Un Campus verde

di Laura Carboni Prelati

“SAVE WASTE FROM WASTE” Salvare i rifiuti dai rifiuti. E’ pensare a un mondo in cui quasi tutto, idealmente, potrebbe rigenerarsi, senza sprechi. E’ lo stesso concept che ha sviluppato il Prof. Luciano Morselli,Direttore dell’U.O di Eco-Design industriale, recupero rifiuti e ciclo di vita dei prodotti che fa capo al CIRI (Centro Interdipartimentale Ricerca Industriale) Energia e Ambiente che oltre due anni fa, ideando il nuovo Tecnopolo sul modello del Campus Sostenibile, ha unito due passioni: creatività e salvaguardia ambientale.

Il progetto ideato da Morselli, che dovrebbe prendere sede nell’area dell’Ex Macello, in Via D.Campana, è senza dubbio innovativo;in altri stati europei il discorso ambientale, la sostenibilità ed il riciclo sono partiti da tempo, in Italia stentano a decollare.

-A Rimini quindi il ruolo di capofila?-“Si.Non ne esiste fisicamente un altro. Il Campus Sostenibile è una strategia diversa–precisa Morselli-A livello mondiale si intraprendono delle azioni per rendere sostenibili nuovi plessi (università, centri ricerca, ospedali) e con essi il consumo delle energie, la produzione dei rifiuti”

-Cosa significa gestione sostenibile?-“E’ una progettualità estremamente importante da applicare. Nel caso del Campus ha un valore aggiunto perché è proprio al suo interno che si formano i nuovi talenti, i futuri ricercatori che divulgheranno una cultura ecoefficiente; la chimica non può essere considerata unicamente quella che deturpa e inquina, ma sarà in grado di modificare, risanare e prevenire anche gli infarti ambientali”

-Quanto tempo è trascorso dalla presentazione del progetto?-“Oltre un anno fa avevo predisposto una bozza preliminare; la presentai al Presidente di Polo e al Direttore Generale di Rimini. Contattai qualche possibile patrocinatore e infine lo presentai al magnifico Rettore.

-Quando è nata l’idea?-“Presi spunto in un network in ISCN, una rete a livello internazionale che conta 20/30 università tra le più autorevoli.All’estero già da diversi anni i Poli Universitari all’avanguardia (Columbia U., M.I.T, Stanford, British Columbia, Universitad International de Ecuador, Yale) stanno portando avanti un programma di Green Economy che racchiude un discorso etico (proprio a Yale un nostro dottorando è stato chiamato per 6 mesi, nel dipartimento di Industrial Ecology) La mia logica è quella di portare il know how di Campus sostenibile in Italia internazionalizzando le opportunità di lavoro per i nostri ricercatori, che attraverso questi Poli hanno ricevuto formazione e assistenza per poter operare con professionalità”

-In Europa esiste la cultura del Campus ecosostenibile?-“Vi sono altre prestigiose università come la Suisse Federation Institute of Tecnology, il Politecnico di Milano, Oxford, Cambridge,ecc che svolgono ricerche ambientali di vario tipo. Dai siti di ogni università si possono estrapolare i dati riguardanti i consumi; quelli dell’energia, sono suddivisi in rinnovabile e non, oltre al consumo di acqua e altre risorse naturali. Ogni voce viene confrontata e rapportata sugli impatti ambientali, sulla quantità dei rifiuti prodotti e come vengono smaltiti; ne risulta una fotografia ad alta risoluzione del plesso che contempla sia l’efficienza energetica, le risorse idriche e la mobilità, perché conta anche come ci si sposta o si raggiunge il Campus e che tipo di mobilità si mette in pratica.

All’estero il Campus Sostenibile è un esempio di riferimento su come dovrebbe funzionare in futuro la società; racchiude al suo interno un messaggio di salvaguardia ambientale e offre un chiaro esempio cui riferirsi per i luoghi pubblici, quelli che servono la cittadinanza, la collettività. Se ogni edificio pubblico mettesse in pratica questa filosofia, si creerebbe una sorta di mosaico all’interno delle città, con questi edifici “smart”, tali da rendere la città stessa smart. Sono queste le mete da raggiungere, la sfida nella ricerca nel campo della sostenibilità, con azioni e attività concrete”.

-Quindi occorre approfondire il concetto di rifiuto. Dalla collaborazione con il Campus si può dimostrare come la pratica del riciclo creativo applicata alla moda e al design, possa sensibilizzare la coscienza ecologica, stimolando una riflessione sociale. La passione per il riciclo ha prodotto anche un importante cambiamento culturale?-

“Si. Risultano di primaria importanza anche gli acquisti verdi; se dobbiamo acquistare gli arredi per una struttura, attraverso le banche dati o le agenzie che vendono con dei benefici (risparmi) per il compratore e la sostenibilità ambientale, gli arredi sono quelli ottenuti con materiale da riciclo; questa scrivania che mi è stata donata, è stata prodotta con legno riciclato”.

-Come avviene la formazione degli allievi del corso?-“Si opera formazione ed informazione. C’è un complesso di funzioni per offrire un quadro chiaro sui vari aspetti di impatto ambientale. Nel nuovo plesso, si potrà pensare di produrre energia da fonti rinnovabili attraverso il fotovoltaico o per mezzo di impianti a biomasse o altri sistemi che possano contribuire a risolvere i problemi di altri impatti e al tempo stesso, dare un valore aggiunto. Questa struttura si trasforma in percorso educativo, formativo e sarà un riferimento cui attenersi”.

-Come si integrerà la ricerca e lo studio del Campus al tessuto sociale locale?-“Nell’attuale contesto economico la ricerca e l’innovazione in azienda diventano sempre più prerequisito necessario per competere sui mercati. Lo sviluppo di rapporti di collaborazione tra le imprese e il mondo della ricerca applicata ai processi produttivi è la strada con cui perseguire una strategia di crescita. I Tecnopoli tendono a rispondere proprio a questa esigenza e ad accogliere le istanze di innovazione che provengono anche dai sistemi economici locali.

Questa nuova struttura sarà un luogo comune di raccordo, di interazione, di facilitazione per le aziende, le associazioni, la Camera di Commercio, il CNA; lavoriamo molto attivamente per la formazione dei nostri ricercatori e per facilitarne il percorso”

-Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a credere nel progetto di Campus sostenibile?-“Mi sono fatto una domanda: qual’è l’esigenza primaria a livello nazionale, europeo ed internazionale dei gruppi di ricercatori e scienziati che portano avanti un discorso di sostenibilità? E’la cultura delle responsabilità. Vedendo che l’Ateneo di Bologna a tutt’oggi è fuori dal percorso internazionale, mi sono sentito quasi in obbligo di proporne uno da portare avanti, anche per lasciare qualcosa di concreto (quest’anno andrò in pensione) che potrà essere di riferimento agli enti, alle amministraziioni, alle aziende, alla società del vivere civile”.