Terremoto “Basilea 3”

L’accordo di Basilea 3 sulle nuove regole del sistema bancario si fonda sulla necessità di un miglioramento della qualità del patrimonio di vigilanza delle banche. Le nuove regole impattano sugli Istituti di credito, ma anche sulle imprese, soprattutto su quelle di piccole dimensioni, largamente diffuse anche sul nostro territorio.

L’accordo interviene su quelli che sono ritenuti i requisiti chiave imposti alle banche nella loro attività, che vengono misurati dal rapporto tra patrimonio di vigilanza – cioè i fondi su cui una banca può maggiormente contare in fase di necessità – rispetto al totale delle sue attività, ponderate per tener conto delle effettive caratteristiche di rischio.

Esiste già, a tal proposito, l’obbligo per le banche di mantenere una quota di capitale come riserva, il problema è che tale riserva, durante la recente crisi, è stata insufficiente per diversi Istituti di credito.

Da qui l’esigenza dell’accordo, voluto dalle banche centrali, che impone requisiti patrimoniali più severi per le banche, a cominciare da un rafforzamento della quota di capitale usata come riserva.

L’avvento di Basilea 3 comporterà sulle banche sottoposte alle nuove norme di vigilanza internazionale una serie di problemi, di cui quelli tecnici e organizzativi saranno almeno così importanti come quelli strategici che stanno loro a monte.

Basilea 3 porterà le banche a dover prendere decisioni importanti che potrebbero anche modificare più o meno pesantemente le loro strategie e la loro operatività rispetto a quelle che erano state elaborate ed attuate in un contesto di vigilanza internazionale diversa e per certi aspetti più semplice.

Tale complesso di norme avrà importanti riflessi su alcuni aspetti strategici dell’attività delle banche, fra i quali evidenziamo i seguenti:

a) nuove esigenze qualitative e quantitative di patrimonializzazione, che imporranno alle banche di rivedere la politica attuale in materia di ricorso al mercato dei capitali, di porre attenzione estrema alla redditività aziendale, di progettare una nuova politica di destinazione degli utili, con particolare riferimento alla necessità di raggiungere un rapporto fra accantonamenti e dividendi più equilibrato di quello che ha caratterizzato gli ultimi anni;

b) eventuali modificazioni, anche qui di carattere qualitativo e quantitativo, nella determinazione degli obiettivi aziendali in materia di volume dell’attività da svolgere e di composizione di tale attività nelle forme più consone per assicurare un adeguato equilibrio fra le esigenze di patrimonializzazione prima ricordate e il posizionamento nel mercato bancario e finanziario sia a livello globale sia nei singoli segmenti che lo compongono.

Sarà più facile o più difficile ottenere credito?

Un aspetto cruciale sarà l’attitudine delle singole banche nei riguardi della concessione dei prestiti alle imprese e alle famiglie.

L’approvazione di Basilea 3 rischia di avere gravi conseguenze per il credito alle imprese: le stringenti regole di patrimonializzazione bancaria che impone porteranno le banche a concedere sempre meno prestiti ad alto rischio.

Ovviamente, l’obiettivo è alla fine del processo di applicazione delle regole, di rendere gli istituti di credito meno esposti a eventuali crisi economiche e finanziarie, e quindi rafforzare la stabilità delle banche. Ma probabilmente a risentirne ne saranno gli utili, e di conseguenza la capacità di concedere finanziamenti.

L’entrata a regime di tutti i nuovi requisiti è quindi prevista addirittura per il 2019: un tempo più che sufficiente affinché le banche italiane possano adattarsi alle nuove modalità operative ed organizzative stabilite dalle regole di Basilea 3.

Una gradualità necessaria per andare incontro alle imprese, preoccupate di non riuscire a mantenere la normale operatività di credito. Una difficoltà che di fatto si rifletterà sulle aziende, rendendo più difficile l’accesso al credito.

