preparazione, l’addestramento e le condizioni di lavoro. Un po’ come si fa con
i piloti d’aereo. Invece a Fukushima non c’è stato nessun errore riconducibile al personale addetto, ma un errore di progettazione: le centrali non erano programmate per resistere a uno tsunami della portata di quello scatenatosi la scorsa settimana. Le fonti tecniche dicono che la progettazione teneva conto di tsunami di intensità minore. Ma questa è comunque una mancanza perché nel costruire una centrale nucleare sul Pacifico non si può non tenere conto della massima potenza delle forze del mare e della Terra. Non è una giustificazione il fatto che erano centrali attivate quarant’anni fa, e che erano quindi alla fine del loro ciclo vitale.
rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari. Il che non
vuol dire ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla
radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero –
ed è scientificamente vero- che senza l’energia nucleare il nostro pianeta, con
tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma
andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico.
Dobbiamo pensare al futuro tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che possono fare
delle fonti di energia strumento di ricatto economico e politico; che stiamo
avvicinandoci ai 7 miliardi di persone sulla Terra, con consumi sempre maggiori di energia; che le altre fonti di energia, le rinnovabili, hanno grandi
potenzialità, ma per alcune non abbiamo le tecnologie che rendano accessibili i costi di trasformazione e globalmente non sono sfruttabili in modo tale da
assicurare la copertura del fabbisogno. La scelta dell’energia nucleare è
dunque inevitabile e il nostro compito è ora quello di garantirne al massimo la
sicurezza per l’uomo e l’ambiente.
riconsiderare criticamente questa convinzione. Molti si domandano se il modello delle centrali nucleari di grossa taglia, come sono oggi tutte quelle del
mondo, sia quello da continuare a realizzare; oppure se non è possibile ed
opportuno considerare l’adozione di reattori più piccoli e modulari : una rete
di minireattori. Alcuni di questi modelli progettuali sono già in produzione e
dovremo studiarne a fondo le caratteristiche e la fattibilità (La Repubblica, 19
marzo 2011)
Nessuno è stato in grado di fornire dati precisi sul numero dei morti e degli
ammalati, anche perché lo scioglimento dell’ Urss ha reso tutto più complicato. Le vittime dirette furono una cinquantina, ma poi ci sono tutti gli altri. I liquidatori che dopo tornarono a casa, nelle varie repubbliche sovietiche. Gli abitanti, i bambini. Un rapporto internazionale si ferma a quattromila vittime.
Altre fonti vanno oltre: centinaia di migliaia, forse un milione. Basti pensare
che almeno 600 mila persone lavorarono negli anni seguenti attorno alla
centrale. A bonificare e a costruire il sarcofago, la gigantesca copertura in
cemento armato che ha incapsulato il reattore numero quattro. Adesso è pieno di crepe e se ne sta costruendo un altro ancora più grande che dovrebbe durare cento anni. Pripyat è una città fantasma, nella quale la natura sta riguadagnando terreno. «Sono tornato a casa mia e al piano terra un albero è cresciuto nel soggiorno», ricorda con tristezza Pyotr. Tutto è verdissimo nella zona di esclusione e i fiumi sono pieni di pesci giganteschi (Corriere della Sera, 19 marzo 2011)
In Giappone l’energia nucleare fornisce il 30% dell’elettricità del paese.
Iodio radioattivo 7,5 milioni oltre limite La Tepco risarcirà la popolazione di Pietro Del Re
TOKYO – Fa davvero paura l’ultima misura della radioattività nelle acque del Pacifico, davanti al reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima. Infatti, in corrispondenza dello sbocco del sistema in cui sabato corso è stata scoperta una falla, i quantitativi di iodio131 rilevati superano 7,5 milioni di volte i valori normali. Questi dati abnormi e perciò agghiaccianti li ha forniti la Tepco, il gestore dell’impianto, e sono relativi a campioni prelevati prima del rilascio in mare di 11.500 tonnellate di liquidi contaminati, iniziato due giorni fa. Sempre secondo la più grande utility asiatica i valori di cesio 137 sono 1,1 milioni di volte superiori ai limiti consentiti (La Repubblica, 5 aprile 2011) .
Giappone, ora preoccupa la centrale di Onagawa
Perdite di acqua alla centrale nucleare di Onagawa, nella prefettura di Miyagi, dopo il violento terremoto di ieri (7,4 ° della scala Mercalli). Per ora la situazione sembra sotto controllo ma la nuova emergenza che costringe Tokyo a ripensare al proprio modello di sviluppo (8 aprile 2011).
Effetti collaterali
Dentro i tre chilometri off-limits di Fukushima la popolazione è abbandonata, chiusa nelle abitazioni sbarrate dall’esterno, esposta alle esalazioni atomiche e circondata da 2453 cadaveri putrefatti che nessuno vuole recuperare (9 aprile 2001).
La polvere…..dopo 25 anni
Attenti a quella polvere, qui a Cernobyl, continua ad uccidere dopo 25 anni. …Proprio una settimana fa un gruppo di scienziati americani e ucraini ha scoperto che tutti i bambini da tre a cinque anni che vivono in un raggio tra 50 e 60 chilometri dalla centrale, soffrono di problemi cronici alle vie respiratori. Molti di loro sono condannati ad essere affetti da serissime malattie polmonari. Nella zona di Narodici, abitata, dove tutto sembra normale e lontano da ogni pericolo, il Cesio 137 raggiunge valori di
trenta-quaranta volte le dossi tollerabili (13 aprile 2011)
Raddoppiate le stime sulla fuga di radiazioni a Fukushima
Il Giappone ha raddoppiato le stime sulle fughe radioattive dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi nei giorni immediatamente successivi allo tsunami dell’11 marzo. L’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese stima che si siano dispersi nell’atmosfera 770.000 terabecquerel, più del doppio dei 370.000 inizialmente calcolati.
L’agenzia ha anche riconosciuto che la fusione del nucleo in tre reattori è
avvenuta in tempi molto più rapidi di quelli stimati in precedenza. Il
governo giapponese sta considerando l’ipotesi di allargare ulteriormente
la zona evacuazione, attualmente limitata a un raggio di 20 chilometri
dall’impianto e che concerne circa 80mila residenti (Sole 24 Ore, 7 giugno
2011).
Ai francesi non piace il nucleare…..mentre i tedeschi le chiuderanno entro il 2022
Secondo un sondaggio il 62% dei francesi auspica un’uscita dal nucleare entro 25-30 anni, mentre il 15% chiede un arresto immediato delle
centrali in attività.
Intanto la Germania, prima potenza economica e industriale d’Europa, vara una legge per chiuderle tutte entro il 2022 (attualmente sono nove ancora in attività) (7 giugno 2011)