Il turismo teneva, appena. Adesso bisogna cambiare modello.

Il coronavirus cambierà tante cose, anche nel turismo, ma questo non deve farci dimenticare da dove veniamo. Anzi, è tanto più necessario per trasformare una crisi in opportunità.

Da qualche settimana sono stati resi noti i dati degli arrivi e dei pernottamenti turistici 2019. Andamento piatto. Ma riavvolgiamo il nastro e  facciamo un breve riepilogo dei precedenti.

A fine gennaio 2019 avviene la presentazione di Visit Romagna, organismo di promozione turistica regionale che stanzia: per progetti di intrattenimento e animazione delle amministrazioni locali oltre 3 milioni di euro; per la realizzazione di progetti di promo-commercializzazione, come spazi pubblicitari per i grandi eventi di sistema tipo Capodanno e Notte Rosa, partecipazione a fiere e all’organizzazione di serate promozionali, passando per la costruzione dei percorsi di destinazione, brand verticali di prodotto dedicati a tematismi specifici per  intercettare più turisti e turismi, circa 2,8 milioni di euro. Il totale sono 6 milioni di euro, di cui, 1,4 milioni se ne vanno per garantire il funzionamento dei 44 uffici di informazione turistica IAT.

Destinare un importo di questa portata alla promozione di un’area (la Romagna) che rappresenta il 70 per cento dei pernottamenti regionali è tanto o poco ?  Come sempre le cifre sono relative. Per esempio l’isola di Maiorca (Spagna), nel 2020, investirà in promozione 6,7 milioni di euro. Grosso modo la stessa cifra della Romagna. Ma siccome realizza quasi il triplo dei pernottamenti (70 a fronte di 28 milioni in capo alla Romagna), possiamo dire che l’investimento di Visit Romagna è significativo.

Con quali esiti ? Come mostrano i numeri, gli arrivi, soprattutto in provincia di Rimini, continuano ad aumentare, ma non i pernottamenti. Anzi, nelle tre province della Romagna, i pernottamenti 2019 sono diminuiti di 86 mila unità sul 2018.

Ricordando che la Romagna, rispetto all’intera Regione, fatto uguale a cento arrivi e pernottamenti, vale 56 dei primi e 70 dei secondi, vediamo adesso cosa accade in Provincia di Rimini, che a sua volta rappresenta 58 arrivi in Romagna su cento e 57 pernottamenti, sempre su cento. In sintesi: più della metà del turismo della Romagna si svolge a Rimini.

Provincia dove, nel 2019, rispetto ad un anno prima, gli arrivi sono cresciuti meno del due per cento, mentre i pernottamenti  lo hanno fatto per uno striminzito 0,2 per cento. Praticamente stabili. Mantenere le posizioni potrebbe anche essere un buon risultato, se non fosse che i pernottamenti di oggi sono gli stessi di vent’anni fa. Se la Riviera fosse una unica azienda che per due decenni vende sempre le stesse quantità, mentre il resto del mondo avanza al ritmo del 4-5 per cento l’anno (questo il ritmo dell’aumento degli arrivi internazionali nel mondo), voi direste che sta andando a gonfie vele?  E’ un po’ difficile sostenerlo. Quanto meno perché stai perdendo posizioni rispetto agli altri che avanzano più velocemente.

Certo, sarebbe meglio, ragionare di fatturati in luogo delle presenze, perché è anche vero che non tutti i pernottamenti pesano allo stesso modo, per cui una presenza congressuale-fieristica vale molto di più di una balneare. Ma anche questi, a sentire alcuni pronunciamenti, vedi Federalberghi di Riccione a fine stagione, non sono andati bene. Anche qui, per un confronto, si consideri che il prezzo medio di un hotel nelle Isole Baleari, Spagna, è 135 euro, quanto un Riviera non si arriva a questo livello nemmeno in alta stagione (per il prossimo raduno degli Alpini, che era previsto per metà maggio, formula B&B, la richiesta era di 25 euro per persona).

A ben guardare, però, un segnale positivo c’è: i pernottamenti fuori stagione, da ottobre ad aprile, da attribuire in toto al segmento fieristico-congressuale, sono saliti  dal 14,5 del 2018 al 15,9 per cento del totale 2019. Guadagnando, cioè, più di un punto percentuale. Per gli alberghi aperti sicuramente una boccata d’ossigeno.

 Continua invece a non decollare, nonostante gli sforzi, le dichiarazioni di buona volontà e il “rebranding” (ridefinizione del marchio), l’entroterra: Valconca e Valmarecchia, sono bloccati a 165 mila pernottamenti, perfino in calo sull’anno scorso.

Infine gli stranieri. Nell’intera Romagna rappresentano il 19 per cento degli arrivi e il 22 per cento dei pernottamenti, meno del dato regionale dove sono il 26 per cento, grazie alle città d’arte.

In provincia di Rimini, sempre gli stranieri, coprono il 21 per cento degli arrivi e 24 per cento dei pernottamenti, grosso modo la stessa percentuale degli ultimi tre anni.

C’è qualche Comune in Riviera che sia andato meglio ?  Non c’è. Fatto salvo il Comune di Rimini dove i pernottamenti  2019 sono cresciuti del 1,1 per cento, mentre, anche se di poco, sono calati in tutti gli altri.

A questo punto, visti proprio i risultati, che ci siano diverse cose da rivedere sembra quasi banale. 

Curiosamente Enit, l’Ente nazionale per il turismo, ha posizionato Riccione tra le località turistiche 2019 più ricercate sui social dagli stranieri, ma il caso vuole che siano quelli che hanno fatto registrare il calo maggiore, tanto negli arrivi come nelle presenze. Ma fidarsi troppo dei social.

Lo slogan della campagna promozionale “Romagna: lo dici e sorridi” invita certo al buon umore,

ma visti i risultati è un riso un po’amaro. Magari produrrà risultati migliori in  futuro. Se c’è la volontà di cambiare. Perché l’attuale crisi può contenere anche tante opportunità.