Un tetto non è per tutti

Quando si  discute di mancanza di abitazioni è sempre bene chiarire la portata del concetto,  che è molto semplice: spesso non sono le abitazione a mancare, ma la possibilità di comprarle. Per esempio, in provincia di Rimini, l’ultimo censimento del 2011, ha contato 40 mila abitazioni che non sono risultate occupate. Se non tutto l’anno, perché molte sono residente turistiche, buona parte del tempo. Praticamente una su quattro. Non sono proprio poche.

A fronte di questa abbondanza, che non impedisce di continuare a costruire (in gergo, per non far capire bene, si dice “valorizzare” un terreno), ci sono gli sfratti di famiglie che non ce la fanno a pagare l’affitto, ed una offerta di edilizia pubblica insufficiente, soprattutto a Rimini.

Dall’inizio della crisi (2008) gli sfratti emessi sono aumentati quasi dappertutto, così le richieste di esecuzione, per fortuna meno quelli effettivamente eseguiti che sono stati, nel 2016: 237 in provincia di Rimini, 173 a Forlì-Cesena e 279 a Ravenna. Nel primo caso con un lieve calo sull’anno precedente, nelle restanti due province sono invece aumentati.

Ma l’esecuzione di uno sfratto, a volte anche con la forza pubblica, è solo l’atto finale della procedura, di norma preceduta dalla richiesta di esecuzione da parte dei proprietari. Richieste dove  Rimini, sempre nel 2016,  con 1.649 provvedimenti sopravanza tutti, seguita da Forlì-Cesena con 537 richieste e Ravenna con 301.

Stando la minaccia di sfratto che incombe su tanti riminesi ci si potrebbe attendere  la disponibilità di un adeguato numero di alloggi di edilizia pubblica sul territorio.  Invece accade tutto il contrario: gli alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) della provincia di Rimini, tra quelli occupati e quelli da assegnare, sono meno della metà rispetto alle altre due province romagnole. Alloggi ERP a Rimini poco più di 2.000, a Forlì e Ravenna oltre 4.000 a testa.

Un deficit di edilizia pubblica che esce confermato anche da un altro indicatore: il numero delle famiglie residenti per singolo sfratto emesso: 276 a Rimini, 293 a Forlì-Cesena e 460 a Ravenna.

Visto il ritardo sarebbe normale attendersi, per Rimini, un percorso di recupero degli alloggi ERP mancanti piuttosto accelerato, almeno da pareggiare il conto con le altre province romagnole. Ma di questo, nell’ultimo quinquennio, c’è solo una flebile traccia (+269 i nuovi alloggi in provincia di Rimini). Tanto che con questi ritmi ci vorranno almeno dieci anni per mettersi in pari.

Tempo poco compatibile con la crescente domanda di alloggi a basso prezzo, dove si corre il rischio di preparare il terreo ad un ennesima guerra tra poveri, del tipo “gli immigrati ci rubano le case”, come spesso si sente e si legge. Non è vero, ma la percezione, spesso, offusca la ragione.

Infatti gli immigrati che attualmente usufruiscono degli alloggi ERP  rappresentano il 13 per cento di tutti le persone ospiti a Rimini,  il 20 per cento a Forlì-Cesena e il 27 per cento a Ravenna.  Queste conteggiando le persone, ma considerando che gli immigrati hanno famiglie più numerose, gli alloggi Erp occupati, a fine 2015, sono sensibilmente di meno: rispettivamente il 7,5, il 10,1 e il 14,6 per cento del totale.

Ma sempre più immigrati, presumibilmente residenti di lunga data, la casa riescono anche a comprarla: in Italia capita al 21 per cento, quando in Europa sono il 32 per cento, con punte del 45 per cento in Francia.  La differenza, per ovvie ragioni, ricorre al mercato dell’affitto.