Un programma per l’Europa

PROPOSTE DEL GRUPPO “STATI UNITI D’EUROPA” DI CANTIERE CITTA’ RIMINI, PER LA DEFINIZIONE DEL PROGRAMMA DELLE FORZE EUROPEISTE ALLE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE DEL 26 MAGGIO 2019

PREMESSA

La popolazione europea rappresenta appena il 6% di quella mondiale (era il 25% nel 1900; diventerà il 4% nel 2060). Se vorremo essere effettivamente liberi e sovrani, noi stati e i popoli europei dovremo proseguire più velocemente  verso una definitiva integrazione di tipo federale, altrimenti non conteremo nulla nel mondo di oggi e ancora meno in quello di domani. Altro che liberi e sovrani in casa propria !  L’Unione Europea deve uscire dall’attuale limbo che ne fa qualcosa di più di una Confederazione di Stati Sovrani ma ancora molto meno di uno Stato compiutamente federale, l’unico assetto che le conferirebbe un peso politico di massimo rilievo nelle vicende del mondo contemporaneo e nella protezione dei propri cittadini,  proporzionato alla sua notevole forza economica e al suo soft power in temi chiave quali la lotta ai cambiamenti climatici.

LA POSTA IN GIOCO ALLE ELEZIONI EUROPEE DEL 26 MAGGIO

Pur con molte contraddizioni e incoerenze al loro interno, il 26 maggio si fronteggeranno due visioni del futuro dell’Europa: l’Europa delle nazioni; l’Europa dell’ulteriore integrazione. Tra i fautori dell’Europa delle nazioni quasi nessuno, dopo l’esperienza caotica della Brexit, propone la fuoriuscita del proprio paese dall’Unione Europea. Neanche Steve Bannon, l’ex-ideologo di Trump e attuale consigliere dei sovranisti nostrani.  Che cosa vogliono, allora, i vari Salvini, Le Pen, Orban e compagnia bella ? Non sempre è chiaro. Ad esempio, nell’Europa delle nazioni, che fine fa la libera circolazione delle persone nell’area Schengen ? Vengono ripristinati i controlli anche alle frontiere interne tra gli Stati membri sia alle persone che alle merci ?  Il ripristino dei controlli doganali delle merci alle frontiere interne comporterebbe un aumento del 15% dei costi per le imprese che inevitabilmente verrebbe scaricato sui consumatori, oltre a tutte le conseguenze negative per chi deve viaggiare all’interno dell’Europa per turismo o affari.  E ancora: nell’Europa delle Nazioni, che fine fa l’euro, seconda moneta di riserva nel mondo e in grado di assicurare stabilità monetaria e bassi tassi di interesse per le famiglie e le imprese europee ? Infine: nell’Europa delle nazioni, l’attuale politica regionale e di coesione (di competenza europea e gestita dalle Regioni attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, il Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale  ecc. ) verrebbe ri-nazionalizzata. Di conseguenza verrebbero a mancare gli ingenti trasferimenti di risorse dagli Stati contributori netti (Germania, Francia, Italia, Svezia, Olanda) a quelli beneficiari (in primis Polonia e Ungheria). I sovranisti etno-nazionalisti al potere in Polonia e in Ungheria saranno disponibili a rinunciare rispettivamente agli oltre 6,5 e 4 miliardi di €, fondamentali per la loro crescita degli ultimi 10-15 anni ? O l’agitazione anti-UE è pura propaganda ad uso interno ?

Come ha scritto il presidente francese Macron nel suo “Manifesto per la rinascita Europea” “Il ripiego nazionalista non propone nulla; è un rifiuto senza  progetto. E questa insidia minaccia tutta l’Europa: coloro che sfruttano la collera, sostenuti dalle false informazioni, promettono tutto e il contrario di tutto”. 

