Nello “Scrigno” il segreto anti-crisi

Prosegue senza interruzione la visita di TRE a gruppi di aziende del territorio alla scoperta di come si stanno attrezzando per reagire alla crisi, che in vario modo ha colpito un po’ tutti.

La Scrigno, che ha sede a Sant’Ermete, nel comune di Santarcangelo, dal 1989, quando è nata, produce controtelai per porte e finestre scorrevoli a scomparsa. E la “scomparsa” è stata la trovata geniale, il valore aggiunto, perché le porte scorrevoli esistevano già, del fondatore Giuseppe Berardi. L’Azienda, che è partita con 6 dipendenti ed oggi ne conta 111, esporta tra un terzo e un quarto della produzione, soprattutto in Europa, dove è leader nel suo settore.

A riceverci c’è Mariacristina Berardi, Amministratore unico. “La crisi, ci dice, da agosto-settembre 2008 ha colpito anche noi, ma non in modo importante. Nel 2009, se non ci saranno cambiamenti significativi, contiamo di chiudere con una calo del 15%. Da imputare più al mercato nazionale che estero, dove la tenuta è stata maggiore, in particolare in Francia, il nostro secondo acquirente dopo l’Italia. Lavoriamo sul mercato dell’edilizia, dove le reazioni alla crisi sono arrivate un po’ in ritardo, ma adesso prevediamo che lo stesso possa accadere per la ripresa”.

Un calo limitato che comunque non ha avuto riflessi sull’occupazione, che è rimasta stabile. Come abbiamo già osservato in altre aziende, anche la Scrigno, in risposta alla crisi, ha deciso di accelerare progetti che aveva già nel cassetto. A partire dal rientro in azienda, andando decisamente controcorrente, di tutte le lavorazioni date fuori ad imprese terziste. Due le ragioni principali di questa scelta: razionalizzare i costi della logistica (trasporto, tempi di attesa, ecc.), perché un controtelaio è un prodotto voluminoso ma di valore relativo; dare alla gestione interna della produzione maggiore flessibilità. Un progetto inseguito sin dal 2006, quando la Scrigno ha deciso di costituire una nuova impresa produttiva, la Doortech, a Savignano, un capannone di 18 mila mq., che si aggiungono ai 51 mila mq della sede, assumendo una decina di lavoratori.

Segnali di ripresa? “Ancora non si vedono, sottolinea la Berardi. Tanto è vero che ad ottobre 2009 siamo sugli stessi livelli di produzione di un anno fa”. Questa è anche la motivazione di una seconda misura presa a favore dei rivenditori più importanti (in genere chi vende materiale per l’edilizia), cui sono stati concessi dilazioni nei pagamenti, a cambio del mantenimento dei prodotti nelle rivendite. Il contrario significherebbe infatti un ritiro dei prodotti dal mercato.

L’ultima novità riguarda poi il lancio, avvenuto durante la Fiera internazionale delle costruzioni (SAIE) di Bologna, dell’ottobre scorso, di due nuove linee di prodotti, tra cui una riguardante i cancelli automatici, in collaborazione con una nota ditta del settore.

Tutto nell’ottica di rimanere leader del mercato in Italia e in Europa, tentando magari di rosicchiare quote alla concorrenza, quello più prossimo è in Veneto, piuttosto che lanciarsi in mercati lontani, dove le abitudini costruttive sono molto diverse dalle nostre.

Nei rapporti con le banche, la nostra interlocutrice non ha notato differenze di rilievo nella concessione dei crediti, salvo una maggiore attenzione per i conti aziendali, con conseguente richiesta di più documentazione. Però ci tiene a sottolineare di avere riscontrato “una maggiore onerosità nelle operazioni ordinarie”. Non proprio un aiuto, in un momento di difficoltà.

Sempre a Santarcangelo, nell’area artigianale lungo la via Emilia, da oltre vent’anni SO.DI.FER. srl  (Società Distribuzione Ferramenta) opera sul mercato nazionale della grande distribuzione alimentare (Ipercoop, Le Clerc, ecc.) e specializzata (tipo Obi, Castorama, ecc.), confezionando e vendendo prodotti di utensileria, minuteria e ferramenta (utensili vari, viti, articoli di idraulica, prodotti per l’edilizia, ecc.).

Comprano gli articoli, in Italia e all’estero, confezionano in azienda e vendono alla grande distribuzione. Molti articoli sono acquistati in Cina,  dove dal 2007 dispongono di un magazzino di 2 mila mq  a Shanghai per raccogliere gli articoli dei vari produttori locali,  ed eseguire il controllo qualità prima dell’invio in Italia. Una apertura (solo di import per il momento, ma con la possibilità e l’idea in futuro di poter realizzare anche export del “made in Italy” sul mercato interno cinese, molto più complesso ma con enormi potenzialità) che non è stata per niente facile ed ha richiesto un paio di anni di intenso lavoro realizzando tutto con le proprie risorse ed esperienze.

Per confezionare i prodotti sfusi Sodifer collabora da più di un ventennio con la Comunità Papa Giovanni XXIII, producono circa 4 milioni di confezioni l’anno e col tempo sono diventati i principali fornitori esterni di servizi. Una collaborazione nata dal personale incontro tra il fondatore di So.Di.Fer Giancarlo Bonori e Don Oreste Benzi.

