L’immigrazione a scuola

Il contesto

Spesso ascoltiamo e parliamo di immigrazione commentando fatti recenti, ma  dimentichiamo che anche per l’Italia non è un fenomeno degli ultimi anni. Tante famiglie immigrate sono diventate residenti stabili, lavorano, hanno una casa, dei figli, tanti nati in Italia, che frequentano le nostre scuole, a fianco dei nostri ragazzi, i quali non fanno troppe differenze, diversamente da qualche  genitore.

Le migrazioni sono un fenomeno complesso, prodotte dalle guerre, ma anche dai cambiamenti climatici e la povertà economica. Chi semplifica dimostra di conoscere poco la realtà. Basta sapere che dal 1970 ad oggi, i migranti internazionali annui sono aumentati da 84 a 272 milioni. Come se si mettesse in viaggio mezza Unione Europea. In termini di popolazione mondiale  circa il 3,5 per cento (Rapporto Caritas 2020).

In Italia gli immigrati sono poco più di 6 milioni e rappresentano il 10 per cento della popolazione (in Europa l’11 per cento, ma nel Regno unito il 14, in Francia il 13 e in Germania il 16 per cento).

Anche Rimini fa la sua parte, ed in provincia i residenti stranieri sono 38 mila, a Forlì-Cesena 44 mila, a Ravenna 48 mila, coprendo tra l’11 e il 12 per cento dei residenti. Presenza importante, ma nessuna “invasione” come tanta propaganda vorrebbe far credere.

Alunni  figli di immigrati

La residenza stabile di tante famiglie immigrate vuol dire figli e tanti ragazzi/e che si iscrivono e frequentano le nostre scuole. 

In provincia di Rimini, nell’anno scolastico 2018/19 su un totale , tra scuole statali e non, di 48.549 alunni, quelli di nazionalità non italiana sono 6.601, poco meno del 14 per cento del totale.  Gli stessi alunni a Forlì-Cesena e Ravenna sono rispettivamente il 14 e 16 per cento, a fronte di una media regionale del 16,4 per cento (10 per cento il totale nazionale).

In questa presenza complessiva c’è però una particolarità che merita attenzione: del totale iscritti con altra nazionalità,  gli alunni di genitori immigrati, ma nati in Italia, a Rimini sono 3.902,  cioè il 59 per cento, a Forlì-Cesena il 69 e a Ravenna 68 per cento. In pratica una robusta maggioranza, nata e cresciuta con i nostri figli, che spesso parla il dialetto del luogo, non italiani solo per un capriccio legislativo e un pregiudizio di certa politica, che si ostina a non riconoscere la realtà.  

Che scuola frequentano gli alunni  non ancora cittadini italiani ?  In provincia di Rimini, limitatamente alla scuola secondaria di II grado, che raccoglie circa un terzo del totale alunni iscritti in tutte le scuole, 649 sono iscritti ai Licei, 661 ad un Istituto Tecnico, 883 ad uno professionale (RER, L’immigrazione straniera in Emilia Romagna, ed. 2020).   

Nelle altre province della Romagna ci sono, in percentuale sul totale nelle scuole secondarie,  meno iscritti ai Licei e più negli Istituti Tecnici. 

E’ molto probabile che la struttura economica del territorio, che orienta tanto la domanda di lavoro come le opportunità di fare impresa, eserciti il suo peso nella scelta dell’indirizzo scolastico. Cosa, tra l’altro, che vale anche per gli alunni italiani.

La scuola, si dice sempre, è non solo un vettore d’istruzione ma anche d’integrazione.  Questo è vero. Ma il covid, isolando i ragazzi nelle proprie case, certamente non la favorisce. A parte ogni altra considerazione sull’aumento delle disuguaglianze per chi non dispone, in famiglia, di un computer o di una connessione adeguata.  Un rischio, gli ostacoli all’integrazione, oltre all’apprendimento, che l’intervento pubblico, anche dei comuni, deve cercare in ogni modo di eliminare o quanto meno attutire.