La storia viene da lontano e non accenna a ridimensionarsi: stiamo parlando della discrepanza persistente tra la capacità di produrre ricchezza (valore aggiunto) delle province dell’Emilia Romagna, Rimini compreso, e gli importi che compaiono nelle dichiarazioni dei redditi.
Materia in cui la Romagna pare presentare una propensione particolare: infatti è nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini dove la distanza tra valore aggiunto (ricchezza generata) e dichiarazione dei redditi si fa più evidente.
I dati che si riferiscono al 2014 sono illuminanti: la provincia di Rimini, con un valore aggiunto pro capite di poco superiore a 25 mila euro è 38ma nella graduatoria nazionale delle 110 province, ma scivola al 67mo posto per reddito medio dichiarato al fisco. Cioè 29 posizioni più sotto.
La provincia di Ravenna è 17ma per produzione di ricchezza, ma 41ma per dichiarazione dei redditi. Forlì-Cesena è 25ma per valore aggiunto e 56ma per gli importi dichiarati.
Non avviene la stessa cosa nelle province dell’Emilia, dove lo scostamento tra le posizioni in graduatoria dei due indicatori è minimo, quando, com’è il caso di Piacenza e Bologna, addirittura coincide.
Come spiegare questo diverso comportamento ? Probabilmente per la diversa struttura dell’economia. L’Emilia è più manifatturiera, con imprese più grandi e strutturate, mentre in Romagna è maggiore la presenza dei servizi, a cominciare dal turismo, con aziende piccole, spesso individuali e meno formalizzate. In ogni caso la crisi non c’entra, perché era così anche dieci anni fa, quando l’economia girava.
Valore aggiunto e reddito dichiarato in Emilia Romagna, anno 2014