 Nell’Europa delle nazioni, anche al di là delle intenzioni dei loro fautori, si cela il veleno pericoloso del nazionalismo, i cui effetti disastrosi l’Europa li ha già sperimentati in guerre costate decine di milioni di vite umane, in primo luogo di intere generazioni di giovani. Robert Schuman, nelle sue memorie scritte a Mentone nel 1963, ha scritto: “L’Europa non si farà in un giorno, né senza urti. Nulla di duraturo si realizza con facilità”.

 Costruire l’unificazione Europea richiede un impegno costante e tenace; sfasciarla è sicuramente meno faticoso, anche se non affatto semplice, come insegna la vicenda della Brexit. Al riguardo, si chieda lumi all’ineffabile Nigel Farage, leader dell’UKIP, fomentatore dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE, sparito poi di scena perché privo di un reale progetto alternativo.

BISOGNA DIFFIDARE SEMPRE DEGLI SFASCISTI.

Seppur di segno diametralmente opposto, limiti e molte contraddizioni si registrano anche nel campo europeista. In questo campo, la scelta strategica chiara che si dovrebbe compiere è tra un’Europa che punta consapevolmente a divenire una Federazione di Stati oppure un’Europa intergovernativa.

L’attuale assetto (un ibrido tra aspetti federali e intergovernativi) non potrà perdurare a lungo, anche perché è all’origine delle attuali difficoltà del progetto europeo e della sua perdita di consenso tra gli europei.

Lo strumento delle cooperazioni rafforzate tra almeno nove stati membri, previsto dall’art. 20 del Trattato UE, è la base giuridica che consentirebbe a chi lo vuole di approfondire il livello di integrazione europea, dato che è del tutto evidente che non tutti marciano, e marceranno, verso tale prospettiva.

L’Italia, come Paese fondatore dell’UE, dovrebbe essere protagonista di tale processo e, dopo il Trattato di Acquisgrana firmato da Francia e Germania, dovrebbe firmare il c.d. Trattato del Quirinale, già pronto,  con la Francia. Questi 3 Paesi, insieme a Spagna, Olanda, Belgio e Lussemburgo, dovrebbero essere i motori dell’ulteriore integrazione europea. Se l’Italia, già pesantemente indebolita dalla crescita inarrestabile del suo debito pubblico e isolata sul piano europeo ed internazionale, non ridiventerà protagonista dell’integrazione europea, ciò avrà ulteriori conseguenze sul piano della perdita di fiducia e credibilità del Paese verso gli investitori internazionali, accentuandone i fattori di crisi e declino.

Invece siamo nell’assurda situazione che l’attuale Governo è privo del Ministro degli Affari Europei, mentre la Lega vede nei governi reazionari e illiberali di Polonia, Ungheria e nella Russia autoritaria di Putin i propri alleati.

PROPOSTE

Le proposte di seguito presentate sono coerenti con una prospettiva federalista dell’Europa.

RIFORMA DELLE ISTITUZIONI  EUROPEE

– attribuzione al Parlamento Europeo del potere autonomo di iniziativa legislativa;

– il Consiglio Europeo diventa il senato federale degli Stati membri dell’Unione;

-la Commissione Europea assume le funzioni di governo federale;

-il presidente della Commissione Europea viene eletto direttamente dagli elettori europei in occasione delle elezioni del Parlamento, come espressione di schieramenti politici transnazionali;

-viene istituito un ministro del tesoro e del bilancio dell’Eurozona, che amministra un bilancio con una dotazione finanziaria adeguata a supporto di politiche per la crescita e la competitività che assumano il paradigma della de carbonizzazione dell’economia come discrimine vincolante;

-la BCE, come la Federal Reserve, può prestare denaro agli Stati Membri;

-la sede di Strasburgo del Parlamento Europeo viene chiusa; tutte le sessioni plenarie del Parlamento Europeo si tengono a Bruxelles. I 200 milioni risparmiati sono utilizzati per le politiche sociali dell’UE.

