Uso del suolo: va forte il cemento

Dal dopoguerra in poi, analogamente a quanto è avvenuto su scala nazionale, anche in Emilia-Romagna si è assistito ad un aumento massiccio delle zone urbanizzate, sottraendo terreno all’agricoltura. Questo ha portato a notevoli variazioni nei bilanci ambientali, ad esempio per quanto riguarda la regimazione delle acque piovane ed il cambiamento del microclima degli agglomerati urbani, a causa della cementificazione e impermeabilizzazione del suolo. Oltre alla riduzione dei suoli destinati alle produzioni agricole, una maggiore urbanizzazione comporta anche una minore cattura e immagazzinamento del carbonio nel suolo,  per la modifica di uno dei principali “serbatoi”.

La rappresentazione di questi fenomeni è stata delegata a due indici: “Impermeabilizzazione” e “Suolo/nonSuolo”. Dove per l’indice di impermeabilizzazione (Imp.) si prendono in considerazione le superfici impermeabilizzate per cause antropiche: asfaltate, cementificate, edificate, ecc., mentre per l’indice Suolo/nonSuolo  (S/nS) si utilizza come parametro la presenza o assenza di vegetazione, sia di tipo erbaceo, che di tipo arbustivo o arboreo (esempio sono considerate S/nS: le rocce, il suolo coperto dall’acqua, quello non più agricolo, ecc.).

Applicando questi criteri il Servizio Geologico dell’Emilia Romagna  ha classificato l’uso del suolo di alcuni centri urbani regionali rappresentativi, tra cui porzioni significative dei comuni di Rimini (400 ettari su 13.548 ettari comunali totali) e Cattolica (212,65 ettari su 610 ettari comunali totali).

Il risultato è che già nel 1976, anno a cui si riferiscono questi dati, risultava impermeabilizzato il 76% del suolo dell’area urbana di Rimini e l’84% di quella di Cattolica, ben al di sopra della media regionale che non supera il 64%, mentre è Bologna ad avere l’Indice di urbanizzazione più elevato  con l’89% della superficie analizzata.

Dove poi il suolo urbanizzato è maggiore, come Rimini e Cattolica, va da se che resta meno territorio libero per colture arboree di vario tipo: infatti il Suolo/nonSuolo occupa il 24% della superficie a Rimini e meno del 16% a Cattolica, quando il dato medio regionale è del 36%.

Lo stesso Servizio Geologico ha poi calcolato la percentuale delle superfici impermeabilizzate in ciascuna delle 9 province della Regione Emilia-Romagna nel 1976 e nel 2003, scoprendo che Rimini oltre a risultare con più territorio  impermeabilizzato in entrambi gli anni, nel 2003 ha addirittura compiuto il maggiore balzo in avanti, rispetto al 1976:  4,48% l’aumento del suolo urbanizzato, quando a  Reggio Emilia, la seconda in regione, l’incremento è stato del 3,32%.

 La conclusione, al 2003, quindi non aggiornata, è che in provincia di Rimini è stato impermeabilizzato oltre l’11% del territorio, la percentuale regionale più alta e ben 4,4 punti  sopra Reggio Emilia, la seconda provincia  dell’Emilia Romagna in questa graduatoria.

Un risultato che dovrebbe consiliare di trovare strade diverse, anche come contributo alla limitazione del riscaldamento del territorio, già prossimo al tetto di 2°C come questo giornale ha documentato (negli ultimi vent’anni  la temperatura è salita di + 1°C a Rimini e + 1,7°C a Verucchio).

 Consumo del suolo