M.T.: un’azienda tra innovazione e mercato globale

Secondo autorevoli rappresentanti di UniRimini (il Consorzio che sostiene l’Università di Rimini) il locale Polo universitario deve puntare a specializzarsi in tre aree tematiche: benessere, moda ed economia. Va bene, ma perché questo territorio non nomina mai  la meccanica, oppure l’informatica, dove pure abbiamo fior fiore di aziende ?  Sarebbe interessante capire le ragioni di questa esclusione a priori. Certo gli emiliani presenziano già il settore, ma forse qualcosa potremmo aggiungere anche dalle nostre parti.

 Perché a girare per la provincia si scoprono aziende, meccanica in questo caso, che pur non essendo grandissime sono leader nel loro settore. Settore forse è una definizione troppo ampia, e quella giusta sarebbe nicchia, cioè una cosa molto particolare,  per un macchinario particolare, anche se di largo uso.  Stiamo parlando della M.T. srl  di San Giovanni, fondata nel 1972 da Terenzio Marchetti, giovane sessantenne con tante idee in testa ancora da sviluppare, che proprio di recente, all’inizio di giugno, pur in  una situazione economica difficile, ha deciso di allargarsi, inaugurando una nuova sede di 9 mila mq..

 Con Terenzio Marchetti ci incontriamo nella sua azienda in una afosa mattina di luglio. Non mi accompagna nel suo nuovo ufficio da Presidente, pur grande e accogliente,  dove finiamo il nostro giro e dove ci sta poco anche lui, ma  direttamente a visitare l’azienda,  perché li risiede, oltre al cuore della produzione,  il suo mondo. Direi, da come ne parla,  la sua passione. Una passione che non fa pesare le ore che si passano al lavoro e che alla fine rende anche felici. Contenti del pezzo realizzato,  ma anche di aver trovato una soluzione, magari per una azienda molto più grande, spesso straniera. Perché, spiega Marchetti, “se tra cliente e fornitore s’istaura un clima di fiducia, sono loro per primi, quando hanno qualche idea, a chiederti come si potrebbe realizzare. Per noi è una sfida, un forte incentivo, e trovarla è anche fonte di grande soddisfazione”.  Certo, pensare che da San Giovanni, nel mondo poco più di un puntino, si trova una soluzione ad un problema di un’azienda giapponese, ma anche cinese, effettivamente riempie di orgoglio.

 Cosa fa la M.T. ?  Iniziò l’attività come conto-terzista, cioè eseguendo lavorazioni meccaniche  per altre aziende, dalla Morbidelli di Pesaro all’SCM di Rimini, per citare le più note.  Acquisita l’esperienza necessaria, e probabilmente fatta anche una valutazione di mercato, negli anni novanta decide di concentrarsi su produzioni molto particolari: portautensili motorizzati per torni a controllo numerico  (quelli, per intenderci, che una volta programmati, fanno tutto da soli).  In sostanza, sono moduli, applicabili ad una vasta gamma di torni a controllo numerico, dove è possibile inserire più utensili, per eseguire, su uno stesso pezzo,  operazioni multiple senza doversi  fermare. Risultato: maggiore precisione e risparmio di tempo.    

Perché stiamo parlando di moduli capaci di lavorare con la precisione di un micron, tolleranze cioè di un millesimo di millimetro,  ma anche di cento micron.  In pratica servono per realizzare  prodotti quasi prefetti.  Alcune applicazioni sono consultabili su  http://www.youtube.com/mtmarchetti.

Ed anche questo è un aspetto nuovo, o perlomeno non comune. M.T. utilizza youtube come vetrina per i propri prodotti, rigorosamente in inglese, che così li possono vedere tutti, in ogni parte del mondo.  Un esempio da manuale di come da un luogo tutto sommato abbastanza  piccolo si può raggiungere il mercato globale.  E a giudicare dal numero delle visualizzazioni, qualche pezzo ha superato le venti mila, bisogna dire che qualche effetto l’ha avuto.

