Il credito torna a crescere

di Mauro Bianchi

Nonostante un 2010 particolarmente crudo per crescita e occupazione, il flusso del credito non si interrompe, ma si qualifica e indica le banche locali come il vero carburante della ripresa.

 Banche avare con le imprese? Non è del tutto vero, o almeno non lo è più. L’andamento del  credito al sistema produttivo locale presenta alcuni segnali positivi e qualche ombre. Le difficoltà più aspre si sono riscontrate alla fine del 2008, allo scoppio della crisi economica. Ad assolvere, in parte, gli istituti di credito emiliano-romagnoli accusati di aver stretto i cordoni della borsa a danno del sistema produttivo, è un rapporto della sede regionale della Banca d’Italia, che mette in cima alla classifica della generosità le piccole banche locali. Gli istituti con sede in regione e non appartenenti a grandi gruppi (sono quindi escluse Unicredit e Carisbo, che fa capo a Intesa Sanpaolo) nel primo  semestre del 2010 hanno aumentato i finanziamenti alle imprese del 5,6%, mentre le corazzate li hanno ridotti del 2,5%. In generale i prestiti alle imprese sono aumentati dello 0,5%, trainati da flebili segnali di ripresa. L’economia regionale, infatti, muove ancora passi incerti verso il recupero, grazie soprattutto alla ripartenza dell’export: si potrebbe dire pertanto  “Avanti, piano, quasi fermi”.

A destare le maggiori preoccupazioni secondo Bankitalia è  l’andamento del mercato del lavoro: nel primo semestre 2010 il numero di occupati si è ridotto ancora del 2,2% (-0,9% in Italia), in particolare nell’industria, con il tasso di disoccupazione che sfiora ormai il 5,8%. 

Nell’elaborare l’aggiornamento sull’andamento dell’economia regionale, gli analisti di Bankitalia, rispetto al credito, si sono posti una domanda: “Il cavallo non beve perché non ha sete o perché non riceve acqua?”. Fuori di metafora: sono le aziende che non chiedono prestiti o le banche che ne concedono meno? Per capirlo la banca centrale ha sondato i principali istituti presenti in Emilia-Romagna, che rappresentano il 90% dei prestiti erogati al sistema produttivo.

Nel primo semestre dell’anno la domanda di credito delle aziende, crollata nella seconda parte del 2009, e’ tornata a crescere. Nello stesso tempo, le banche, dopo la forte stretta seguita all’esplosione della crisi finanziaria a fine 2008, si sono dimostrate sempre meno rigide e prevedono di allentare ulteriormente le condizioni imposte alle aziende nella seconda parte dell’anno. Del resto, solo il 20% delle imprese dell’industria e dei servizi sondate da Bankitalia in regione lamenta un inasprimento dell’accesso al credito (è così per il 50% delle imprese di costruzioni, che faticano più di tutte le altre a risollevarsi dalla caduta del mercato immobiliare). Bankitalia sfata anche un altro luogo comune: le richieste di rientro, anche parziale, dalle posizioni debitorie in essere hanno riguardato solo il 4% delle imprese di industria e servizi, mentre sono il 6% le domande di finanziamento respinte dalle banche (anche il questo caso, per le costruzioni si registrano valori “significativamente superiori”).

Se finora gli istituti di credito non hanno allentato ulteriormente i criteri di accesso ai finanziamenti, spiega la banca centrale, è a causa delle sofferenze, che “rimangono su livelli storicamente elevati” (1,9% il flusso di nuove sofferenze a giugno di quest’anno).

Nello stesso tempo, altri tipi di crediti a ‘rischio’ (situazioni incagliate, ristrutturate e scadute) si sono attestate al 5,7%. Partite anomale – ovvero posizioni in difficoltà seria nei pagamenti – che potrebbero trasformarsi in ulteriori sofferenze. In tutto questo, le banche locali hanno accresciuto di due punti (fino al 25%) la propria quota nel mercato dei prestiti alle imprese e in quello dei depositi (27,7%, un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente). Secondo Guglielmo Barone, del Nucleo per la ricerca economica di Banca d’Italia “i rapporti tra banche e imprese sono meno difficili rispetto all’inizio della crisi- dopo il momento di maggiore difficoltà nel quarto trimestre del 2008, sicuramente la situazione è più distesa rispetto ai mesi precedenti”.

I bassi tassi d’interesse hanno spinto le famiglie a tornare a chiedere mutui per l’acquisto di abitazioni, aumentando il proprio debito verso le banche del 3,1% (cala ancora il prestito al consumo). Per lo più si sceglie di stipulare mutui a tasso variabile, stimolati proprio dal basso livello dei tassi (quello medio é fermo al 2,35%).