C’è un problema di occupazione (Rimini con l’11,1% ha il tasso regionale di disoccupazione più alto, quindi quello di occupazione più basso), poi ce n’é un secondo, non meno importante, che riguarda quanto entra nella busta paga di un/a lavoratore/trice del settore privato, escluso collaboratori e partite Iva.
Secondo la rilevazione delle Retribuzioni annue lorde (Ral) reali 2014 e 2015, effettuata dal sito www.jobpricing.it , un dipendente privato residente in provincia di Rimini si porta a casa, in media, 27.580 euro lordi l’anno, che rappresenta lo stipendio regionale più basso (29.894 euro la media regionale) e il 44mo nella graduatoria nazionale (dove in testa c’è Milano con 34.508 euro).
Stipendio coerente con la produzione di ricchezza, misurata dal valore aggiunto pro capite, dove la provincia di Rimini, con poco più di 25 mila euro, nel 2014, compare sempre in fondo alla graduatoria dell’Emilia Romagna.
Due le possibili cause: un apparato produttivo, nonostante lodevoli eccezioni, con grossi ritardi in investimenti e innovazione, che non favorisce l’assunzione di alti profili professionali; un settore turistico che assume per periodi brevi e paga ricorrendo in forma sempre più massiccia ai voucher, modalità che dovrebbe essere utilizzata per lavori veramente occasionali, visto che un’ora di lavoro viene pagata 10 euro ma al lavoratore ne restano solo 7,5. Un importo con cui è difficile arrivare ad no stipendio annuale minimamente decente.
A ben guardare non è una novità, ma costituisce l’ennesimo segnale di una sistema produttivo locale da rivedere, a partire dalla centralità che dovrebbe essere assegnata alla capacità di offrire lavoro di qualità.