POLITICA ESTERA COMUNE

-L’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza assume la funzione di Ministro degli Esteri dell’UE e coordina le politiche dei singoli ministeri degli esteri nazionali;

-le ambasciate e i corpi diplomatici degli stati membri rappresentano (e ne curano gli interessi) nel mondo sia i singoli Stati che l’UE;

-In prospettiva, la Francia cede il proprio seggio ONU all’UE. Nella fase di interregno, la Francia si raccorda con il Ministero degli Esteri dell’UE per definire prese di posizioni comuni all’interesse europeo;

 POLITICA DI DIFESA COMUNE

-partendo dal già istituito Fondo Europeo per la Difesa (per la ricerca industriale nel settore),  viene accelerata la progressiva integrazione delle industrie di difesa nazionali, unitamente alla creazione di una forza armata comune europea (interna alla Nato, ma anche con capacità operative autonome) . Gli Stati Uniti, da tempo, stanno trasferendo i loro interessi strategici verso l’Asia e il Pacifico. L’integrazione tra i 28  eserciti nazionali porterebbe a un risparmio di 120 miliardi di €, che potrebbero essere utilizzati per contrastare la povertà e le diseguaglianze.

-le frontiere esterne dell’UE sono presidiate da unità miste, composte da forze di sicurezza nazionali e forze multinazionali espressione dell’UE.

INCREMENTO DEL BILANCIO DELL’UNIONE EUROPEA

Il bilancio dell’UE al momento ammonta a circa 158/160 miliardi di € l’anno, pari al 1% del PIL europeo (i bilanci dei singoli stati membri equivalgono al 49% del PIL). Il bilancio federale USA è circa il 10% del PIL americano. Il bilancio UE deve essere aumentato attraverso maggiori entrate proprie (ad esempio attraverso una migliore e più efficace tassazione dei giganti americani del web che operano in Europa e la Tobin tax sulle transazioni finanziarie).

 POLITICA ECONOMICA E SOCIALE  / POTENZIARE IL PILASTRO SOCIALE DELL’UNIONE

-la lotta sistematica alle crescenti diseguaglianze sociali e la ricostruzione di una diffusa classe media come architrave della democrazia europea devono essere l’asse strategico delle politiche economiche, sociali e finanziarie dell’UE dei prossimi 10 anni. Tali politiche devono essere incardinate in un nuovo modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente e a saldo zero per quanto concerne le emissione di gas ad effetto serra in atmosfera;

– il patto di stabilità finanziaria e crescita previsto dal Trattato di Maastricht deve essere integrato da una clausola che stabilisca definitivamente che gli investimenti in infrastrutture, messa in sicurezza del territorio e ricerca non rientrano nel computo del deficit di bilancio, unitamente ai co-finanziamenti a carico dei singoli stati membri per i progetti finanziati dai vari programmi dell’UE;

-viene istituito un Fondo di tutela dei lavoratori che perdono il lavoro a seguito di de-localizzazioni nell’UE  (da valutare se all’interno dell’attuale FSE-Fondo Sociale Europeo);

-viene introdotto un salario minimo garantito a livello europeo, commisurato allo standard di potere d’acquisto (PPA) dei singoli stati nazionali;

-dopo i parziali insuccessi della Strategia di Gothenburg 2000-2010 (l’economia europea, basata culla conoscenza, sarebbe dovuta diventare la più competitiva nel mondo entro il 2010) e di Lisbona (2010-2020) denominata “Europa 2020- una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, per i nuovi eventuali obiettivi in materia di istruzione per tutti, tassi di occupazione (totale e femminile), investimenti in ricerca etc. vengono stabilite sanzioni a carico degli Stati membri e meccanismi premianti, in caso di mancato e avvenuto raggiungimento degli obiettivi prestabiliti.

