L’estate calda riminese

Se l’estate non sarà troppo calda da un punto di vista climatico sicuramente lo sarà da un punto di vista economico. Cominciamo dal rischio di fallimento di Aeradria, la società di gestione dell’Aeroporto di Rimini, che ha accumulato un buco di quaranta milioni di euro. Sul ruolo strategico dell’aeroporto in tanti sono d’accordo, ma dov’erano i soci di maggioranza, la Provincia, che detiene il 35 per cento, e il Comune di Rimini, un altro 18 per cento, per non parlare della Camera di Commercio, con il 12 per cento,  mentre si accumulava questa montagna di debiti ?  Se ci sono stati errori di gestione, come pare, chi doveva controllare, a cominciare dagli azionisti pubblici di maggioranza, cosa faceva ?  Certamente va trovata una soluzione, possibilmente senza farla pagare ai contribuenti, tra l’altro ignari di tutto, ma a monte  va fatta chiarezza sui bilanci e vanno accertate le responsabilità che hanno portato a questa situazione, perché non si può fare finta che si sia trattata di una semplice svista.  Chi ha sbagliato, a tutti i livelli, anche solo per omesso controllo, deve risponderne e lasciare il campo, a prescindere dai risvolti giudiziari.

Dopo cinque anni di crisi questo territorio avrebbe bisogno di nuovi  investimenti, anche infrastrutturali, per essere più competitivi,  che andassero ad aggiungersi a quelli esistenti, invece  ci troviamo a dover impiegare il poco denaro disponibile per chiudere perdite di cattive gestioni, dall’Aeroporto a  Carim, che alla fine assorbiranno trecento milioni di euro circa.

“Crisi drammatica, subito misure per l’occupazione” ha dichiarato di recente il Presidente della Repubblica Napolitano. Un invito a fare qualcosa, rivolto al governo nazionale, ma anche a quelli locali. In provincia di Rimini i disoccupati ufficiali sono quindici mila e con i lavoratori in mobilità i senza lavoro salgono facilmente a più di venti mila. In realtà sono di più, perché tanti hanno perfino rinunciato a cercarlo. Sarebbe logico attendersi, da parte degli Amministratori locali, in verità non solo loro, una forte attenzione al tema. Invece, niente.  Scorrendo i comunicati del Comune di Rimini, capoluogo provinciale,  dell’ultimo anno (Arengo on line), la parola lavoro non compare nei titoli nemmeno una volta.  Non brillano per iniziative nemmeno le altre amministrazioni.  Langue il polo tecnologico,  dimenticato quello del benessere, con grande difficoltà si sta cercando di tenere in piedi la proposta di un incubatore per lanciare nuove imprese nell’area turistica, dove ci sarebbero tutte le condizioni, anche internazionali.

Poi ci sono gli ostacoli per chi vuole fare impresa, che al di là degli annunci non sono diminuiti. C’è il credito, di cui almeno si parla, ma poi c’è anche il fisco, il grande assente dalla discussione, come dal tavolo convocato dal Prefetto di Rimini, anche se spesso il credito si chiede proprio per pagare le tasse. Qui non c’è solo un problema di aliquote, che dipendono dal Governo nazionale, ma di burocrazia e pratiche, spesso errate e prive di un minimo di buon senso, che andrebbero spiegate e corrette. Perché costano tempo e denaro e perché penalizzano proprio chi col fisco vuol essere in regola.  Ma alle nostre domande, l’Agenzia delle Entrate di Rimini si è rifiutata di rispondere. Non è un buon segnale,  nemmeno di un corretto rapporto con i contribuenti, cui in pratica si chiede solo di pagare, in silenzio. Non va bene e bisogna cambiare.