Una brutta estate, mentre continua la crisi del lavoro

Una estate decisamente brutta. Non tanto per il clima bizzarro, e forse (speriamo) nemmeno per i numeri  delle presenze turistiche, ma per l’immagine che questa Riviera è riuscita a dare di se. Lavoratori stagionali, spesso stranieri e donne (ho visto una lavoratrice romena  piangere davanti alle telecamere di un TG regionale, perché un albergatore gli aveva dato solo un anticipo di pochi euro per più di un mese di lavoro),  se non proprio “schiavi”, come denuncia provocatoriamente un manifesto che ha fatto il giro d’Italia, sicuramente trattati malissimo, Guardia di Finanza che oramai va a colpo sicuro tanto è diffusa l’evasione tra gli operatori del turismo (Rimini è la nona provincia in Italia per produzione di ricchezza ma al 95mo posto per redditi dichiarati),  una Fondazione Fellini che  avrebbe dovuto promuovere e valorizzare una figura così straordinaria, ricevuta tra l’altro gratuitamente, come è appunto quella di Federico Fellini, che al contrario è riuscita, e non tanto per i debiti, a rimediare solo abbandoni e figuracce di fronte al mondo intero (perché Fellini lo conoscono tutti).      

Solo questo breve elenco ha provocato alla Riviera un danno di immagine (e non si può certo dire che oggi non conti) che probabilmente nessuna campagna promozionale riuscirà a riparare.  Certo, conosco già le obiezioni: si è trattato di casi limite, che non sono rappresentativi della realtà. Tutti ce lo auguriamo, ma allora perché non isolare preventivamente le mele marce, non proprio sconosciute, da quelle sane ?   E’ chiedere troppo se agli operatori che prestano servizi alle persone,  si raccomandasse di adottare almeno la stessa cura e attenzione per i propri collaboratori (persone anche loro)?    Perché le Associazioni di categoria non si dotano di un Codice etico da far sottoscrivere preventivamente a tutti gli aderenti ?  Non sarà la soluzione, ma può rappresentare una chiara presa di distanza da chi avesse cattive intenzioni.

 Ma l’estate ha portato anche altro. Per esempio: che i trecento lavoratori del calzaturificio  Valleverde sono senza stipendio da mesi; che settantadue dipendenti della ditta di arredo per bagni Manzardo-Wolseley sono stati licenziati in tronco; che nei primi sette mesi di quest’anno la cassa integrazione in provincia di Rimini è aumentata, sul già pessimo 2009, di quasi il cinquanta per cento, per un equivalente di oltre due mila occupati a rischio;  che l’ultima indagine Excelsior ci dice che anche nel 2010 questo territorio soffrirà una ulteriore distruzione di posti di lavoro e che a rimetterci di più saranno i giovani, perché avranno meno opportunità di trovare un lavoro di quanto non capiti in altre zone del Paese. Infine, che i  nuovi lavori sono in prevalenza stagionali, a intermittenza e a progetto. Cioè brevi e  senza nessuna garanzia di continuità.

Nel resto del mondo (i giovani senza lavoro sono aumentati di otto milioni)  le notizie sul’andamento dell’occupazione non sono migliori, ma questo non giustifica una sostanziale carenza di progettualità per il futuro.   

 Perché se nella visione strategica dello sviluppo di questo territorio (di cui tanto si discute) non diventa prioritario questo tema, cioè quello di operare  per  offrire il maggior numero possibile di buoni posti di  lavoro, allora veramente non si capisce del futuro di chi  si sta parlando.