NEUTRALITA’ CLIMATICA DELL’EUROPA AL 2050

Per contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’accordo globale di Parigi sui cambiamenti climatici (ossia contenere l’aumento delle temperature medie a 1,5 gradi entro la fine del secolo), l’Unione Europea si è data l’obiettivo della neutralità climatica (ossia un saldo pari a zero tra le emissioni di gas serra in atmosfera e il loro assorbimento dai sistemi naturali e tecnologici)  entro il 2050.  Per raggiungere tale obiettivo, il tema clima-energia oltre a essere un asse a sé stante delle varie politiche e programmi dell’UE, deve essere un paradigma trasversale applicato a tutti i settori e ai relativi investimenti  (i Fondi Strutturali e di Investimento europei 2021-2027; il nuovo InvestEU; il  Fondo europeo per gli investimenti strategici-FEIS, i fondi BEI ecc.).

I settori coinvolti sono:

-edilizia: dal 1° gennaio 2019 tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere ad energia quasi zero; dal 1° gennaio 2021 quelli privati. Esistono poi in tutta Europa decine di milioni di case ed appartamenti che sono dei grandi divoratori di energia. La loro profonda riqualificazione può dare lavoro a milioni di persone.

-trasporti

-industria

-agricoltura.

INNOVAZIONE E DIGITALIZZAZIONE

-rivedendo i limiti normativi UE in materia di aiuti di stato, viene favorita la formazione di grandi piattaforme digitali europee (incluse le prenotazioni turistiche online; l’Europa accoglie oltre la metà degli arrivi turistici internazionali, ma  il 92% delle prenotazioni è intermediato da piattaforme americane).  Attualmente il mondo del web è dominato dagli Stati Uniti; l’unica alternativa è rappresentata dalla Cina. L’Europa non deve essere una colonia per altre potenze digitali.

-proseguendo con le positive esperienze del programma Horizon 2020, viene favorita la creazione di grandi rete di ricerca europee tra università ed imprese, con una maggiore attenzione al coinvolgimento delle persone e dei territori (creazione di Silicon Valley europee, fisiche e virtuali). L’intelligenza artificiale al servizio delle persone e le scienze/tecnologie applicate del clima sono una priorità.

IMMIGRAZIONE E INCLUSIONE

Preso atto, al di la della retorica e degli slogan, che la politica migratoria dell’attuale Governo  ha si  ridotto, comunque non annullato,  gli sbarchi, al prezzo di una brutale violazione dei diritti umani (nella prigioni libiche i migranti vengono torturati, le donne stuprate, i bambini lasciati morire e le persone ridotte in schiavitù), che dei 600 mila rimpatri annunciati  le cifre, dopo un anno,  dello stesso Ministero degli Interni parlano di poco meno di 2 mila effettivamente avvenuti (a questo ritmo ci vorranno 300 anni!), che le baraccopoli  smantellate (Rosarno, ecc.) vengono ricostruite  poco distanti  perché le persone comunque restano sul posto (sono necessari a tanti lavori agricoli, tipo la raccolta delle arance a 2-3 euro l’ora), che il Decreto sicurezza, a detta di tutti gli esperti, produrrà un paio di centinaia di migliaia di nuovi irregolari senza più un luogo dove andare ed essere accolti, ma in buona sostanza NON risolve i problemi.

Premesso che l’Europa deve rimanere nel mondo un faro della libertà e dello stato di diritto, proteggendo nello stesso tempo i suoi valori (accoglienza e inclusione sociale ) e le sue frontiere.  Che nessuna soluzione che non si basi sul più rigoroso rispetto dei diritti umani, sul suolo nazionale ed estero , può essere ritenuta accettabile.

In tale contesto va rivisitato l’accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone nel territorio europeo basandosi sui seguenti principi:

-i firmatari dell’accordo devono rispettare l’obbligo di responsabilità, verso se stessi e gli altri Stati attraverso un rigoroso controllo delle frontiere, e di solidarietà, ossia una stessa politica di asilo, con le stesse regole di accoglienza e di rifiuto. In tale contesto, va rivisto il Trattato di Dublino, che obbliga gli stati di approdo a farsi carico dei migranti, per non pesare esclusivamente sui paesi mediterranei.

