Se percorrete Viale Rimembranze direzione mare (Bellariva), poi svoltate a destra per Viale Regina Margherita e proseguite fino a Miramare, attraversando Marebello e Rivazzurra, è quasi impossibile trovare un punto di riferimento che vi dica esattamente dove siete. Il disorientamento aumenta facendo le parallele più interne.
Rimini Sud, cioè la zona identificata come l’ex Quartiere 3, ospita 23 mila residenti, in crescita del 13 per cento sull’anno duemila, ed è una striscia di territorio priva di particolari caratteri identitari, a meno di considerare come tratto distintivo le numerose colonie sul fronte mare, vuote e abbandonate da più di mezzo secolo. In effetti è così, ma in negativo (purtroppo è andata di nuovo deserta l’asta per la ex Bolognese di Miramare, di proprietà della fallita CMV). Per l’aspetto e perché sedi, spesso, di bivacchi e sbandati di vario genere.
Certamente non è una colpa recente, ma il frutto di un urbanizzazione senza pianificazione, risalente al dopoguerra, che non ha minimamente pensato alla creazione di luoghi significativi con cui riconoscersi come, ad esempio, una piazza. Che di norma è un luogo di aggregazione di persone e funzioni. Ruolo che oggi pare sia svolto, in particolare per i giovani, dal Parco Pertini, almeno per Rivazzurra, dai bar (un bar di Miramare è stato chiuso di recente per assembramenti non consentiti dalle norme anticovid), oppure dalle parrocchie. E per i più anziani da qualche Centro sociale.
Miramare, considera la sua piazza, appena attraversato il sottopasso della stazione ferroviaria, lo slargo di Viale Oliveti, luogo del tradizionale mercato settimanale. Ma, come dice bene il nome, è un viale. Però corrisponde al vero che è l’unico posto dove, in particolare d’estate, c’è spazio per qualche manifestazione socio-musicale.
Li vicino c’è la Piazza Decio Raggi, dove tra l’altro ha sede la Delegazione anagrafica comunale, ma è più uno slargo che un piazza vera e propria.
Lo stesso edificio comunale, un po’ malandato, ospita anche il Centro Sociale l’Incontro: 70 metri quadrati per 300 soci, decisamente pochi, come ci tiene a sottolineare la Presidente Liliana Muratori, che chiede a gran voce più spazio.
Il Centro, nato negli anni novanta, promuove attività socio-ricreative ed offre anche servizi di sostegno molto utili, come l’aiuto alla compilazione della dichiarazione dei redditi, la domanda per la pensione, ecc. E’ tra i pochi punti di riferimento del quartiere, specialmente d’inverno.
Nel medesimo stabile un tempo funzionava anche una biblioteca, che poi è stata chiusa e i libri trasferiti, si dice per mancanza di un soggetto gestore.
Di cinema nemmeno parlare, visto che l’unico rimasto, vicino alla stazione, chiuso per covid, programma solo film a luci rosse.
Con così pochi luoghi di vita sociale e spazi pubblici di aggregazione non c’è, forse, da sorprendersi se il problema più sentito dagli abitanti sia quello della sicurezza. Cui ha dato una mano, sicuramente involontaria, la trasformazione di diversi hotel in residence, che diventano luoghi di frequentazione equivoche, quando non apertamente criminali. Non tutti, ma molti. E’ di qualche settimana fa la chiusura di un hotel di tre stelle perché diventato sede di spaccio di droga.
Per non parlare di hotel chiusi da tempo, perché fuori mercato, di cui si è occupata la cronaca, che diventano bivacco incontrollato di persone senza fissa dimora.
Le attività di animazione, pensate prevalentemente per il periodo estivo, possono frenare il degrado, ma non eliminarlo.
Perché senza una radicale riprogrammazione di questi spazi urbani, oggi anonimi non luoghi, che mettano al centro la comunità dei residenti, la loro domanda di relazione, di identità, di socialità e di cultura, senza bisogno dei dover “andare in centro” (città) perché nel quartiere non c’è niente, ogni soluzione proposta sarà parziale e purtroppo non risolutiva.
L’Amministrazione comunale, con il titolo di Forum Urbani, ha lanciato, di recente, l’idea di creare sul “territorio spazi fisici di prossimità, intesi come luoghi di mediazione civica e rigenerazione urbana… Spazi urbani saranno il contenitore per la sperimentazione di diverse attività sociali e culturali, con l’obiettivo di favorire l’incontro tra le realtà comunitarie presenti nei quartieri tramite il coinvolgimento diretto di tutti i soggetti disponibili a proporre attività di servizio al loro interno”.
Per Miramare (e Viserba-Viserbella) è stato lanciato un bando per reperire uno stabile, di 800- 1.200 mq. circa, dove ospitare tutte le attività, compreso il nuovo Centro Sociale l’Incontro e una nuova biblioteca. L’immobile deve essere disponibile per fine anno. E’ una buona idea, che sicuramente riempie un vuoto. Ma ci sono forti dubbi che uno stabile qualsiasi possa diventare un luogo significativo. Perché un “luogo” è fatto anche di estetica, stile, design, forma, bellezza e piacevolezza.
Poi c’è tutto il tema della gestione, che non può essere affidata completamente al volontariato, come capitato in passato. Con i risultati noti. L’Amministrazione comunale deve comprendere che anche i quartieri richiedono investimenti, fisici e di competenze. Per diventare luoghi riconoscibili e non meri dormitori.
Ultimo, ma non meno importante, c’è tutto il tema della rappresentanza. Un quartiere che supera 20 mila abitanti è di fatto una piccola città. Ma non ne ha le funzioni. L’abolizione dei Consigli di Quartiere (CdQ), che avevano tanti limiti, compreso quello di riprodurre gli schieramenti del Consiglio comunale senza averne i poteri, ha sicuramente tagliato alcuni costi ma ha lasciato scoperto la rappresentanza. Un tempo per segnalare qualcosa si andava dal CdQ, oggi è rimasto solo l’Ufficio delle relazione pubbliche (Urp) del comune. Un po’ poco e soprattutto troppo distante. Il dibattito pubblico sui temi dei quartieri è diventato una eccezione e non sono più una prassi normale. Anche questo è un vuoto che andrebbe riempito con proposte innovative, che tengano conto dell’esperienza, recuperandone gli aspetti più partecipativi e positivi.
*Si ringrazia per la collaborazione: Leandro Coccia, albergatore, Giovannino Montanari, operatore turistico, Liliana Muratori, Presidente del Centro Sociale l’Incontro, Mirco Muratori, consigliere comunale, don Giovanni Vaccarini, della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù.
BOX
I segnali del voto
Ad ottobre, come previsto, si andrà a votare per il rinnovo dell’Amministrazione comunale. Dopo due mandati finisce l’era di Andrea Gnassi, sindaco uscente cui tutti (almeno una solida maggioranza) riconoscono di aver ben operato, e si dovrà scegliere il successore.
Fino ad oggi nei quartieri litorali si è investito molto, soprattutto in funzione turistica. Adesso è arrivato il tempo di ripensare anche al ruolo, alla funzione e alla qualità di vita e delle relazioni nei quartieri.
Le ultime elezioni regionali, in rapporto alle precedenti comunali, hanno premiato le forze di centro destra, che hanno quasi triplicato i voti. Mentre lo schieramento di centro sinistra, a cominciare dal Partito Democratico, ha sostanzialmente mantenuto i suoi. Se le prossime comunali saranno un’altra storia lo vedremo in autunno.
