Giovani in agricoltura

di Stefano Rossini

Dai numeri alla terra, voltiamoci un attimo a guardare le storie di chi invece ci ha provato. Come Andrea Gessaroli, 36 anni, che nel 2001 ha preso in mano l’azienda di famiglia.

“Ho studiato come tecnico industriale – racconta Andrea – e ho lavorato, dopo il diploma, in un’azienda sammarinese. Poi mi sono trovato davanti ad una scelta: l’azienda di famiglia stava per chiudere. Produceva solo vino sfuso e non riusciva più a reggere sul mercato. Ho deciso di provare, ma sono stato chiaro con mio padre: se entro si fa a modo mio”.

La scelta è stata quella giusta. Andrea, insieme al fratello Matteo, più giovane, che entrerà in azienda qualche anno dopo, rivoluziona completamente la produzione. Crea un’etichetta di vino – Ca Perdicchi – migliora la produzione seguendo tecniche nuove, aumentando il numero delle viti ma diminuendo la produzione per pianta, raffinando i prodotti, facendo corsi e studiando.

“Non è stato facile con mio padre far passare queste nuove filosofie. Però alla prova dei fatti si sono rivelati vincenti. Oggi produciamo 11 vini, dal sangiovese classico al riserva e superiore, oltre ad altre varietà come chardonnay, cabernet, merlot e rebola. Ma soprattutto siamo riusciti a fare dei prodotti di qualità. Le nostre etichette si trovano in molti ristoranti riminesi – non è stato facile – e abbiamo cominciato a vendere all’estero, in Europa e anche in Cina”.

La vitalità, la voglia di fare di sperimentare nuovi vini, come il passito di sangiovese, o nuove modalità di vendita, il commercio on-line, o ancora l’ampliamento dell’azienda con nuove macchine più moderne, cantine più grandi, insomma, si vede che alla guida dell’azienda c’è una persona di 36 anni che investe prima di tutto sul proprio futuro. Che ha imparato dall’esperienza del padre e quest’esperienza l’ha messa a frutto per adattarla al mercato contemporaneo.

E non stiamo parlando di un’aziendina che vivacchia come alternativa ad un altro lavoro mancato, ma di un’impresa in cui si investono ogni anno decina di migliaia di euro nell’innovazione, che lavora 30 ettari di vigneto per oltre 170 quintali di uva e che sta cercando di espandersi, e che, inoltre, cerca di ammortizzare tutta la terra che ha, lavorando con una filiera chiusa che comprende anche foraggio, carni, prodotti orticoli e molto altro.

E l’economia si rafforza anche in questo: che i giovani rispetto ai colleghi contadini, fanno filiera, producono tutto ciò che gli serve e fanno rete tra di loro per trovare le informazioni, per scoprire cosa non funziona o cosa può essere fatto meglio. Utilizzano i social network, i mercati e, a differenza dei loro padri, mettono nell’azienda le loro conoscenze, che non sono solo legate all’agricoltura, ma anche tecniche, umanistiche e sociali. In una parola: innovano.