-viene istituita una polizia comune europea delle frontiere.

-viene definita una strategia europea per l’accoglienza e l‘inclusione, con un focus particolare sul ruolo dei territori.

-per assicurare un afflusso regolare di immigrati in Europa deve essere attuata la proposta approvata dal Parlamento europeo per l’emissione dei visti umanitari direttamente nelle ambasciate e consolati dei Paesi europei localizzati nei Paesi di origine dei migranti.

Gli obblighi stringenti di controllo e di solidarietà europei vengono fatti rispettare dalla Commissione Europea, in cooperazione con il Consiglio, sottraendo il tema alla pura dimensione intergovernativa rivelatasi in questi anni inefficace e perdente.

I paesi che non rispetteranno le regole verranno penalizzati economicamente o riceveranno un taglio dei finanziamenti UE.

UNA STRATEGIA DI LUNGO PERIODO PER L’AFRICA

Una politica lungimirante deve affrontare il tema dell’origine delle migrazioni, che dipende dalle guerre e dai conflitti, ma anche dalla povertà e mancanza di sviluppo.  In particolare dell’Africa, il più povero, ma anche il più vicino,  tra i continenti.

Con le attuali tendenze demografiche, l’Africa passerà dagli attuali 1,2 miliardi di abitanti a 2,5 miliardi nel 2050, in uno scenario nel quale i cambiamenti climatici (i cui effetti saranno una crescente desertificazione dei suoli, carenza d’acqua , ambienti sempre più invivibili) fungeranno da acceleratori delle crisi. Per prevenire, quindi, ondate migratorie bibliche verso l’Europa, serve una visione e una strategia di lungo periodo, che si concretizzi con progetti da realizzare fin da subito.

L’Unione Europea ha già stanziato 32 miliardi di € per l’Africa sahariana e 22 miliardi per la politica di Buon Vicinato, nella quale sono inclusi anche i paesi nord africani dell’altra sponda del Mediterraneo.  Esiste, poi, un Fondo di Garanzia per le azioni esterne, i progetti supportati dalla Banca Europea degli Investimenti, la dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo ecc.

Insomma: le risorse ci sono e vanno spese bene, in modo trasparente e monitorato, per evitare che le risorse di noi contribuenti europei finiscano dei conti correnti dei vari dittatori locali.

Oltre a progetti che riguardano le infrastrutture (trasporti, ospedali, scuole ecc.) e l’economia, i fondi europei devono essere utilizzati anche per formare giovani classi dirigenti locali dotati di un’etica pubblica e di competenze adeguate.  Università e centri di alta formazione di manager pubblici devono essere coinvolti in progetti ad hoc.

LA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA EUROPEA

Lo stato di diritto (ossia il primato della legge e la distinzione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario), il rispetto delle minoranze e delle diversità,  l’eguaglianza di ciascun individuo davanti alla legge senza distinzione di sesso, di etnia, di condizione sociale, sono i valori fondamentali dell’Europa. Si tratta di valori messi in discussione oggi all’interno stesso dell’Europa (in Ungheria e in Polonia i governi stanno realizzando una “democrazia illiberale”, come essi stessi l’hanno definita).

Esistono poi fenomeni nuovi, come la fabbricazione sistematica di notizie false sul web per denigrare i propri avversari politici e condizionare i risultati elettorali, finanziamenti di potenze straniere a movimenti e partiti anti-UE, interessate alla disintegrazione dell’Unione.

In questo contesto, vanno attentamente considerate le proposte formulate da Macron:

-la creazione di  un’Agenzia europea di protezione delle democrazie che fornirà esperti europei ad ogni Stato membro per proteggere il proprio iter elettorale contro i cyberattacchi e le manipolazioni ;

 -vietare il finanziamento dei partiti politici europei da parte delle potenze straniere ;

-bandire da Internet, con regole europee, tutti i discorsi di odio e di violenza, in quanto il rispetto dell’individuo è il fondamento della nostra civiltà di dignità.

