FomIndustrie: macchine ad alta tecnologia

FomIndustrie,  con sede nell’area industriale di Cattolica-San Giovanni, è una delle tre aziende, con MT e Universal Pack, ad aver intrapreso un percorso autonomo, completamente a loro spese, di formazione in azienda di un gruppo di 64 alunni delle classi IV e V degli Istituti Tecnici Industriali di Rimini, Morciano di Romagna e Urbino.  La prima edizione del progetto, denominato Industry 4 School (industria per la scuola), che aveva l’obiettivo di far conoscere ai ragazzi il mondo dell’impresa, visto che la quasi totalità non ha mai avuto l’occasione di frequentare  un’azienda dall’interno, si è appena conclusa con piena soddisfazione dei promotori, tanto che stanno già pensando alla seconda edizione.

Non solo: quanti, tra i futuri diplomati, meritevoli e motivati, dovessero scegliere di proseguire gli studi frequentando l’Università, meglio se facoltà tecniche come ingegneria meccanica e simili, le tre aziende si sono impegnate a sostenerli facendosi carico delle tasse universitarie.  Un investimento che, senza costituire un obbligo per nessuno, è comunque una dimostrazione di volontà di accoglierli tra le loro fila, una volta laureati.

Questa,  in una realtà come la nostra dove scarseggia la domanda di laureati, e che già altre aziende innovative e aperte ai mercati esteri stanno percorrendo, è una iniziativa da accogliere con molto interesse.  Anche se testimonia, e conferma, quanto distante sia la formazione dalle necessità delle imprese.

Tante la cause, tra cui la mancanza di risorse, che non consentono agli Istituti Tecnici e agli  Enti di formazione di essere aggiornati con le tecnologie più innovative.

Questo, sommato alla mancanza di conoscenza, da parte degli studenti tecnici, dell’organizzazione interna di un’azienda restringe, nel loro stesso immaginario, il ventaglio delle opportunità cui possono attingere. Infatti mentre molti pensano che l’unico posto loro riservato sia negli uffici tecnici, a contatto con l’impresa reale, i suoi reparti e stazioni di lavoro,  scoprono che ci sono anche altre possibilità da prendere in considerazione.

FomIndustrie, nata nel 1972 ed alla cui guida siede già la seconda generazione, produce macchine utensili di alta tecnologia per la lavorazione ed il taglio di profilati in alluminio e pvc (plastica).  Cioè macchine da impiegare nella produzione di porte e finestre, settore che potremmo definire tradizionale, cui si affianca uno più industriale, orientato sempre alla lavorazione di profilati in alluminio e leghe leggere, ma questa volta per settori come: automotive, navale, ferroviario, trasporti, arredo urbano e molto altro.

Macchine che non solo tagliano ed eseguono le lavorazioni necessarie, ma che sono anche in grado  di assemblare  il prodotto. Esempio: una finestra con tanto di vetro e accessori.

Macchine che devono essere innovative (l’ultima automatizzata contiene 6 brevetti) e funzionali, ma anche belle. Avere, cioè, un design accattivante. Perché è questo che i compratori esteri cercano e si attendono da un prodotto made in Italy.

Con un fatturato 2017, come Gruppo, che comprende altre due aziende emiliane e 12 filiali estere, di 125 milioni di euro, realizzato per  l’80 per cento esportando, impiega complessivamente 515 persone, di cui il 12 per cento laureati.  Nella sede di San Giovanni, unico luogo produttivo da cui partono tutte le macchine, gli occupati sono 330.

In realtà l’orientamento verso i mercati esteri inizia molto presto, tanto che le prime esportazioni di FomIndustrie  risalgono al 1976 e l’apertura della prima filiale francese è avvenuta nel 1986.

Oggi l’azienda, che partecipa ad una quarantina di fiera l’anno, ha filiali commerciali proprie in molti paesi e praticamente copre tutti i continenti, dalla Spagna all’india, dalla Cina all’America Latina, per citarne solo alcuni, e può inoltre contare su una rete di oltre 50 distributori ufficiali sparsi in tutto il mondo.

Questa è una delle ragioni per cui non solo i commerciali, cioè le persone incaricate delle vendite, ma anche tanti tecnici e addetti alla manutenzione devono conoscere più di una lingua, a cominciare dall’inglese.

Siccome non è sempre agevole portare le macchine nelle fiere, soprattutto se si tengono lontane, in particolare quelle più complesse, da un anno l’azienda si è  rivolta alla realtà virtuale. Che consiste in una installazione, da posizionare negli stand, che consente al potenziale cliente di simulare, da una cabina di regia e nella sua lingua,  il funzionamento e le lavorazioni di una macchina, come se fosse vera.  Ovviamente non finisce qui. Perché se l’intenzione di comprare è seria, in genere molti vogliono visitare l’azienda, che per questo riceve numerose visite.

Un tasto, quello delle le visite, un po’ dolente, perché non esistendo un aeroporto con collegamenti stabili con il mondo, l’azienda deve organizzarsi per andare a prendere e riportare i suoi ospiti a Bologna, quando non a Milano. Un servizio trasporto coperto da una persona dedicata.

Dal sito dell’azienda, alla voce “ricerche di lavoro attive”,  avviso risalente a fine 2016, si legge della ricerca di due progettisti: uno meccanico e l’altro software senior. Oggi le due figure sono state coperte,  ma è un piccolo segnale della difficoltà a reperire, sul mercato locale del lavoro, talune figure molto specializzate.

Per il futuro, rimanendo in tema, sono due le figure di cui l’azienda  avrà bisogno: progettisti senior, in genere ingegneri, e  tecnici commerciali, che oltre alle lingue devono conoscere bene le macchine che vendono, cioè sapere di meccanica, elettronica e informatica. Sapendo che oramai non si entra a FomIndustrie, ma non è la sola a pretenderlo,  senza essere in possesso almeno di un diploma tecnico, sostituibile da una adeguata esperienza.  Cosa di cui i giovani devono tenere conto.

Manca qualcosa a questo territorio per essere più competitivo, a parte i collegamenti aerei ? Risponde Raffaella Pettinari, della proprietà: “in questa provincia, c’è un grande amore, accompagnata da tanta passione e dedizione,  per la meccanica di precisione, a cui si presta, però, scarsa attenzione”.  Il messaggio è chiaro.