Rimini in cerca di sostenibilità

Sul sito della provincia di Rimini campeggia ancora l’annuncio della 2° Conferenza internazionale sul turismo sostenibile, del novembre 2008, che seguiva quella del 2001 in cui fu approvata la “carta di Rimini”, l’impegno cioè a conseguire una serie di miglioramenti e riduzioni di impatti ambientali che l’attività turistica si trascina dietro (traffico, consumo di risorse, ecc.).
L’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Rimini si è dotato di un sito proprio (www.riminiambiente.it), ha approvato, nel 2006, un Programma d’azione per il miglioramento della Sostenibilità nella Città di Rimini, acquista energia pulita per l’illuminazione pubblica e di recente la Giunta ha dato il via libera alla realizzazione di impianti fotovoltaici in tre scuole, che permetteranno la produzione di energia elettrica pulita per un terzo circa del fabbisogno.

Propositi ed iniziative importanti che in molte aree consentono al Capoluogo di tenere il passo (i dati si riferiscono al 2008) con le altre città della Regione, escluso il verde pubblico dove è ultimo, con meno di 20 metri quadri per abitante, e fermo da circa dieci anni.
Di acqua per uso domestico ciascun riminese consuma 62 mila litri l’anno (consumano di più gli abitanti di Piacenza e Parma che superano i 70 mila litri) e di energia elettrica 1.206 kwh/anno, superati solo dai residenti di Ferrara, Modena e Bologna che si avvicinano ai 1300 kwh/anno.

Ma se a questi indicatori si aggiungono tutti quelli che in qualche modo segnalano la generazione di una pressione sull’ambiente, e poi si considerano le risposte (alle pressioni) messe in campo dalle Autorità pubbliche, il risultato è che Rimini, nella lista di 115 Comuni capoluogo nazionali, finisce per occupare la 105ma posizione come impegno complessivo per la sostenibilità, perdendo perfino una posizione rispetto al 2007. Ora tutte le classifiche possono essere opinabili, basta poco per salire o scendere, ma siccome a fare i calcoli e la graduatoria è l’Istat, cioè il nostro principale Istituto di statistica, qualche attenzione bisognerà pure riservarla.

E il primo dato che segnalano questi dati è che c’è una grossa distanza tra le dichiarazioni di principio è le azioni che concretamente sono messe in pratica per dare concretezza alle intenzioni. Forse ancora non si è compreso che l’ambiente è un investimento strategico e un importante fattore di sviluppo e di creazione di nuovo lavoro. E per una località turistica l’ambiente è un elemento di competitività che può fare la differenza. Più verde, piste ciclabili, trasporti pubblici efficienti, aria più pulita e meno rumore sono fattori irrinunciabili per continuare ad essere attrattivi. E’ tempo quindi, se si vuole risalire la classifica, che alle dichiarazioni seguano più fatti.

E’ pur vero che dei miglioramenti ci sono stati: per esempio, gli sforamenti giornalieri del PM10 nel 2000 erano 113 nel 2008 sono 65 e nel 2009 sono ulteriormente calati (il limite annuale da non superare è 35 e solo la centralina del Parco Marecchia l’ha superato arrivando a 36), la raccolta differenziata dal 24% è salita al 42% (da portare al 65% entro il 2012), ma evidentemente su altre aree ci sono ancora spazi per fare meglio.

Indicatori ambientali