“La crisi, ci spiega Marco Giannini, il Direttore Commerciale, ha colpito soprattutto le grandi superfici specializzate ed anche le piccole ferramenta di quartiere, anche se oggi si assiste da parte dei consumatori ad un maggior ricorso al “fai da te” per realizzare lavori domestici e riparazioni varie, come testimoniato anche da  servizi giornalistici e televisivi.

L’autoriparazione aiuta le vendite in tempo di crisi ma, per così dire, ci vuole sempre un certo stimolo. Ecco allora l’immissione sul mercato di nuove gamme di prodotti, qualche innovazione tecnica, confezioni che occupano meno spazio negli scaffali, un cambio di colore, ecc. Tutte iniziative che So.Di.Fer ha messo in campo per sollecitare il mercato ed acquisire nuovi clienti.

Quindi, nonostante la crisi e le difficoltà, contiamo  di chiudere il 2009 con un mantenimento o un leggero incremento di fatturato, oggi dell’ordine di 16 milioni di euro circa (realizzato per il 95% in Italia). Questa tenuta  ha consentito di mantenere stabile l’occupazione, sono circa 40 gli addetti totali, e di assumere anche un paio di persone nel corso dell’anno.

L’Azienda ha voglia di crescere ed allargarsi. Infatti è in attesa che si sistemi prima possibile l’area produttiva del Triangolone, sempre a Santarcangelo, anche se il costo del terreno non è tra i più economici. Purtroppo però, a distanza di quasi un decennio, sul Triangolane non c’è nessuna certezza. Un vero peccato che in mezzo ad una crisi di queste proporzioni, le imprese che vogliono crescere siano impedite dai tempi eccessivamente lunghi delle procedure e delle burocrazie.

Un po’ più spostata verso la collina, esattamente a Poggio Berni, c’è Top Automazioni, impresa meccanica che costruisce caricatori automatici per torni (in sintesi, macchine piuttosto sofisticate che messe al lato di un tornio lo riforniscono automaticamente dei pezzi da lavorare), nel 2005 insignita del premio come “ditta più innovativa d’Italia” da Unioncamere nazionale.

Qui incontriamo Bruno Bargellini, che oltre ad essere il titolare ricopre anche la carica di Presidente dell’Associazione Piccole Imprese (API) di Rimini. E’ appena reduce dalla Fiera mondiale della macchina utensile (EMO) di Milano, dove partecipano costruttori da una parte e rivenditori o imprese utilizzatrici dall’altra, che gli ha consentito di farsi una opinione sullo stato di salute del settore, che definire critico è forse poco. Bargellini non nasconde la sua delusione, per la scarsa affluenza, rispetto agli anni scorsi, e il poco interesse riscontrato. Non solo dall’Italia, ma anche dall’estero. Hanno avuto qualche contatto interessante, ma nessun macchina venduta o prenotata. La situazione è difficile.

Gli ordini dall’estero, dove nei tempi buoni finiva fino al 75% della produzione, sono letteralmente crollati. A partire dalla Germania, che è passata dalle 100-150 macchine degli anni migliori a zero di quest’anno. La Francia ordinava 60-70 macchine, nel 2009 ne ha ritirato due. La Spagna una trentina, ed anche lei quest’anno nessuna. Gli USA, che non sono proprio un piccolo paese, hanno richiesto 4 macchine. Si direbbe, un blocco generalizzato. Con tante macchine ferme e capacità produttiva non utilizzata, causa la crisi, nessuno investe in innovazione e tutti restano in attesa di tempi migliori.

“La ripresa, spiega Bargellini, non si vede. Per il momento, in un settore dove il calo è stato tra il 60 e l’80%, abbiamo smesso di cadere. Alla Fiera abbiamo presentata una nuova macchina, molto innovativa. La macchina è piaciuta, ha suscitato interesse, ma non abbiamo raccolto nemmeno un ordine. Perché se non c’è lavoro le imprese non investono.

Come Azienda siamo passati da una produzione di circa 70 macchine al mese a meno 10 di oggi. Abbiamo liberato il magazzino e alla fine dell’anno avremo venduto 200 macchine (150 in Italia), che fa circa un terzo della produzione di un periodo normale. Paradossalmente, prosegue, l’Italia è il paese meno in crisi. Tanto è vero che ditte giapponesi stanno puntando molto sul nostro paese. Il 5 novembre parteciperemo ad una Fiera in Turchia, e speriamo di raccogliere il più possibile. Non si può trascurare niente. La Cina ? Non è nei nostri orizzonti, per due ordine di motivi: i nostri caricatori sono pensati per paesi tecnologicamente avanzati e ad alto costo del lavoro; alcuni concorrenti che l’hanno tentato in breve tempo si sono visti copiare tutte le macchine”.

Inevitabilmente, se non c’è richiesta non c’è nemmeno lavoro. Così più della metà dei 50 addetti di Top Automazioni sono oggi in cassa integrazione ordinaria, che potrebbe però trasformarsi in straordinaria se le cose non miglioreranno.

Misure urgenti da prendere? Mettere più fondi nei Confidi (fondi di garanzia per il credito delle piccole imprese). Le cifre messe a disposizione fino ad oggi sono una goccia nel mare del bisogno.