di economia. Tra passato e futuro” abbiamo voluto fare un bilancio e contemporaneamente offrire spunti praticabili per un rilancio dello sviluppo locale. A partire dal  riconoscimento che esiste un problema centrale anche in questo territorio, presente in tutti i comuni nessuno escluso, da cui bisogna partire. Il problema si chiama: LAVORO.  Dieciasette mila senza lavoro ufficiali, che diventano ventisei mila considerando i cassaintegrati e gli scoraggiati, tra cui moltissimi giovani, la cui disoccupazione è triplicata con la crisi, sono un numero che non può lasciare indifferenti e  richiede la ricerca urgente di nuove occasioni di lavoro e di imprenditorialità, perché alla fine sono le aziende a creare occupazione.

Di fronte al calo delle imprese, degli investimenti e alla emorragia di tanti giovani diplomati e laureati, che decidono di trasferirsi all’estero per mancanza di opportunità, deve essere messa in campo una strategia di contrasto in grado di promuovere e attirare investimenti e talenti che possano favorire la nascita di imprese innovative ad alto potenziale di crescita.

Scontato che l’attrattività di un territorio dipende da tante variabili, molte delle quali riconducibili ad una scala nazionale (burocrazia, tassazione, ecc.), nondimeno ci sono cose che sul piano locale si possono fare senza dover attendere decisioni altrui. Promuovere e sostenere l’imprenditorialità, l’innovazione, la ricerca, una migliore relazione scuola-lavoro, una buona connettività fisica (infrastrutture) e digitale (banda larga), finanziamenti adeguati, servizi alle imprese (marketing, design, legali, ecc.), relazioni internazionali, qualità urbana e vivacità culturale, tra i più importanti.

Un ecosistema territoriale che intenda raggiungere un risultato  (nel nostro caso creare lavoro di qualità) non deve prevederne solo alcune, ma tutte, se si vogliono conseguire risultati apprezzabili. Nella consapevolezza che non siamo i soli ad agire su questo terreno.

Uno sforzo che richiede un gioco di squadra,  dove ciascuno deve fare la sua parte: i Comuni, la Regione, i centri per l’impiego, le banche, gli enti di ricerca e di formazione, le associazioni economiche e sociali, le scuole e l’università che preparano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro.  E’ probabile, anzi è quasi certo, che ciascuno sta operando per andare nella direzione giusta, ma in mancanza di una regia riconosciuta e condivisa, di un monitoraggio e della valutazione periodica dei risultati, il rischio di iniziative non sempre coerenti diventa molto alto. Così pure lo spreco, o sottoutilizzo,  di risorse sempre più scarse. Alimentando delusione e ulteriore scoraggiamento

Un tempo un ruolo di regia e coordinamento poteva svolgerlo la Provincia, ma oggi non c’è più. Sono rimasti ventisei Comuni, che raramente si incontrano, prendono atto delle criticità presenti nel proprio territorio, riflettono e decidono come farvi fronte con azioni mirate e coordinate.

Per un progetto coerente di rilancio dello sviluppo provinciale si sente la mancanza di  una regia, un coordinamento, o quanto meno un tavolo di lavoro in cui mettere a punto le strategie, dividersi i compiti, condividere  le azioni, valutare i risultati, correggere le cose che non vanno.  Realisticamente, allo stato delle cose, questa iniziativa potrebbe essere presa solo dal Comune capoluogo, che essendo il più grande  ha anche responsabilità che superano i meri confini amministrativi. Senza presunzione e con umiltà, per obiettivi (il lavoro) che sono largamente condivisi dai residenti di tutti i comuni della provincia.