Giovani in agricoltura: un sogno da coltivare

di Melania Rinaldini

Alcuni lenti mutamenti stanno attraversando il settore agricolo. In termini di numerosità di imprese, al 31 dicembre 2013 le imprese agricole attive in provincia di Rimini risultavano 2.544, con una variazione negativa del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2012.  Aumentano le società di capitale (+6,5%) e  diminuiscono le imprese individuali (-6,9%), che comunque costituiscono la principale forma giuridica (2.158 imprese, 84,8% sul totale). Rimangono invece stabili le società di persone e le altre forme.  Questi i dati del Rapporto economico 2013 stilato dalla Camera di Commercio di Rimini.

Nonostante il calo di imprese agricole però, sempre più giovani mostrano interesse per questo settore, tanto che si prospettano nuove figure professionali, così come esposto all’Assemblea elettiva dei Giovani Coldiretti nell’ambito dell’Open Space “Il lavoro possibile nel tempo della crisi”. L’incontro ha evidenziato alcuni dati: nel 2014, secondo un’indagine di Coldiretti/Ixe, ben il 46% dei giovani andrebbe a lavorare in campagna se avesse la disponibilità di un terreno. Il contatto con la natura è la motivazione principale per il 33%, ma – sottolinea la Coldiretti – c’è un 24% che vede nel settore una vera opportunità di lavoro. In Italia uno studente su quattro vede una prospettiva di lavoro futuro nell’agroalimentare e il 23% degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori ha scelto per l’anno scolastico 2013/2014 un indirizzo legato all’agricoltura e all’enogastronomia (dati Coldiretti). Una tendenza confermata anche dai livelli superiori con le iscrizioni alle Facoltà di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari che hanno fatto registrare la crescita più alta, con un aumento del 45% (Datagiovani).
Ciononostante i numeri ancora sono piccoli: solo il 7,2 per cento dei titolari di impresa ha meno di 35 anni ed è alla guida di 58.663 aziende. Di queste però circa il 70% è composto da aziende poliedriche: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, fino ad arrivare ai prodotti cosmetici.
Per agevolare l’ingresso dei giovani in agricoltura la Coldiretti ha presentato un progetto di banca dati di aziende agricole che richiedono manodopera, questo strumento sarà accessibile presso ogni sede e sportello territoriale della Coldiretti.

Agricoltori… sui banchi

Nel nostro territorio, per la precisione a Morciano, c’è una novità sul fronte della formazione: si sta concludendo, infatti, il primo anno scolastico del nuovo indirizzo dell’Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore “P. Gobetti – A. De GasperiTecnico per i servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale la qualifica che otterranno gli iscritti. “Si è trattato di una grande scommessa di questo polo scolastico” racconta Laura Giambartolomei, referente dell’orientamento e della promozione dell’Istituto. “Il primo anno si sta concludendo con 16 iscritti (tra i quali una sola ragazza), altrettanti sono i pre-iscritti per il prossimo anno, avremo così due classi”.
Si tratta dell’unico corso dedicato a temi agricoli in provincia. “Solitamente chi ha deciso di frequentare scuole a indirizzo agricolo ha scelto Cesena se abitante a Rimini nord e Pesaro se a Rimini sud e Valconca. Consapevoli del fatto che il Cecchi di Pesaro è strapieno, abbiamo pensato di lavorare a questo progetto, ancora tutto in crescita. I ragazzi che si diplomeranno avranno un anno abbuonato dal praticantato per iscriversi all’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati”.
Progetto al quale hanno dato sostegno molte aziende locali oltre che le istituzioni: “Abbiamo organizzato varie occasioni di presentazione del corso, i cosiddetti open day, con alcune aziende agricole che hanno messo a disposizione i loro prodotti” continua la professoressa.
Dell’appoggio è arrivato anche dal Comune di Morciano che ha donato all’Istituto alcuni terreni attigui all’edificio, “dove i ragazzi potranno fare pratica di piantumazione e laboratori specifici”.

Direttamente sul “campo”

