Antiriciclaggio: norme più severe per i bancari, più regole per i clienti

di Mauro Bianchi

 Banca d’Italia ha posto in amministrazione straordinaria 3 istituti bancari locali nel giro di un anno. In tutti i provvedimenti è messa in luce la grave carenza nei controlli della normativa sull’antiriciclaggio. Perché è così determinante per la correttezza gestionale della banca questa disciplina, che implica severe sanzioni pecuniarie per i dipendenti bancari e un cambio nell’approccio culturale di tutta la clientela?

Quello che è successo alla Carim con il commissariamento lo si può evidenziare in luce in questo passo della Relazione al Parlamento e al Governo tenuta dal Governatore Draghi nel luglio scorso: “La Vigilanza segue con attenzione l’evoluzione degli assetti dei gruppi bancari, ne valuta gli aspetti organizzativi e di governance, con particolare riguardo al ruolo di indirizzo, di coordinamento e di controllo della capogruppo. Nell’autorizzare le iniziative di riassetto (fusioni, scissioni, conferimenti e acquisizioni di partecipazioni) richiede sistematicamente alle funzioni di controllo interno il monitoraggio e l’invio di un’informativa periodica sullo stato di avanzamento delle iniziative; particolari precauzioni sono prescritte nei casi di acquisizione di partecipazioni estere, volte ad assicurare il rispetto della normativa locale, con specifico riguardo alla disciplina antiriciclaggio, e la piena integrazione nel gruppo. In taluni casi è stato disposto il divieto di crescita per linee interne ed esterne in relazione a profili di debolezza riscontrati sul piano tecnico o organizzativo.”

Ma cos’è il “riciclaggio”? Risponde di tale reato “chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato, sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolarne l’identificazione della loro provenienza delittuosa” (Legge n. 328/1993).

La lotta all’infiltrazione di capitali di provenienza illecita è un obiettivo primario dunque per le autorità di vigilanza e per gli intermediari (le banche). Esse devono segnalare tutte le operazioni “sospette” che ricadono nella normativa antiriciclaggio.

Secondo il rapporto annuale dell’Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia (UIF) sull’attività di prevenzione e al contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo internazionale , nel 2009 si è registrata una notevole crescita del flusso di segnalazioni di operazioni sospette ai sensi del D.Lgs 231/2007 (legge antiriciclaggio).

L’Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia ha ricevuto oltre 21.000 segnalazioni (il 44% in più rispetto all’anno precedente) e ne ha approfondite e trasmesse quasi 19.000 agli organi investigativi (con un incremento di circa il 41% rispetto al 2008). La tendenza registrata nei primi mesi del 2010 fa presagire un ulteriore intensificarsi di tali flussi.

Nella nostra regione le SOS (segnalazioni operazioni sospette) sono state 1422 contro le 986 del 2008, un +44,2% in linea con il dato nazionale. Cambia la tipologia di operazioni segnalate: quelle in strumenti finanziari sono passate, in valore, dal 5,3 al 30,7% e in aumento risulta anche il numero di segnalazioni su operazioni di money transfer. Circa 1.200 delle 21.000 segnalazioni riguardano flussi finanziari in contropartita con soggetti e/o intermediari con sede  nella Repubblica di San Marino.

Scorrendo le 78 pagine del rapporto si legge: “Le operatività anomale segnalate appaiono finalizzate, da un lato, al trasferimento di fondi verso la Repubblica di San Marino tramite  operazioni di natura societaria, dall’altro, al reinvestimento presso banche e altri istituti finanziari italiani dei fondi accumulati all’estero, spesso occultati tramite schermi fiduciari e societari.”

Come nel 2008 fatta eccezione per gli USA, i flussi di bonifici in entrata ed uscita con i paesi esteri vedono nei primi posti della speciale classifica la Svizzera e S. Marino, se poi si analizza il dato dei bonifici da e verso paesi e territori non collaborativi e a fiscalità privilegiata l’Emilia Romagna mantiene saldamente il secondo posto alle spalle della Lombardia. I dati del primo semestre 2010 rilevabili dal Bollettino semestrale UIF del 3 agosto evidenziano 15.101 segnalazioni (+50% rispetto al primo semestre 2009), di cui 12.556 trasmesse agli organi investigativi. Questi dati ci suggeriscono due considerazioni. Da una parte cresce la presa di coscienza della importanza e delicatezza della normativa antiriciclaggio da parte del personale bancario.

Ricordiamo infatti che il dipendente bancario deve effettuare la segnalazione di SOS in modo anonimo, che la legge non ammette ignoranza (ancor meno in questo ambito professionale) e prevede sanzioni amministrative e penali in capo a chi ha omesso la segnalazione; che la responsabilità penale è personale e non aziendale, e che non sono previste coperture assicurative che possano tutelare dalla responsabilità penale per la mancata osservazione delle norme di legge sull’antiriciclaggio.

Dall’altra parte, il fenomeno del riciclaggio, che comprende anche l’evasione fiscale, è estremamente lontano dall’essere sconfitto. La conferma è nelle situazioni “patologiche” del sistema finanziario riminese: Credito di Romagna, gruppo Delta, poi Banca di Rimini e ora Carim.