Turismo: si può fare di più

La domanda obbligata di ogni fine stagione turistica è piuttosto semplice: quest’anno come è andata ?   E’ raro, salvo eccezioni, che anche nelle migliori stagioni gli operatori del settore rispondano con un bene o benissimo, più probabile che dicano così-così, nel senso che “ce la siamo cavata” , cioè sopravviviamo.  E’ un modo riservato di essere che ha radici antiche e non teme l’usura del tempo.

In realtà cosa dicono i numeri ?  Per le statistiche della Regione Emilia Romagna, nei primi nove  mesi dell’anno (da gennaio a settembre 2016)  in provincia di Rimini sono  arrivati  un  po’ più di tre milioni di visitatori,  per circa quindici milioni di pernottamenti.   Per gli arrivi l’incremento, sullo stesso periodo dell’anno precedente, è stato del 2,5 per cento, per i pernottamenti del 1,3 per cento, che diventa però del 3,2 per cento per la sola componente estera.

Quasi doppi, invece, i tassi di crescita calcolati  dall’Osservatorio sul Turismo di Unioncamere dell’Emilia Romagna che rivaluta, in base a parametri e coefficienti non ben specificati, le statistiche ufficiali regionali.

Certamente nel turismo c’è del grigio, che la diffusione dei airbnb (privati che affittano stanze o interi appartamenti, a Rimini se ne contano più di trecento e non è richiesta la registrazione degli ospiti) probabilmente sta gonfiando, ma anche per le rivalutazioni ci vorrebbe quanto meno un criterio univoco, minimamente testato e validato a livello europeo,  per non dover assistere ad un balletto di cifre piuttosto imbarazzante per una delle maggiori regioni turistiche d’Italia.

In ogni caso, anche facendo proprio l’andamento più favorevole, restiamo sotto il tasso di crescita del turismo mondiale, che al contrario è ben catturato dalla Spagna  dove, nello stesso periodo, gli arrivi  internazionali sono aumentati del dieci per cento a livello nazionale e circa il quattro  per cento in Catalogna (Isole Baleari + 11%), la regione con le caratteristiche più vicine all’Emilia Romagna.  Siccome non  è la prima volta che la Spagna ci supera per dinamismo in campo turistico, forse dovremmo studiarla un po’ meglio.

Poi ci sono altre mancanze, di questo territorio, che andrebbero minimamente trattate. E’ da poco terminato, con successo, nei padiglioni della Fiera di Rimini  TTG Incontri (mostra-mercato internazionale del turismo), un appuntamento ricco di conferenze, presentazioni e dibattiti.  Da qualche anno, in questa occasione e in una sala gremita, la Scuola di Management del Politecnico di Milano presenta il suo Osservatorio sull’innovazione digitale nel turismo, che quest’anno ha incluso anche una sezione  dedicata alle start up attive nel settore.

Dal programma degli eventi di TTG Incontri si nota però la quasi totale assenza di Rimini, salvo qualche rara eccezione,  come produttore  di studi, ricerche importanti, osservatori,  innovazioni significative,  ecc..  Insomma di qualcosa che segnalasse all’Italia e al mondo che nella Riviera più visitata d’Italia si sviluppa anche una riflessione e un  pensiero originale sul turismo.  Stiamo perdendo perfino il treno per diventare un hub (polo promotore/aggregatore) di  start up innovative per il turismo, di cui si parla dal 2013.  Intanto 144 start up italiane, nessuna di Rimini, nel 2015 sono rientrate tra le circa trecento che in tutto il mondo sono riuscite a portare a casa finanziamenti, da investitori internazionali, per complessivi 700 milioni di euro.

La promozione turistica del territorio  è anche questo: proporsi ed essere riconosciuti non solo come luogo dove si consuma una vacanza, ma  dove si  studia e si produce innovazione, attirando le migliori menti nazionali e internazionali,  per un turismo globale.  Tante buone ragioni per fare di più.