Turisti stranieri e fatturati

Nel 2011 la Riviera di Rimini ha visto crescere le presenze (pernottamenti) dei turisti stranieri dell’8,5 per cento sull’anno prima, raggiungendo un valore (3,8 milioni  presenze, pari al 23 per cento del totale) che non si vedeva più dai primi anni del duemila.

Un buon risultato in tempi di crisi, che secondo l’indagine della Banca d’Italia sulle destinazioni dei flussi di visitatori stranieri in entrata alle frontiere (intercettati su  strade, porti, aeroporti e ferrovie) sarebbe perfino migliore (4,2 milioni di presenze nel 2011) di quello registrato in loco, stabilmente al di sotto dei primi (tra il 13 e il 42 per cento, secondo le annate).

Ma a parte le incongruenze delle presenze registrate, che va detto possono essere anche il frutto di metodi diversi di raccolta delle informazioni, come gli operatori sanno è importante avere gente che riempie gli alberghi,  però alla fine sono i fatturati e i margini operativi i veri dati che contano.

Qui, restando sempre alle fonti della Banca d’Italia,  i miglioramenti ci sono stati ma sono meno evidenti delle presenze. Infatti la spesa dei viaggiatori stranieri a Rimini è stata, nel 2011, di 428 milioni di euro, che è la stessa di un anno prima, già in recupero sul 2009 quando la crisi l’aveva vista cadere a 375 milioni di euro, ma appena superiore agli importi registrati del 2008 (427 milioni di euro).

In sintesi: secondo le fonti locali arrivano più persone, anche dall’estero, ma questo non migliora i conti finali. Un dato che si presta a due diverse interpretazioni: la prima, positiva  perché comunque è un indice di attrattività; la seconda, più critica perché vuol dire vendita di servizi a basso costo (se da più persone ricavo lo stesso importo).

Vengono in mente le offerte di mezza pensione a qualche decina di euro per notte, cui ricorrono tanti alberghi della Costa  pur di avere un po’ di movimento, soprattutto in bassa stagione, ma che certo non possono consentire dei grossi margini.

Costituendo, per giunta, dei precedenti piuttosto pericolosi e controproducenti perché autorizza il cliente a credere, quando si vorrà tornare ad un prezzo giusto, che questo sia adesso troppo alto e quindi fuori mercato.   Una politica dei prezzi deve consentire una certa flessibilità, ma sbalzi troppo forti rischiano  di svalutare completamente il prodotto.