Informazione Turistica: siamo come ci presentiamo ?

Per  una località turistica  avere un buon ufficio d’informazione è la prima modalità di benvenuto che si da ai visitatori. La porta d’accesso ai tesori e ai servizi che la città e il territorio possono offrire agli ospiti. Per questo dovrebbe essere non solo accogliente, ma anche bello, attraente.  Dovrebbe stupire.  Visitando l’ufficio IAT  (Informazione e Accoglienza Turistica) posto al lato della stazione ferroviaria di Rimini si ricava tutt’altra impressione.

E’ la vigilia di Ferragosto, manca poco a mezzogiorno e il movimento intorno alla stazione non mostra segni di particolare vivacità.  Per chi esce dalla stazione FFSS  l’ufficio  IAT è sulla sinistra, in un vecchio edificio, di fianco ad un disordinato parcheggio di biciclette.

All’inizio della passerella che porta all’ingresso staziona, disadorna, vuota e abbandonata, con tanto di logo del Comune, una IAT-bike, cioè una sorta di bici-carrozza a quattro ruote, che probabilmente vorrebbe essere l’invito a qualcosa di ecologico, ma visto lo stato di dubbia efficacia.

L’aiuola antistante lo IAT è senza un filo d’erba, la fioriera, posta sul fondo, è senza fiori ma in compenso piena d’immondizia. Sul lato destro  della passerella d’accesso una rastrelliera di un servizio di  bike-sharing che fu, ma che ora non esiste più, porta ironicamente la scritta:“E’ severamente vietato parcheggiare biciclette non appartenenti al servizio bike-sharing”. Di fatto un invito per il suo contrario: infatti è stato trasformato in un parcheggio bici.  Poco più in la, al confine col nuovo ufficio Start in via di completamento, fa bella mostra un vero e proprio deposito di rifiuti.   Sull’altro lato della passerella,  quello sinistro, fa bella mostra una esposizione di bici incatenate allo scorrimano.  Andrebbero rimosse, ma nessuno lo fa.

Volendo sintetizzare,  la parola forse più appropriata per descrivere il piazzale che ospita lo IAT della stazione di Rimini  e il percorso d’ingresso è: incuria.  Non proprio il modo migliore per presentarsi ai turisti, italiani e stranieri.

All’interno, in uno spazio angusto e piuttosto disadorno, personale volenteroso vende biglietti e fornisce informazioni, mentre tra scaffali  semi vuoti si possono ritirare depliant di vario tipo.

Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, in un volume edito dalla ex Azienda Autonoma di Soggiorno di Rimini, Rimini la capitale europea del turismo, curato da Giorgio Conti, si poteva leggere quanto segue: “Nonostante gli sforzi del personale degli Uffici Informazione  per umanizzare il rapporto con i turisti, gli ambienti e il clima stesso del ricevere e dare le informazioni somigliano più a quelli di un ufficio postale, che a quelli di un Ente che pubblicizza le vacanza” (pag.33). La differenza è che gli attuali uffici postali si sono modernizzati, invece gli IAT sono rimasti praticamente gli stessi.

 Se questo modo di presentarsi ai visitatori è lo specchio della nostra offerta turistica, quando in diversi uffici d’informazione turistica del mondo stanno facendo la loro comparsa addirittura i robot,  oppure Uffici d’informazione virtuali interattivi,  dove per avere informazioni non è necessario  recarsi sul posto, allora bisogna dire che il cammino da compiere per risalire nel gradimento dei nuovi turisti  è piuttosto  lungo e gli interventi devono mirare in più direzioni.

Per un confronto  accompagniamo questo articolo con le immagini del nuovo Ufficio Turistico della Regione Catalana, a  Barcellona, situato  nel prestigioso Palazzo Moja, sulla famosa Rambla.  Un Ufficio, a parte lo spazio e l’arredo, in cui  non si forniscono solo informazioni,  ma si presentano agli ospiti  tutte le ricchezze e le produzioni, soprattutto enogastronomiche, del territorio.  Dove c’è perfino un ristorante dove poter assaggiare i piatti regionali.  Copiare questa buona pratica, visto che Barcellona e la Spagna sono al vertice della competitività turistica,  non dovrebbe essere difficile.

Perché se l’accoglienza rimane a questo livello,  aumentare le risorse per la promozione delle destinazioni turistiche, come di recente ha fatto la Regione Emilia Romagna aggiungendo altri 1,4 milioni di euro per l’anno in corso, che vanno ad aggiungersi ai 3,1 milioni di euro già stanziati, potrebbe non bastare.