Il lavoro cerca un “centro di gravità”

La provincia di Rimini, ma forse anche  le altre della Romagna, lo andiamo ripetendo da tempo, ha bisogno di un governo del mercato del lavoro. Non è possibile pensare, anche perché in tanti anni non è mai avvenuto, che ritardi decennali nella creazione di buon lavoro rispetto a quanto accade nel resto della Regione, quindi più strutturali che congiunturali, per tutti  ma in modo particolare per donne e  giovani, possano essere risolti facendo affidamento ai soli attori di mercato.

Sapere poi che ci sono imprese, a cominciare dal settore metalmeccanico, che spesso non riescono a crescere perché, nonostante l’alta disoccupazione ufficiale, non trovano il personale giusto,  è una prova ulteriore dei disallineamenti esistenti.

Se aggiungiamo, inoltre, che automazione e digitalizzazione trasformeranno radicalmente il modo di lavorare, eliminando le mansioni più ripetitive e creandone di nuove (la catena alberghiera Sheraton  sta introducendo  robot che si fanno carico di trasportare i bagagli dei clienti, guidarli nell’hotel e servire da mangiare in camera),  appare sempre più evidente che questo rivolgimento non può essere lasciato alla spontaneità.

Squilibri e cambiamenti vanno governati a partire dai territori perché ne va di mezzo la crescita e la sostenibilità sociale ed economica dello sviluppo, che comprende anche la creazione di nuove opportunità d’impiego.

Un tempo si poteva fare affidamento sulla Provincia, ma da quando il suo ruolo è stato ridotto al minimo e i Centri per l’Impiego (CPI) sono passati sotto la Regione, è difficile pensarlo. Ma certo sarebbe la sede più neutra.

CPI che tra l’altro dovranno farsi carico di offrire fino a tre proposte di lavoro per ciascuno richiedente “il reddito di cittadinanza”, secondo quanto prevede la proposta del nuovo governo. E’stato stimato che in Emilia Romagna questo vuol dire che ciascun operatore dei CPI dovrà farsi carico di circa settecento pratiche.

E’ evidente  che una mole di lavoro di questa portata (rispondere alle richieste della aziende e trovare  tre opportunità per ciascun disoccupato, compresi gli scoraggiati e inattivi) non può essere affidato alla buona volontà dei pochi operatori dei CPI.

Quanto meno ci vuole un coordinamento, oppure un tavolo di lavoro, come qualcuno preferisce chiamarlo, con la partecipazione di tutti i portatori di interesse, che se ne faccia carico, elabori degli  indirizzi, attui un monitoraggio dei risultati, dialoghi con la Regione (è assurdo che le imprese, è capitato,  debbano rivolgersi da sole alla Regione per esprimere i loro desiderata o dare qualche suggerimento).

La richiesta di un coordinamento o tavolo per il lavoro è stata ripresa e rilanciata in un dossier e da un paio di conferenze recentemente dedicate al tema dalle Acli (dossier scaricabile dal sito), fatta proprio da tutte le organizzazioni sindacali ed economiche intervenute, ribadita nell’ultimo congresso del sindacato CGIL, dove ha trovato il sostegno, nel suo intervento, del Sindaco di Rimini, che in quanto capoluogo sicuramente ha tutti i titoli per assumere il ruolo importante.  Adesso si attendono passi concreti.