CITTADINANZA EUROPEA E NARRAZIONE DELL’UE

Fermo restando la competenza esclusiva degli Stati membri in materia di programmi scolastici, va istituito a livello europeo un modulo formativo, da utilizzare nell’ambito dell’educazione civica e/o trasversale alle diverse materie, sull’Europa e sulla promozione di una consapevole cittadinanza europea (che proietta ad un livello più ampio quella nazionale): i valori fondativi del nostro essere europei; origini, sviluppi e prospettive dell’Unione Europea; l’Europa nel mondo di oggi e in quello che verrà.

La narrazione dell’Unione Europea va radicalmente modificata. La comunicazione ai cittadini di progetti finanziati dall’Unione deve essere liberata da ogni linguaggio tecnocratico da addetti ai lavori, del tipo: “progetto co-finanziato dal POR-FESR, Asse 4, Misura 4.1), e riportare semplicemente la dichiarazione “Progetto co-finanziato dall’Unione Europea”.

I programmi televisivi e radiofonici dedicati all’Europa vanno trasmessi in orari consoni alla rilevanza del tema.

Vanno organizzati corsi di informazione e formazione per i giornalisti  (che troppo spesso non conoscono o conoscono solo in minima parte i temi europei e i meccanismi di funzionamento dell’UE).

Va favorita la formazione di un’opinione pubblica europea e di leader politici autenticamente europei, anche sperimentando una sorta di Erasmus della politica , ossia giovani leader politici formati in corsi di alta formazione transnazionali e attraverso stage presso formazioni politiche di altri stati membri, attraverso fondi ad hoc stanziati dal Parlamento europeo e messi a disposizione dei gruppi parlamentari, con una destinazione d’uso vincolata.

TEMI SPECIFICI

-RIFORMA DEL SISTEMA DELLE INFRAZIONI

Riforma del sistema attuale delle infrazioni sostituendo alle sanzioni economiche ora utilizzate  l’obbligo per il paese inadempiente di fornire servizi gratuiti ai propri cittadini per un certo intervallo di tempo. Ad  esempio se la città di Rimini supera il limite massimo di sforamenti rispetto alla qualità dell’aria, l’obbligo di rendere gratuiti per la parte rimanente dell’anno i servizi di trasporto pubblici.  Questo aiuterebbe a risolvere il problema oltre che aumentare la vicinanza delle istituzioni europee ai cittadini

-UNA NUOVA NORMATIVA UE RIGUARDANTE IL WEB

  1. Privacy dei cittadini:  Semplificazione della recente direttiva per le piccole e medie imprese; rendere obbligatorio ai gestori di chat, social o altri siti che permettono di postare video, foto o testi in rete, l’identificazione di chi utilizza il servizio. Il recente caso dei video dell’On. Giulia Sarti, oltre ad altri ben più gravi avvenuti recentemente che hanno comportato anche il suicidio della persona presa di mira, rendono palese che in molti casi si hanno veri e propri comportamenti  criminali e ricattatori. Individuare metodi per evitare da parte dei social quali facebook, la profilazione dei propri utenti, in particolare per quanto riguarda le opinioni politiche al fine di evitare ingerenze nei normali processi democratici (vedi il caso del referendum BREXIT e le elezioni politiche americane)

-UOMO-DONNA NELLA PUBBLICITA’

Emanazione di una direttiva che preveda l’obbligo per le agenzie pubblicitarie di utilizzare nei loro spot in particolari settori merceologici (prodotti per la pulizia di casa, per la cura della persona, per la cura     dei bambini ecc) la presenza per il 50% di attori maschi in modo tale da evitare l’associazione di certe mansioni esclusivamente con le donne.

Rimini, 1 aprile 2019 Autore: Luciano Natalini, con alcuni contributi specifici di Daniele Ciavatti, Primo Silvestri, Alberto Rossini e Roberto Cesari.