C’è chi sceglie di iscriversi a un determinato corso di studi e chi invece realizza di voler iniziare subito a lavorare. è il caso di Giacomo Casali, 28 anni, titolare dell’omonima azienda agricola: “Ho iniziato a lavorare attorno ai 18 anni. Ho fatto varie stagioni e lavori da dipendente, l’operaio, il trattorista, poi ho capito che volevo di più”.
Il padre e il nonno coltivano qualche pezzo di terra, quasi più per passatempo che per lavoro, Giacomo li segue ogni volta che non è impegnato altrove: “Nel 2010 ho deciso che volevo mettermi in proprio e lavorare la terra, mi sono rivolto a Confagricoltura per avere l’assistenza necessaria per le pratiche e partendo dai terreni dei miei, ho aumentato la superficie coltivata. Ora coltivo dai 70 agli 80 ettari”. Un’azienda dedicata perlopiù alle coltivazioni da seme, cipolla e cavolo e a rotazione grano e coriandolo, oltre al vigneto e al lavoro conto terzi. Durante la campagna di raccolta, Casali impiega in regola dai 7 ai 15 dipendenti: “si tratta di brevi periodi, le altre attività sono tutte meccanizzate” spiega.
Una grande responsabilità la sua, ma anche una grande determinazione, considerati i contro della vita da agricoltore: “Purtroppo il guadagno non è proporzionato alla fatica! Si è sempre impegnati, si seguono i ritmi della natura e se piove per una settimana e sabato e domenica c’è il sole… beh, allora tocca lavorare anche il fine settimana, non c’è festivo”.
Quali invece le soddisfazioni? E i progetti? “Sicuramente una grande soddisfazione è vedere il raccolto che tu hai curato e custodito. Non è scontato. Diciamo che al momento è difficile capire su quali colture investire, c’è il rischio che questo territorio perda parte di queste perché vengono spostate dove costa meno. Al momento non azzardo niente, ma mi piacerebbe in futuro potermi costruire un ricovero attrezzi e una struttura dato che ho solo campi aperti”.

C’è chi invece l’impresa agricola proprio non la voleva: “nel 2006 muore mio padre e lascia oltre al terreno un progetto per ricostruire la casa rurale” racconta Patrizia Bianchi, 34 anni. “Sono subentrata e mi sono intestata la partita iva agricola per un mero motivo fiscale e pratico, non avevo nessuna intenzione di diventare imprenditrice agricola” confessa a TRE.
Ma le lungaggini burocratiche danno tempo a Patrizia di cambiare idea: “al tempo ero iscritta a Giurisprudenza, mi mancavano tre esami alla laurea. Ho scoperto che il progetto per la casa non si sarebbe potuto realizzare subito, ma ci volevano tre anni di iscrizione alla Camera di commercio per poterlo attuare. All’inizio pensavo che avrei risolto la cosa e affittato le terre, poi piano, piano mi sono innamorata della campagna e di questo mestiere”.
La passione nasce recandosi nei campi tutti i giorni, Patrizia prende così in mano l’azienda di 21 ettari a Ospedaletto e inizia a progettare la sua nuova vita da imprenditrice agricola: “ho estirpato la vigna vecchia e piantato una nuova, in futuro vorrò aggiungere un uliveto e continuare la coltivazione cerealicola che portava avanti mio padre. Sto imparando sul campo grazie ai miei collaboratori, ai terzisti e alle persone che vengono ad aiutarmi con i lavori. Ho capito che questa è la mia strada e che chiusa in ufficio, sarei diventata matta!”.
Ma c’era una persona che non era molto d’accordo all’inizio… “Mia madre non se ne faceva una ragione di questa mia decisione, aveva già visto mio padre da laureato scegliere la terra con tutta la fatica che comporta e non capiva perché lo stessi facendo anche io”. Una bella favola non ancora conclusa, c’è infatti un obiettivo chiaro per Patrizia: “Mi dico sempre che vorrò festeggiare i miei 40 anni nella casa del famoso progetto di mio padre. Ci vuole ancora un po’, questa estate se tutto va bene inizierà la demolizione della vecchia struttura. Diciamo che ho a disposizione ancora cinque anni e mezzo prima dei 40, quindi posso farcela! Poi vorrei tanto ricavare un locale dove vendere direttamente i prodotti della mia azienda e completare così il ciclo di produzione”.

Anche nei progetti di Danilo Ascoli, 29 anni, e della sua famiglia, proprietaria dell’agriturismo La Graziosa di Ospedaletto, c’è un ampliamento: “Purtroppo ci sono impedimenti burocratici che stanno rallentando i nostri progetti per completare la filiera” spiega.
La famiglia di Danilo è stata da sempre impegnata nella ristorazione, ma una decina d’anni fa inizia a lavorare a un nuovo progetto: “Nel 2005 abbiamo aperto l’agriturismo, all’inizio facevamo perlopiù ristorazione, avevamo solo due camere, ora ne abbiamo sei. Abbiamo chiesto e ottenuto i fondi europei per l’agriturismo”.
Un percorso familiare che è stato professionalizzante, Danilo infatti si è laureato in Enologia per seguire al meglio la produzione di vino del loro vigneto; assieme a lui lavorano i genitori e il fratello ventenne, oltre a numerosi collaboratori. “Abbiamo tante idee, il lavoro ci impegna dalle 10 alle 15 ore al giorno, ma la cosa più dura è scontrarsi con la lentezza e l’ottusità della burocrazia”.