Acqua sempre più cara

Sull’acqua bene pubblico, che nessuno mette in discussione, ma a gestione sempre più spesso privata ferve il dibattito, che non deve però mai perdere di vista le situazioni reali e le esperienze concrete, in Italia come all’estero. Che l’acqua sia un bene essenziale per la vita delle persone, pertanto non può essere trattata come una “merce” qualsiasi,  è fuori dubbio. Per convincersene basta dire che senza l’ultimo modello di auto si può vivere lo stesso, ma senz’acqua per un paio di giorni si muore. Non è la stessa cosa.

Ma l’acqua non arriva da sola nelle case (qui siamo nella parte fortunata del Mondo, perché altrove è già tanto quando c’è una fontana pubblica), deve essere captata, conservata, resa potabile, fatta scorrere lungo una rete idrica, quindi raccolta per lo smaltimento dei reflui. Questo processo richiede una organizzazione e ha un costo che gli utenti devono coprire, fatte salve tutte le considerazioni sociali del caso.  Ovviamente qualità del servizio ed efficienza giocano un ruolo importante nel determinare i costi. La domanda base, da cui discendono poi le tariffe, è allora la seguente: a gestire un sistema idrico abbastanza complesso è più efficiente il pubblico, il privato, o una impresa mista ?  Per rispondere con cognizione di causa, e senza pregiudizi, è sempre meglio rifarsi a casi concreti, nazionali ed esteri. A volte funziona meglio l’uno, a volte l’altro. Ma cambiare sistema di gestione, una volta accertatane l’inefficienza, non deve nemmeno essere un dramma, perché niente è buono o cattivo per definizione.   

 Venendo alle tariffe applicate in provincia di Rimini dalla Società di gestione Hera, autorizzate dall’Azienda Territoriale Ottimale (ATO), dove sono rappresentati tutti i Comuni, negli ultimi cinque anni  sono cresciute di circa il 25%, ed ancora di più la quota fissa (31%), mentre è calato il costo dell’assicurazione su ogni bolletta.   Nello stesso periodo però  i prezzi al consumo in provincia di Rimini sono aumentati di un dieci per cento in meno (15,3%).  Non è scritto da nessuna parte che i due devono viaggiare appaiati,  per esempio quando si fanno investimenti e si esce dall’ordinario è chiaro che ci vogliono più risorse, ma è sempre un utile punto di riferimento.   In ogni caso è importante ricordare, e non per consolazione, che a Berlino, piuttosto che a Zurigo o Parigi, lo stesso quantitativo d’acqua costa da tre a cinque volte tanto. Nonostante costi meno l’Italia è la principale consumatrice di acqua minerale, enormemente più cara rispetto a quella di rubinetto. E questo è un po’ paradossale: perché siamo pronti a protestare se aumentano le tariffe, ma altrettanto docilmente acquistiamo acque imbottigliate molto più care, e raramente migliori di quelle del rubinetto. Miracolo della pubblicità.

Tariffe acqua 2005 2010