Paglierani: il packaging

di Laura Carboni Prelati

 Sono trascorsi quasi 100 anni da quando Fernando Paglierani, capostipite della famiglia, reduce da un viaggio in America che gli aprì nuovi orizzonti, progettò e inventò, nel 1924, assieme al Geom. Luigi Marchino, proprietario della cementeria di Santarcangelo, un’insaccatrice innovativa per il cemento. Il progetto fortunato si divulgò, con il passaparola, sul territorio, dalle alpi alle isole.

Nel giro di breve il gruppo industriale si specializzò nel settore del packaging  progettando e costruendo macchine per riempire sacchi con non solo farina ma anche zucchero, pasta, cemento o mangimi, prodotti chimici, ecc.

“Le aumentate richieste da parte dei mercati internazionali – dice Lorenzo Caligari- Responsabile Amministrativo e Finanziario- hanno poi sollecitato un potenziamento dell’attività produttività e l’apertura di nuovi stabilimenti come quello di Tavullia (Atiemme) Cremona (Ocrim), Ferrara (Axor Ocrim) e Parma (FBC) per una superficie totale di 42.500 mq.

“Un vero successo nel campo nazionale e internazionale – afferma Caligari – e oggi Paglierani è un brand conosciuto in tutto il mondo.Man mano che il tempo passava ci siamo sempre più perfezionati senza tralasciare nessun passaggio, per cui abbiamo incentivato linee complete per la pesatura, i macchinari per il confezionamento, la palettizzazione, l’avvolgitura e l’incappucciamento di pallet pieni. Possiamo affermare che Paglierani è certamente l’unica azienda a livello mondiale che garantisce la progettazione, la manifattura, il montaggio, il collaudo e il servizio post-vendita dei macchinari e delle linee da essa prodotti.

L’impulso alla crescita, la ricerca di soluzioni specializzate e diversificate rispetto al mercato, gli ausili tecnologici sempre più all’avanguardia, i vantaggi introdotti nel ciclo produttivo, hanno portato l’azienda ad affermarsi in 32 nazioni dei 5 continenti, conquistando una posizione indiscussa di leader internazionale”.

-Andando più sullo specifico cosa vuol dire sistema di pesatura?-“Prima di essere confezionato il prodotto va pesato/dosato perché si va o a volume o a peso mentre per il confezionamento facciamo macchine che riempiono sacchi, dal sacchettino da 1 Kg. di zucchero o farina che trova al supermercato (ad es. la farina del Mulino Spadoni la confezioniamo noi) fino ai Big Bag che contengono da 5 a 10 q.li.” E naturalmente facciamo anche macchine che insaccano 25/50 Kg”.

-La pallettizzazione in cosa consiste?-“E’ la macchina che mette in automatico i sacchetti sul bancale che col muletto, impila i sacchi a seconda della programmazione per fare tanti strati di sacchi pronti per essere caricati”

-Mentre avvolgimento e trasporto sacchi pieni?-“Incappucciare o avvolgere il bancale pieno per proteggerlo da umidità, acqua e per dare maggiore stabilità evitando il degrado col trasporto mentre i sacchi pieni sono nastri che portano il carico a camion o vagoni ferroviari”

-Di questi macchinari qual è quello che serve maggiormente e di cui avete più richiesta?- “La piccola confezione ma anche la 25 Kg. Noi lavoriamo in tutti i paesi compresi quelli in via di sviluppo. Anche il Kenia e la Tanzania richiedono macchine per i 2 o 5 Kg. che da noi si usano meno”

-Quanti tipi diversi ne producete per svariati usi? “Sono una casistica molto vasta perché i tipi di sacco e di confezione sono molteplici: ci sono macchine che dalla bobina o dal tubolare confezionano, saldano e formano il sacco e lo riempiono oppure si usano sacchi preformati che siano carta, plastica, rafia o juta. Le nostre macchine sono impianti, un insieme di tecnologie a secondo del grado di automazione che si vuole dare, della confezione che si vuole fare, ci sono macchine manuali piccole, ci sono macchine che manipolano il sacco, lo preparano, lo mettono in posizione per essere riempito. A monte c’è la bilancia che pesa il prodotto e a valle c’è il sistema di chiusura del sacco, il trasporto e la pallettizzazione del prodotto. Quindi la linea è un insieme di tante macchine”

 –Tutti i vostri macchinari sono studiati appositamente per il prodotto che deve essere confezionato? “Esattamente, sono fatti su misura, noi partiamo da ½ kg, 1 Kg”.

-Negli anni ’60 il genero Primo Antolini prese in mano la gestione dell’azienda  portandola ai risultati odierni. Quali sarebbero le ultime innovazioni di prodotto?- “L’ultimo macchinario è la saldatura a ultrasuoni delle chiusure dei sacchi a valvola ma l’innovazione è all’ordine del giorno”

-Quanto personale avete?.“L’azienda di Poggio Torriana conta 82 dipendenti, ma nel gruppo siamo oltre 500-Trovate delle difficoltà nel reperire delle figure professionali?-“In particolare sulla progettazione perché gli ingegneri meccanici non si trovano facilmente”– C’è una parte dell’azienda che investe in nuove tecnologie, ricerca e sviluppo?-“Naturalmente, il nostro ufficio tecnico conta 15 persone in buona parte ingegneri e periti. Negli ultimi 6 anni abbiamo investito risorse pari a 25 milioni di euro in ricerca e sviluppo”.

-Quali sono i principali mercati esteri?-“Negli ultimi tempi lavoriamo molto nella fascia Nord-Africana, Filippine, Indonesia”–Quanto sarebbe del vs. fatturato la quota export?-“Per Paglierani la sede di Poggio Torriana il fatturato si aggira sui 25 mln di euro e la quota è pari al 70%, per la ditta di Cremona che esporta per il 90% il fatturato è di 140 mln””

-Avendo un mercato globale per voi avere l’euro come moneta è un vantaggio o un problema?-“Non è un vantaggio ma non è neppure un problema; con la lira avevamo qualche vantaggio però dobbiamo sopperire con la tecnologia e i nostri prezzi devono essere concorrenziali. La nostra forza e il nostro orgoglio è essere Made in Italy; non abbiamo mai pensato di delocalizzare e pensiamo di produrre tutto ciò che è possibile in Italia. Questa è stata un’arma valida e vincente, non abbiamo mai avuto crisi aziendali o cassa integrazione, esportiamo molto e abbiamo risultati positivi. I nostri macchinari sono validi, perfetti e naturalmente il mercato ci ripaga”.