Tra i paesi innovatori, secondo l’Innovation Union Scoreboard 2011, pubblicato dalla Commissione Europea all’inizio del 2012, l’Italia, cioè il suo sistema di imprese e delle Istituzioni pubbliche dedite alla ricerca e all’innovazione, appartiene al gruppo degli “innovatori moderati”, con Polonia, Grecia, Ungheria, Spagna e altri, preceduto dagli “inseguitori dell’innovazione”, dove troviamo, tra gli altri, Francia, Olanda e Gran Bretagna, mentre tra i “leader dell’innovazione” incontriamo Finlandia, Germania, Danimarca e Svezia.
La classifica è il risultato della combinazione di una serie di indicatori che hanno l’obiettivo di misurare il comportamento dei vari paesi in aree specifiche dell’innovazione.
Per esempio, in Finlandia, Svezia e Islanda il settore pubblico spende l’1 per cento del Pil in ricerca e sviluppo, la Germania 0,9 per cento, quando la media dell’Europa-27 è lo 0,76 per cento, mentre l’Italia si ferma poco sopra lo 0,50 per cento.
Non vanno meglio, sempre in Italia, gli investimenti in ricerca e sviluppo delle aziende private: 0,74 per cento del Pil, a fronte della media europea del 1,25 per cento, ma con tre paesi, Danimarca, Finlandia e Svezia sopra il 2 per cento.
Brevetti: in Italia ce ne sono 2 per miliardo di euro di Pil, la media europea è 4, ma la Germania è a 7, la Finlandia a 9 e la Svezia sopra 10 per miliardo