Gli alti tassi del credito in tempo di crisi: un confronto

Qui di seguito il commento, anticipato da un twitt (“quanta trucida ingenuità”), del Prof. Alessandro Berti, riminese, docente di Tecnica bancaria all’Università degli Studi di Urbino, ad un articolo del Direttore che lamentava l’applicazione, da parte di alcune banche locali, di procedure (come l’assegnazione del rating)  poco trasparenti e tassi di interesse prossimi all’usura per imprese già in difficoltà per conto loro, salvo poi offrire sostanziosi sconti per chiudere la partita, cioè riottenere indietro il denaro. L’articolo, dal titolo “Crediti in fumo” è apparso su TRE di marzo 2015.

Il commento del Prof. Berti:

Il mio commento, ad usum twitter evidentemente, è probabilmente ingeneroso nell’aggettivo ma non nel sostantivo. Per cui chiedo scusa al dott.Silvestri per il mio vocabolario da Romanzo Criminale e provo a dirVi le mie osservazioni, pronto a riparlarne quando volete.

Le banche, che peraltro mi danno da mangiare (e questo va detto prima, anche se si tratta quasi esclusivamente di banche molto piccole e molto popolari, ovvero le Bcc) fanno il mestiere di valutatori del rischio usando, per prestare denari, criteri che hanno come riferimento ultimo -e, nel caso italiano, sancito in costituzione- quello della tutela dei depositanti.

Ne derivano due conseguenze operative che non si dovrebbero mai scordare:

a)-il denaro si paga, e si paga proporzionalmente al rischio che si corre;

b)-se la banca non vede altre possibilità, utilizza, pur dopo aver esigito il tutto, il criterio realistico, anche se spesso tardivo, del saldo e stralcio: il che spiega l’apparentemente strano comportamento dell’istituto in questione.

Restano alcune altre evidenze che provo ad individuare come segue:
alcune banche, soprattutto al Sud e soprattutto se di interesse nazionale, talvolta superano la soglia usuraria, ma su questo tema vigila con sempre maggiore attenzione Bankitalia e par strano che i fenomeni descritti possano essere sistematici;

  • come diceva il Collega prof.Sido Bonfatti in un convegno a fine gennaio in facoltà, le cause per usura sono al 100% temerarie, ovvero sono poco più di un provarci da parte di un imprenditore che, ahilui, fallisce non per colpa delle banche, ma perché non riesce più a stare sul mercato;
  • ho fatto spesso perizie sul tema in questi anni, nonché analizzato bilanci (anzi, faccio la seconda cosa nel continuo e soprattutto occupandomi di aziende in crisi) e nella totalità dei casi l’imprenditore era causa del suo male ma, soprattutto, tardava e tarda tuttora a curarsi;
  • che la situazione non sia solo un problema di soldi lo evidenziano tutte le operazioni fatte in questi anni di crisi (moratoria 1 e 2, consolidamenti, interventi dei Confidi etc…) che hanno solo rinviato il problema: non più finanziario, ma economico, ovvero di competenza esclusiva dell’imprenditore;
  • infine, è evidente che le banche devono fare la loro parte e devono lavorare meglio: ma in taluni casi stanno correndo più velocemente di tante imprese.

Vi ringrazio per la pazienza e l’ospitalità: spero di rileggerVi presto e di poter discutere di questi temi, per i quali da sempre nutro interesse e non solo scientifico.

Un caro saluto

Alessandro Berti

 

Nota al commento:

 Tutto vero, ma come giornalista economico e cittadino normale mi faccio qualche domanda: perché se le grandi banche (ci sono state anche italiane, non le BCC) sono in difficoltà ed hanno problemi di bilancio la Banca Centrale Europea (BCE)  le soccorre offrendo denaro a tassi vicini allo zero, mentre alle imprese in difficoltà  le stesse banche applicano tassi vicini all’usura ?

Sostenere chi è in difficoltà, per aiutarlo a riprendersi, ha una sua logica: ma deve valere per tutti, non solo per alcuni attori economici.

Tassi di usura soprattutto al Sud ?  Le riporto cosa scrive un articolo apparso su La Repubblica del 25 febbraio 2015 a firma di Andrea Greco: “Secondo dati della Fondazione Sdl di Brescia su 150 mila prodotti bancari analizzati un 71 per cento presenta usura oggettiva ai sensi del codice penale e le 19 mila pratiche intentate…hanno portato a recuperare decine di milioni”. Tra le città, dove i tribunali si sono pronunciati, c’è Palermo, ma anche Pescara, Pavia, Mantova, ecc.

Ultimo: non trovo assolutamente giustificato i livelli dei tassi di usura fissati dalla Banca d’Italia (17-18 per cento e anche oltre), che certo applica Decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze,  quando un titolo di stato a sette anni (scadenza 2022) rende, lordo, lo 0,89 per cento e i tassi euribor (tassi interbancari) sono diventati addirittura negativi.  Una sproporzione non giustificabile.