Il PNRR in provincia di Rimini

Il PNRR, sigla che sta per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è un piano messo in piedi dall’Europa  che concede all’Italia, il paese cresciuto meno nell’ultimo ventennio, e principale beneficiario, 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 miliardi a fondo perduto, il resto come prestito da restituire entro il 2052 a tassi molto agevolati rispetto a quelli di mercato. Fondi da spendere non come si vuole, ma per intervenire  in sei aree ritenute strategiche per il futuro: transizione verde; trasformazione digitale; infrastrutture e mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione sociale; salute.

Soldi che andranno spesi entro il 2026. E qui, come informano le cronache, stanno venendo fuori tutti i limiti, compreso la carenza di personale esperto, dei processi decisionali italici. Lunghi perché, come diceva lo scrittore Flaiano, siamo il paese dove “la linea più breve tra due punti è l’arabesco”.

Al momento l’Italia ha incassato dall’Europa 66,9 miliardi di euro, e da marzo è in attesa della terza rata di 19 miliardi. Quella di giugno, invece, nemmeno se ne parla, visti i ritardi nella rendicontazione. Sono fondi che il Governo deve spendere, non da solo, ma in accordo con le Regioni e gli otto mila Comuni che ci sono in Italia. Comuni, in particolare i più piccoli, che risentono maggiormente tanto della mancanza di personale esperto, come della complessità delle procedure.

Vediamo, allora, cosa e quanto è arrivato, fino a questo momento, in provincia di Rimini. Secondo il sito della Regione (https://pnrr.regione.emilia-romagna.it/) che monitora il PNRR in Emilia Romagna, sul territorio riminese sono stati finanziati progetti per l’equivalente di 317 milioni di euro, di cui un venti per cento circa con il contributo di risorse comunali. Cifra che sta sotto a quella di Forlì-Cesena e Ravenna, con rispettivamente 338 e 524 milioni di euro (di cui 130 milioni per il porto), e di tutte le altre province dell’Emilia Romagna.

Ovviamente a fare la parte del leone, in sede locale, è il Comune di Rimini, cui sono andati il 58 per cento dei finanziamenti complessivi, ma in termini pro capite, considerando cioè il numero dei residenti, il primato spetta al Comune di Casteldelci con 3.641 euro, a seguire Talamello con 2.094 euro, quindi Maiolo 1.977 euro, ultimo San Giovanni in Marignano con 533 euro pro capite.

Adesso facciamo un passo avanti e vediamo dove sono stati spesi o si spenderanno i fondi del PNRR in ambito locale.

Ad aiutarci in questa elaborazione è il sito Info Data de Il Sole 24 Ore (www.infodata.ilsole24ore.com/2023/04/25/pnrr-dove-sono-stati-usati-i-fondi-dellue-ecco-due-mappe-con-i-dati-di-monithon/) , che è riuscito a mappare la distribuzione, regionale e comunale, dei progetti finanziati con fondi del PNRR.

Al 1° marzo 2023, su 3.712 progetti approvati in Regione Emilia Romagna, i comuni della provincia di Rimini ne hanno portato a casa 307, in questo caso più di Forlì-Cesena e Ravenna, fermi rispettivamente a 254 e 242, ma sempre meno delle emiliane che stanno sopra quattrocento, escluso Bologna che è arrivata a 996.

A Rimini, in testa c’è il Capoluogo con oltre sessanta progetti approvati, secondo Riccione con 18, mentre in fondo alla classifica troviamo Montecopiolo con 2.

Un altro aspetto interessante riguarda le tipologie dei progetti approvati in sede provinciale. In altri termini: per cosa sono stati richiesti i finanziamenti.

Dei 307 progetti riminesi, quelli più finanziati riguardano: digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, in totale 132; servizio civile universale 76; percorsi di autonomia per persone con disabilità 29; sostegno alla genitorialità e prevenzione delle vulnerabilità 14; supporto all’internazionalizzazione delle imprese 17; ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero 10; Case della comunità e presa in carico della persona 5; rafforzamento degli Ospedali di comunità 3; piani per asili nido, scuola d’infanzia e scuola primaria 3 (che dovrebbe portare l’offerta di posti, almeno nel Comune di Rimini, oltre il 45 per cento della popolazione 0-36 mesi, in linea gli obiettivi dell’Europa al 2030) ; trasporto rapido di massa (metromare) 1.  

Chiama l’attenzione, considerando il deficit di opportunità lavorative per le donne, che solo 1 progetto abbia come obiettivo la “creazione di imprese femminili”, quando a Modena sono 15.  Poco comprensibile è anche la mancanza di qualsiasi progetto di promozione per il turismo. Progetti come “attrattività dei borghi”, che non ci mancano, e “valorizzazione dell’identità dei luoghi”, per fare due esempi, che invece troviamo a Modena, Reggio Emilia e Parma, da noi sono completamente assenti (di recente la Regione ha messo a disposizione 20 milioni di fondi europei per riqualificare le strutture turistiche, ma sono un’altra partita). Provengono invece dal PNRR i finanziamenti, 25,8 milioni di euro, per la realizzazione dei tratti 6, 7 e 9 del Parco del Mare sud nel comune di Rimini. Maggiori informazioni, sugli interventi PNRR in quest’ultimo Comune,  si possono trovare su: www.comune.rimini.it/pnrr

E’ utile ricordare che per turismo e cultura 4.0 il PNRR prevede lo stanziamento complessivo, a livello nazionale, di 8,13 miliardi di euro.

Ma un confronto con le province emiliane di Modena, Reggio Emilia e Parma, consente di cogliere anche altre differenze, che marcano il diverso quadro di sviluppo economico dei territori, alla base delle profonde differenze salariali di cui abbiamo più volte scritto (16 mila euro il salario medio a Rimini, 26 mila a Modena).

Infatti se in queste tre province sono numerosi i progetti, per l’esattezza 105, che parlano di ecosistemi dell’innovazione, dottorati orientati alla ricerca, progetti per giovani ricercatori, progetti di significativo interesse nazionale (PRIN) e creazione di campioni nazionali di R&S su alcune tecnologie di punta, a Rimini questi sono argomenti tabù. Nessun progetto su questi temi, che sono fondamentali per il futuro e per creare buone prospettive di lavoro.

Come sono assenti, sempre a Rimini, nonostante la nota carenza di alloggi economici, progetti di  edilizia sociale e per ampliare l’offerta da mettere a disposizione degli studenti universitari fuorisede.

In sintesi, la distribuzione dei fondi del PNRR, nonostante uno dei suoi obiettivi sia quello di accorciare le distanze, economiche, sociali e territoriali, corre, al contrario, il rischio di aumentarle. Anche per le inadempienze e la scarsa visione prospettica delle Amministrazioni e delle classi dirigenti locali.

C’è ancora tempo per rimediare. Ma non troppo.