Le tecnologie che disegneranno il futuro

Non divorziare dall’innovazione che disegnerà il futuro: potrebbe essere questo l’invito da rivolgere a tutti i governi, nazionali e locali. L’Italia, non di meno Rimini, vive un paradosso che al momento danneggia soprattutto i giovani, ma a lungo andare colpirà tutti (lo sta già facendo).  L’economia ristagna, l’occupazione scende e i giovani più preparati sono costretti ad andarsene, non perché sono troppi ma perché sul territorio e nel paese non trovano le opportunità e l’accoglienza necessaria per valorizzare le loro capacità. Aziende che innovano ed assumono ci sono, e sono quelle che tengono alta la bandiera delle esportazioni, ma il loro numero è troppo piccolo.

Il futuro, se non vogliamo subirlo o peggio rincorrerlo, partendo, quindi, già in svantaggio, va costruito  con largo anticipo. Questo si può fare avendo la capacità di individuare le chiavi di volta, le innovazioni che segneranno il cammino. A disegnare questo scenario, proprio per mettere sull’avviso imprenditori e governi, ci ha pensato  il  McKinsey Global Institute (MGI) con una pubblicazione recente che è già un programma:“Tecnologie dirompenti: innovazioni che trasformeranno gli affari, la vita e l’economia globale”.

Dopo aver ricordato che il lavoro che svolgeva, nel 1975, il computer più veloce ad un costo di 5 milioni di dollari, oggi lo fa un IPhone per 400 dollari e che questo processo di innovazione ha contribuito a creare 230 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore della conoscenza, fa l’elenco delle dodici tecnologie che da qui al 2025 rivoluzioneranno il mondo: internet mobile, l’automazione delle mansioni  qualificate (per esempio, tramite il riconoscimento vocale), l’internet delle cose (con l’installazione di sensori che consentono agli oggetti  di collegarsi, rendendo possibile il monitoraggio dei flussi,  fino al controllo remoto dei pazienti in campo sanitario), la tecnologia cluod (la nuvola che renderà possibile l’accesso a tutti i software a costi ridotti, già in crescita), la robotica avanzata (da impiegare nel manifatturiero ma anche nei servizi di pulizia e manutenzione, compreso il campo medico-ospedaliero), la diffusione di veicoli autonomi o semi-autonomi, l’immagazzinamento dell’energia con batterie al litio, la diffusione di stampanti a 3 dimensioni, i nuovi  materiali di caratteristiche superiori, le energie rinnovabili (solare, eolica, idroelettrica e basata sulle onde marine), metodi  più rapidi e meno costosi di mappare il DNA, nuove tecniche per l’estrazione non convenzionale di gas e petrolio.

Questo non vuol dire che negli altri settori non succederà niente, ma proverrà da queste tecnologie  (presumibilmente) l’impatto più dirompente.  Un dato per tutti: dal 2001 al 2011 la popolazione mondiale con un cellulare è passata dal 16 all’85 per cento, quella connessa ad internet dall’8 al 33 per cento. Rimangono da collegare, da qui al 2025, più di quattro milioni di persone, con un impatto sul lavoro, la produttività e l’economia facile da immaginare (a cominciare dal turismo).

Agganciare il futuro vuol dire creare opportunità, investire in ricerca e formazione, coordinare le politiche e le azioni, stimolare/incentivare le imprese, trasformare le città, non perdere di vista la direzione di marcia e alzare lo sguardo, troppo spesso concentrato su piccole questioni. Di fatto quello che NON si sta facendo. Con i risultati che vediamo.

Il paradosso sta che tutta questa tecnologia “dirompente” che disegnerà il nostro futuro non si appoggerà sulle materie prime o sulle risorse fisiche, ma sul capitale umano e la sua creatività.