La giusta direzione (editoriale di marzo)

Dopo diciotto mesi di crisi, almeno cinque mila posti di lavoro andati persi e un calo del prodotto regionale che non si registrava da anni, il 2010 richiede risposte chiare  a  poche e semplici domande:  quali azioni e progetti verranno messi concretamente in campo per rendere la produzione locale di beni e servizi più competitiva sui mercati nazionali e internazionali ?   Come si pensa di aumentare le possibilità dei giovani e delle donne di trovare un buon lavoro, anche in risposta alla lettera di Celli (originario di Verucchio e direttore della Università Luiss di Roma) che invitava il figlio a lasciare l’Italia ?    I posti di lavoro che la crisi inevitabilmente cancellerà come verranno sostituiti, ovvero in quali  settori di attività si pensa di puntare per creare e far crescere nuove opportunità ?

 Senza avere la pretesa di essere esaustivi, dall’ osservatorio mensile di TRE sulla realtà sociale ed economica provinciale che dura da cinque anni,  pensiamo che alcune misure, prese in tempi ragionevolmente brevi, potrebbero contribuire ad andare nella giusta direzione: 

  1. realizzare ed avviare in tempi brevi i due Laboratori di ricerca applicata previsti dal costituendo Polo tecnologico riminese, già approvato e finanziato dalla Regione;
  2. cominciare subito a pensare ad altri Laboratori da aggiungere a quelli previsti, per arrivare quanto meno a competere con i Poli tecnologici delle altre province emiliano romagnole (perché ricordiamo che quello di Rimini è il più “leggero”); 
  3. all’interno dello stesso Polo tecnologico, o in altra sede, apertura di un Incubatore di imprese innovative, presente, anche questo, nella maggior parte delle altre province, con annesso uno sportello del Consorzio regionale Spinner, per il supporto, anche finanziario,  alla creazione di nuove imprese di giovani laureati, attualmente presente nel Polo universitario di Ravenna e Cesena, ma assente a Rimini;
  4. messa finalmente in cantiere della “Cernobbio del turismo”, cioè di un polo specialistico dei saperi turistici, come fu definito, lanciata un paio di anni fa e poi dimenticata;
  5. individuazione di nuovi settori di attività in cui far crescere  imprese e lavoro, per recuperare i posti che la crisi si porterà via ed anche per far fronte alla nuova divisione internazionale della produzione.

 In questa cornice,  a fine mese si andrà a votare per eleggere il nuovo Presidente e Consiglio regionale. In Italia l’Emilia Romagna figura tra le prime regioni per reddito, ma è quarantesima in Europa. Più preoccupante è però il fatto che questa Regione sta perdendo terreno  nei confronti di quelle europee più dinamiche. Dopo l’arretramento dello scorso anno,  il 2009  si chiude, per l’Emilia Romagna, con una perdita della ricchezza regionale prodotta all’incirca pari a quella nazionale. E’ il dato peggiore degli ultimi trent’anni.  Le previsioni per l’anno in corso sono moderatamente positive, ma al di sotto (come per l’Italia), dei valori di recupero dell’Europa e dell’economia mondiale.  Strategie da rivedere e risorse da riorientare. Come è da rivedere il rapporto di Rimini con la Regione, che non può continuare, per responsabilità anche dei sui rappresentanti, troppo deboli e distratti, ad essere quasi sempre l’ultima nella distribuzione delle risorse per la ricerca, l’innovazione, l’internazionalizzazione e l’avvio di nuove imprese.