Il voucher che c’è ma non si vende

di Marzia Caserio

Doveva essere un piccola rivoluzione utile per regolamentare i “lavoretti” di poche ore o pochi giorni, che molto spesso vengono retribuiti sotto banco. Niente da fare. Vuoi per la mancanza d’informazioni, vuoi per l’indolenza di chi offre lavoro, “questo nuovo pagamento delle prestazioni occasionali”, confessa Annamaria Muratori, responsabile del settore voucher dell’Inps “non è ancora sfruttato al massimo. Si potrebbe usare molto di più”.

L’anno del debutto è stato il primo dicembre del 2008, quando per far fronte ai migliaia di servizi lavorativi offerti per brevi periodi, addirittura ore, è nata questa forma contrattuale alternativa nella quale il lavoratore viene pagato “in regola”, con tanto di contribuzione.

Un giardiniere per tagliare l’erba? La donna delle pulizie che dà una mano in casa? La baby sitter che accudisce il bimbo? In tutti questi casi, e in molti altri, può essere staccato un voucher, reperibile in tutti i tabaccai, alla sede dell’Inps o via telematica.

Si è partiti in sordina tre anni fa. Allora, per tutte le città, era il primo anno. Rimini, sull’onda della novità staccò la bellezza di 12.444 voucher, molti dei quali impiegati nel settore turistico (4585), nei servizi (3440), nel commercio (2893) e nell’agricoltura (1494). In ambito strettamente domestico il dato cade in picchiata: appena 130 per lavori di giardinaggio e manutenzione varia e 220 per manifestazioni culturali o di solidarietà.

Negli ultimi due anni, dopo il botto del 2008, la richiesta si è attestata sulle 9mila l’anno: 9663 nel 2010, contro i 9486 del 2011. Quest’ultimo dato registra una lieve diminuzione sul totale, rilevando un incremento non da poco nel settore dell’agricoltura dove finora sono stati venduti 4007 biglietti. Si mantengono in quota, sempre nel 2011, tutte quelle attività legate al turismo (1912), al commercio (2814) e ai servizi in generale (3777). Si stanno facendo largo a piccoli passi anche i lavori domestici partiti nel 2009 con zero richieste: se l’anno scorso si è arrivati a un bel 525, gli ultimi dati dell’Inps parlano di 433 voucher venduti.

“Si potrebbe fare molto di più”, confessa la Muratori. E aggiunge. “E’ un’opzione che non viene sfruttata al massimo, mentre in altre regioni ha una presa più larga”. Tra le cause maggiori riscontrate dalla Muratori c’è la non conoscenza del servizio da parte dei datori di lavoro. “In realtà potrebbe essere una soluzione per studenti universitari in vacanza e da usare durante i classici impieghi delle feste natalizie o pasquali”.

Il valore nominale dei buoni è di tre tipi: da 50, 20 o 10 euro. Quello da 50 equivale a 5 buoni non separabili. Stesso discorso per quello da 20 che ne comprende 2 non divisibili. “Ogni voucher è comprensivo della contribuzione del 13% a favore della gestione separata Inps, dell’assicurazione anti-infortuni dell’Inail del 7% e di un compenso al concessionario del servizio, in questo caso l’Inps, del 5%”. All’incirca 7,50 euro netti del buono da 10, 15 euro di quello da 20 e 37,50 euro di quello da 50. A fare la parte del leone sono quelli da 50 e 20 euro, ovvero i voucher multipli, “quelli che vanno per la maggiore”.

Una volta intascato il voucher come riscuoterlo? La procedura è semplice. Basta andare alle poste e convertire in moneta il buono.