Turismo: la Cina è (ancora) lontana

L’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) prevede per il 2014 una crescita del turismo internazionale superiore al 4 per cento, più nei paesi Asiatici e del Pacifico, qualcosa meno in Europa.  In questo contesto, la Cina, che nel 2012 è diventato per la prima volta, con oltre 102 miliardi di dollari, il primo paese al mondo per spesa turistica internazionale, superando Germania e Stati Uniti, ha tutte le carte in regola (la crescita economica è attesa superiore al 7 per cento)  per consolidare il suo primato.  Ma tra mercato potenziale e conquista dei nuovi viaggiatori cinesi ci sono diversi  passaggi intermedi da superare.

Ma dove vanno in vacanza i cinesi ?  Nel 2012, come prima meta estera, anche per ragioni di vicinanza geografica e linguistica, i cinesi hanno scelto Hong Kong e Macau, poi a seguire Sud Korea, Thailandia e Taiwan.  Il primo paese europeo, con 1,3 milioni di arrivi  di viaggiatori cinesi, sempre nel 2012, è stata la Francia,  all’undicesimo posto nella graduatoria dei paesi di destinazione, seguita dalla Russia con 830 mila arrivi, la Germania 763 mila, la Svizzera 663 mila, l’Austria 356 mila ed  infine l’Italia, al 21° posto, con solo 253 mila arrivi.

In totale le prime 25 destinazioni estere più richieste dai turisti cinesi hanno totalizzato 47 milioni di arrivi, che secondo previsioni diventeranno 75 milioni nel 2017, con un incremento del 59 per cento in cinque anni.  In Italia, per quella data, di turisti cinesi ne sono previsti 500 mila circa (il doppio di oggi), ma ancora di più in Francia (1,8 milioni) e Germania (1,2 milioni) (Euromonitor International).  Altre fonti  stimano, nel 2020,  in 100 milioni i turisti cinesi che si recheranno all’estero.

In ogni caso l’Italia, per i cinesi, è ancora lontana. Non tanto geograficamente (se vanno in Francia e Germania possono arrivare anche da noi),   ma come capacità di portarli, anche con i mezzi di trasporto, nel nostro Paese.   Ricordando che già oggi la spesa di un turista cinese in Italia ha superato quella di un americano: 903 euro, contro 817 euro (Global Blue).

Il Comune di Rimini sta facendo sforzi lodevoli, ha perfino costruito, tra i primi,  un sito tutto in cinese,  ma i numeri sono veramente piccoli. Nel 2013 gli arrivi dalla Cina sono stati meno di 4 mila e le notti trascorse in hotel poco sopra le 9 mila, con una permanenza media di 2.4 giorni. Veramente poco rispetto ai 206 mila arrivi dalla Russia e i 129 mila dalla Germania, che insieme fanno un pò meno di due milioni di presenze (la metà di quelle estere).

Investire nel lungo periodo è sempre saggio, ma qui si corre il rischio di dover attendere molto prima di arrivare a numeri significativi. Rimini potrà diventare attrattiva, se tutta l’Italia lo diventerà.  Pensare di saltare questo passaggio è un bel azzardo.

Infine, uno stereotipo da sfatare: non sembra vero che i cinesi preferiscano viaggiare solo in gruppo, se il 62 per cento lo fa in modo indipendente (The Economist del 21 agosto 2013).

Molti anche per usufruire di trattamenti sanitari, come ha confermato di recente  il Korea Health Industry Development Institute (Istituto per la salute della Corea del Sud) che ha registrato un boom di clienti provenienti dalla Cina, superando per la prima volta gli americani (The Wall Street Journal del 19 febbraio 2014).