 Nel mercato globale rientra anche la Cina, che a Marchetti non fa per niente paura, anzi la ritiene una opportunità su cui investire, in promozione,  su riviste specializzate,  e partecipando già da qualche anno a fiere del settore.  Perché  è vero che il mercato attuale, prosegue Marchetti “ è ancora di livello medio-basso, dove comunque possiamo far valere la qualità dei nostri prodotti, ma dato il livello di crescita della Cina è ragionevole pensare che tra pochi anni passeranno a macchinari più complessi, e noi allora vogliamo esserci. Sicuramente sarà meglio se avremmo avuto modo di farci conoscere ed apprezzare”. La Cina, ma è un esempio, come investimento strategico quindi e non per una visita temporanea, tipo mordi e fuggi. 

 Produrre in questi paesi ?  “E’ vero, spiega Marchetti, mentre continuiamo il nostro giro passando da una postazione di produzione all’altra,  che i salari sono bassi, anche se in rapida risalita (perché già alcune aziende per limitare il ricambio, cioè il fenomeno del personale che lascia attratto da altre offerte più vantaggiose, sono arrivati a pagare fino a 500-600 euro al mese), ma per lavori come quelli che facciamo noi ci vuole una altissima professionalità, che non è facile trovare dove non esiste una tradizione. Spesso per programmare una macchina, e di queste negli ultimi tempi la M.T. ne ha comprato parecchie al costo di diverse centinaia di migliaia di euro l’una,  ci vuole quasi più tempo che per realizzare il lotto di produzione”.

 Un’altra caratteristica dell’azienda, oltre a fare un lavoro di nicchia, è la sua estrema flessibilità: può realizzare lotti di poche centinaia di unità fino a volumi ben superiori. Di giorno ma anche di notte. A ciclo continuo: una volta programmate le macchine procedono da sole, senza quasi l’intervento umano.

 Il mercato è nazionale, ma sempre di più proiettato verso l’estero. Cina, come abbiamo detto, ma anche molto Giappone, Russia, Stati Uniti, Germania, Francia, Inghilterra, Turchia, fino all’Australia e al Brasile.  Servono alle imprese  gli Istituti italiani all’estero ?  Alla M.T. non sono serviti, anche perché oggi i potenziali clienti, di un qualsiasi paese, si possono reperire direttamente facendo una ricerca su internet. 

 Con un fatturato di 10 milioni di euro circa, e con forti previsioni di crescita nei prossimi anni,  l’Azienda da lavoro a 49 dipendenti, mediamente giovani, quattro laureati e nove donne, super specializzati, che tra breve, con nuove assunzioni,  diventeranno 52.  Tra questi  rientrano sei immigrati, ivi compresi un gruppetto di giovani cinesi, impareggiabili nella loro certosina pazienza ad eseguire lavori  piuttosto di routine.

E di nuovo si ripresenta il dilemma tra giovani che non trovano lavoro e aziende che non trovano personale, perché M.T. ha difficoltà a reperire operatori esperti di macchine a controllo numerico, ingegneri meccanici e  perfino un responsabile commerciale che abbia voglia di andare in giro per il mondo con la valigetta  a cercare clienti.

 Dove nascono le nuove idee?  Molte in casa (Marchetti dice di averne un cassetto pieno), a volte su suggerimento dei clienti, che vengono poi sviluppate dall’Ufficio tecnico interno, magari con la collaborazione di studi di ingegneria  esterni, ma del territorio. Ultimamente sono stati visitati, per l’avvio di una possibile collaborazione, dal Politecnico di Milano. Forse faremo qualcosa, prosegue Marchetti, ma lo preoccupa la questione dei tempi: “ Con l’Università sai quando inizi una ricerca ma non quando finisce…e noi abbiamo bisogno di risposte in tempi medio-brevi, perché il rischio è di arrivare tardi  con soluzioni già superate o quando il cliente ne ha già trovato un’altra”. 

Interessante, perché anche l’Università deve comprendere che il tempo non è una variabile indipendente. Tanto meno nel mondo globalizzato.