Secondo il parere della Banca d’Italia, tuttavia, esistono alcuni fattori in grado di mitigare l’impatto della nuova normativa sulle piccole imprese.

In primo luogo, le imprese con meno di 20 addetti sono finanziate in misura minore dai soggetti che subiranno maggiormente gli effetti della riforma, ovvero i principali gruppi bancari.                                      In secondo luogo, le piccole imprese potranno beneficiare del maggior dinamismo delle banche italiane di medie e piccole dimensioni (popolari e banche di credito cooperativo). Questi intermediari, infatti, rappresentano un interlocutore più radicato nel territorio e più adatto a comprendere le necessita delle piccole imprese; già oggi essi presentano livelli di patrimonio mediamente superiori a quelli richiesti dalle nuove regole.

In compenso, afferma sempre Banca d’Italia, si avranno comunque dei benefici di medio-lungo periodo grazie alla maggiore solidità del sistema finanziario che ridurrà la probabilità di crisi finanziarie e dunque di ricadute negative sulla crescita economica.

L’impatto sulle banche del territorio

Nei mesi scorsi la Banca d’Italia ha condotto un’analisi del possibile impatto di Basilea 3 sul credito Cooperativo concentrandosi sui profili delle liquidità e del capitale, gli aspetti più rilevanti per le BCC in considerazione della loro dimensione e operatività.

Sul piano della liquidità, le simulazioni condotte si sono concentrate sull’indicatore di breve termine previsto da Basilea 3 (liquidity coverage ratio) che impone alle banche di detenere un determinato ammontare di attivo liquido a fronte dei possibili deflussi di cassa che si avrebbero in condizioni di stress.

Per le BCC  è previsto un regime più favorevole rispetto alle altre banche.

Infatti le BCC possono, in sostanza, includere nelle loro riserve di liquidità la raccolta interbancaria non garantita (in deroga quindi al principio generale che considera quest’ultima altamente volatile in situazioni di stress), purché le BCC stesse rispettino alcuni requisiti, tra i quali la realizzazione di un sistema di tutela istituzionale come il Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI).

Dalle analisi emerge che gli istituti centrali, che gestiscono i flussi finanziari per la categoria, e un quinto delle BCC potrebbero incontrare difficoltà nell’adeguarsi al nuovo ratio di breve periodo.

Vi sarebbe tuttavia un’eccedenza di liquidità superiore ai 10 miliardi da parte delle rimanenti BCC, che mette in sicurezza tutto il gruppo.

Se poi consideriamo le banche locali, abbiamo indici patrimoniali sicuramente migliori delle grandi banche.

 

BOX

Cos’è la riforma di Basilea 3

E’ la riforma che mira a rafforzare le banche dopo la crisi. Gli accordi di Basilea sono infatti quelli che regolano la patrimonializzazione degli istituti di credito. La loro logica è semplice. Ogni attività che una banca svolge (dall’erogazione di crediti alla compravendita di titoli) comporta dei rischi. A fronte di questi rischi, gli accordi di Basilea prevedono che le banche “mettano da parte” un tot di capitale. Attualmente sono in vigore gli accordi di “Basilea 2”, ma la crisi finanziaria ha reso necessario un loro aggiornamento: Basilea 3 intende aumentare la quantità di capitale messo da parte dalle banche per poter far fronte a nuove crisi sistemiche del settore finanziario.

Cosa prevede

Basilea 3 è molto articolata. In linea generale alzerà i requisiti minimi di capitale che le banche saranno obbligate a detenere. Il progetto iniziale intendeva per esempio portare il requisito minimo di Tier 1 (un indicatore di forza patrimoniale delle banche) dal 4% attuale al 6%. Si vuole poi aggiungere un altro “cuscinetto” del 3%. L’entrata in vigore è prevista per gennaio 2013, sarà comunque molto graduale: l’entrata in regime sarà tra 7-8 anni.