Riminiterme: benessere per il turismo

Una provincia, come è il caso di Rimini, che deve aumentare i posti di lavoro e migliorarne la qualità ha l’obbligo di pensare anche dove ricavare nuove opportunità, meglio se potenziando ambiti già presenti o comunque coerenti con le vocazioni storiche del territorio.

E’ il caso di tutte quelle attività e servizi che vanno sotto il nome di benessere e che vengono erogati prevalentemente in luoghi come Riminiterme.

In prossimità del quale, recuperando e ristrutturando la colonia Novarese, costruzione che risale al 1934, sarebbe dovuto sorgere, stando ad un vecchio accordo di programma sottoscritto da Provincia e Comune di Rimini nell’ormai lontano 2008, un Polo del Benessere e della Salute, con la creazione, si disse allora, di 250 nuovi posti di lavoro (a fronte dei 40 di oggi, compresi i part-time che sono circa la metà).

Poi è successo che la reggiana Coopsette, che si era aggiudicata la gara e doveva terminare i lavori entro dicembre 2012, nel 2017 è fallita e di questa realizzazione non se ne è più sentito parlare.

Fino all’atto d’indirizzo della Giunta comunale di Rimini del 20 marzo 2018, dove si da mandato di risolvere il contenzioso e “rientrare in possesso della maggioranza di Rimini Terme Spa e dare nuovo impulso all’obiettivo originario”.

Perché salute e benessere sono prodotti la cui domanda è in costante crescita, in Italia e all’estero, come ci spiega Massimo Ricci, Direttore di Riminiterme.

Secondo alcuni studi, il numero dei viaggiatori che nel mondo si spostano per inseguire il turismo del benessere, legato cioè al proprio stato di salute psicofisico, ha oramai superato i 600 milioni, con un fatturato stimato intorno ai 500 miliardi di euro, di cui circa 180 miliardi nella sola Europa.

Nella graduatoria per fatturato l’Italia, con il 2,7 per cento del totale, è al settimo posto, preceduta da Stati Uniti 37 per cento, Germania 9 per cento, Francia 6 per cento e altri (Nicola Quirino, Wellness tourism e idroterapia, Università Luiss, Rimini ottobre 2016).

Solo in Europa, nel periodo 2013-2017, la crescita annuale della spesa per il turismo da benessere è aumentata di circa il 13 per cento in Russia, Turchia e Polonia, tra il 6 e 9 per cento in Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Svizzera, intorno al 5 per cento in Francia e Germania (Ostelea School of Tourism & Hospitality).

I 380 stabilimenti termali nazionali, che danno lavoro a 65 mila addetti, nel 2016 hanno fatto 13 milioni di pernottamenti (per un confronto si consideri che il turismo della provincia di Rimini ne fa 16 milioni), recuperando alla grande le perdite della crisi.

In Emilia Romagna le aziende termali sono 24 (in testa c’è il Veneto con 118) e Riminiterme è una di queste.

Specializzato in cure riabilitative, di prevenzione e benessere, Riminiterme, 4 milioni di fatturato nel 2017, conta attualmente 22 mila clienti l’anno, di cui il 70 per cento costituito da turisti balneari che approfittano della vacanza per fare anche un salto alle terme. Il resto è clientela locale.

Mediamente un turista che sceglie le terme si ferma una decina di giorni (contro una presenza media, in Riviera, di poco superiore a quattro giorni), ha una età media di circa 55 anni e in maggioranza sono donne.

Visto che non è la domanda a mancare, una offerta che sia competitiva richiederebbe: l’ampliamento e la modernizzare le strutture, sapendo che il progetto originario, opportunamente rivisto, è ancora attuale;  lavorare per migliorare la qualità percepita dell’area, al confine tra Rimini e Riccione, in cui ha sede Riminiterme; puntare di più sul turismo delle famiglie (con bambini); inserire, perché tuttora manca, nel programma “Destinazione Romagna 2018”  il  benessere declinato verso il termale (attualmente è presente solo il benessere collegato al turismo sportivo).  Come manca, nello stesso programma, il turismo sociale, in crescita e grande utilizzatore dell’offerta termale.

In conclusione, il turismo della salute e del benessere, che bene si complementa con il balneare, è una di quelle occasioni in cui i problemi non sono sul lato della domanda, ma dell’offerta. Che occorre recuperare in tempi ragionevoli, dopo quello perso, per dare una ulteriore spinta alla destagionalizzare il nostro turismo e  per creare nuove opportunità di lavoro.

Risolvendo anche situazioni al limite del paradossale: di clienti che Riminiterme non è riuscita ad accogliere, soprattutto fuori stagione, perché gli alberghi delle vicinanze sono chiusi.