Biblioteche:la crisi taglia i libri non i lettori

di Gabriele Rodriguez

Sarà la crisi perenne dei conti dello Stato, sarà l’idea che “con la cultura non si mangia”, (parola di ministro, e non è questa la sede per dimostrare che ha torto, citiamo solo la replica di Eco: “Non si mangia con l’anoressia culturale”), sta di fatto che i fondi pubblici per la cultura sono in forte calo da anni.

Eppure le biblioteche in provincia lavorano sempre più: i dati parlano di un costante aumento delle presenze, dei prestiti, dei servizi offerti (internet in wi fi, audiovisivi, ricerche on-line), di sale studio piene.

Vediamone qualcuno: Santarcangelo conta una media giornaliera di 120 presenze e 110 prestiti. Coriano, che ha rimesso in attività e coordina i centri di lettura dei comuni della Valconca, ha triplicato il numero dei frequentatori dal 2007 ad oggi, ora ha 6.000 iscritti attivi, una cifra notevole per un Comune di soli 10.000 abitanti – molti utenti in realtà vengono da Rimini, sono studenti o lavoratori dell’università. Quanto alla Gambalunga, basta un salto alle sale studio per farsi un’idea: è difficile trovare una postazione libera, e infatti i frequentatori sono 600/900 al giorno per soli 180 posti disponibili.

A quanto pare, insomma, domanda di cultura e di conoscenza ce n’è tanta in giro. Siamo nel campo della gratuità, certo, ma non del superfluo: le biblioteche rispondono ad una richiesta di servizi che è in costante crescita.

E però soffrono  una grande scarsità di risorse. Ci sono problemi di organico, per le restrizioni alle assunzioni imposte agli enti pubblici: alla Gambalunga riescono a garantire 60 ore settimanali di apertura, ma hanno ridotto l’orario della sala dei ragazzi, e coi prossimi pensionamenti si potrebbero trovare in crisi di personale – senza dimenticare che il posto di direttore è vacante da due anni. A Santarcangelo i tre dipendenti, insieme al direttore cui spetta anche la gestione delle attività dell’Assessorato alla cultura, riescono a tenere aperte le sale perfino il sabato pomeriggio, ma solo con l’aiuto fondamentale di stagisti, volontari e servizio civile. A Coriano fino a due anni fa erano gli operatori erano sette; ora, privati dei collaboratori a progetto, restano in tre, compreso il direttore Zaghini, ed hanno dovuto diminuire le ora di apertura.

Le difficoltà maggiori, in particolare, derivano dalla riduzione dei contributi per gli acquisti. “Due anni fa potevo ordinare 30 nuovi libri a settimana, ora mi devo limitare a 15/20” – racconta Fontana, direttore della biblioteca “Baldini” di Santarcangelo, che ricorda il taglio di 4.800 € dal 2009 al 2010 – “quest’anno per fortuna non ci sono state ulteriori riduzioni, è stato confermato il contributo di 19.400 €”. A Coriano si è passati da 30.000 € nel 2008 a 12.000 nel 2011. Per la Gambalunga il calo è stato progressivo nel tempo, si è passati dai 90.000 € del 2005 ai 50.000 del 2010, confermati per il 2011.

Sembrano cifre consistenti, tuttavia non bastano per assolvere a pieno la funzione di una biblioteca pubblica, che dovrebbe idealmente raccogliere, conservare e rendere disponibile ciò che di significativo offre la cultura del Paese. La Gambalunga inoltre, in base alla legge sul deposito legale, in qualità di biblioteca del capoluogo è tenuta a custodire tutta la produzione culturale specifica del territorio. (Un esempio “a caso”: se doveste consultare un articolo di TRE di qualche anno fa, dove andreste a cercarlo?).

Se si tiene presente che in Italia escono circa 60.000 volumi all’anno (sessantamila!), è facile capire le difficoltà. Certo, solo una piccola parte di questi meritano di essere acquisiti e conservati, ma si tratta comunque di una quantità enorme.

In più è appena entrata in vigore la legge che limita gli sconti sui libri, per tutelare le case editrici minori dalle aggressive politiche di prezzo dei grandi gruppi editoriali: se prima le biblioteche ottenevano anche il 30% di riduzione sugli acquisti, ora arrivano all’incirca al 15%, e la differenza si sente eccome, significa centinaia di volumi in meno, a parità di spesa. Per dare un’idea, la Gambalunga l’anno scorso ha potuto acquistare poco più di 3.000 fra libri e riviste, ed altrettanti ne ha ricevuti, fra donazioni e “deposito legale”, a fronte di quel numero incredibile di 60.000 novità all’anno.

In questo modo diviene impossibile garantire la bibliodiversità, cioè la sopravvivenza e l’accesso a quei testi che in poco tempo vanno fuori catalogo, a causa di un mercato editoriale sempre a caccia di novità, che di rado concede il tempo sufficiente per affermarsi in libreria e quindi restare in vita, indipendentemente dal valore dell’opera.

La scorsa primavera a Rimini si sono fatti venire un’idea originale: “La biblioteca desidera”. Hanno invitato i riminesi ad acquistare un libro e donarlo alla Gambalunga, con eventuale dedica del donatore ai futuri lettori. L’iniziativa ha avuto successo oltre le aspettative, mostrando un grande  attaccamento dei cittadini alla biblioteca, come fosse una “casa” propria, preziosa, per cui vale la pena spendersi.

Sarebbe bello a questo punto poter citare anche i contributi dei privati, ma come spesso accade non si va oltre la Fondazione Cassa di Risparmio, che in passato ha finanziato grossi progetti ed ora, mentre deve scontare le difficoltà dell’istituto di credito, sta sostenendo le spese per l’acquisizione della biblioteca di Augusto Campana. Le donazioni dirette di documenti e archivi privati sono tante  e meritevoli, ma non portano risorse spendibili.

Tutto questo, spiega Oriana Maroni della Gambalunga, non è sufficiente ad evitare un depauperamento del patrimonio in dotazione. In particolare non si riesce ad acquistare repertori, banche dati, grandi opere. Ed infatti la biblioteca riminese è un po’ carente riguardo alla letteratura scientifica, nonostante i suoi servizi siano utilizzati in primo luogo dagli universitari.

Da parte sua l’università di Rimini – le cui sale studio non sono lontanamente sufficienti per le migliaia di studenti, che appunto affollano la biblioteca comunale – contribuisce con 5.000 € l’anno per l’acquisto di pubblicazioni specifiche, oltre ad aver sottoscritto una convenzione per consentire l’accesso alle proprie banche dati dal catalogo della biblioteca cittadina. Poca cosa, purtroppo, rispetto all’entità dei bisogni.

A fronte del calo di risorse, si è dovuta salvaguardare per quanto possibile l’attività istituzionale, per cui sono stati sacrificati gli eventi culturali, le attività “extra” curate dalle biblioteche. A Rimini hanno dovuto rinunciare agli appuntamenti maggiori come le “Meditazioni riminesi”, mentre il “Festival del mondo antico”, ora “Antico-presente”, è stato molto ridimensionato, trasformato in laboratori rivolti ai bambini. Lo stesso vale per gli altri comuni, non si organizzano quasi più presentazioni di libri, incontri con gli autori, conferenze.