Spese comunali e pressione fiscale

In genere vale la regola che per spendere di più bisogna incassare anche di più (salvo indebitarsi).  Trattandosi di comuni questo vuol dire maggiore pressione tributaria sui propri cittadini.

Sul fronte delle spese come risultano dai bilanci 2011, con un totale superiore a 17 mila euro (dalle voci è stato escluso il servizio rifiuti perché non comparabile,  date le modalità diverse di gestione)  per ogni 100 abitanti (176 euro per abitante),  il Comune di Rimini è quello che raggiunge la cifra più alte in Regione, superando lo stesso capoluogo Bologna che si ferma a poco più di 15 mila euro (154 euro per abitante).

A far lievitare le spese del comune di Rimini ci pensano soprattutto le manutenzioni degli immobili (e questo potrebbe essere un bene), 40 euro per abitante, gli affitti e noleggi  23 euro per abitante, ma soprattutto le utenze (acqua, luce, gas, ecc.), dove se ne vanno più di 63 euro per residente, in assoluto l’importo più alto tra tutti i comuni dell’Emilia Romagna.  Certo, la dimensione turistica della città, che soprattutto d’estate vede crescere fortemente le presenze,  può contribuire alla lievitazione di taluni costi.  Il confronto con altre città turistiche confermerebbe questa ipotesi, infatti il totale delle uscite di Rimini  è poco al di sotto di quelle di Firenze, che complessivamente spende più di 18 mila euro per cento residenti, mentre è addirittura irraggiungibile Venezia, le cui spese, trainate soprattutto dal servizio di trasporto (notoriamente caro)  e dagli incarichi professionali, superano i 78 mila euro ogni cento abitanti.   Un record !

La corrispondenza tra spese ed entrate, nel caso della nostra Regione,  risulta abbastanza verificata, escluso il caso di Bologna dove a fronte di una maggiore pressione tributaria, 1.665 euro per residente nel 2011, come abbiamo visto il totale delle spese per residente è minore di quelle di Rimini.

Per le altre città risulta invece confermata la regola della  coerenza tra le due voci. Infatti a Rimini, ciascun residente paga, tra contributi comunali, provinciali e regionali, 1.423 euro a testa, che sono più dei  1.412 euro di Ravenna, dei 1.402 euro di Parma, dei 1.392 di Reggio Emilia e dei 1.347 euro di Forlì.  Non si tratta di differenze consistenti, ma che confermano il principio che a maggiori spese devono corrispondere entrate più elevate.

Questo vale anche per l’IMU, dove il Comune di Rimini, con un importo da pagare di 331 euro per una prima casa e senza figli da portare in deduzione,  figura, per spesa,  tra i primi otto in Italia e secondo, dopo Bologna, in Emilia Romagna (Sindacato UIL).

Questo ovviamente non sempre giustifica  il livello di spesa per singola voce, ma diventa un elemento di trasparenza per entrare  nel dettaglio di ogni  cifra. Se cioè un certo ordine di spesa sia più o meno motivato.

Perché una certa revisione della spesa dovrà essere fatta anche a livello locale,  visti i tagli  ai trasferimenti operati dal  Governo.  Secondo una elaborazione del Centro Studi Sintesi,  nel 2012 a tutti gli Enti locali dell’Emilia Romagna  verranno tagliati 1.048 milioni di euro, vale a dire 585 milioni in più rispetto a quanto richiesto l’anno precedente. Si tratta di una cifra che, in rapporto alla popolazione, ammonta a 236 euro pro-capite. Per il 2013, il sacrificio richiesto aumenterà di 65 euro per cittadino, arrivando a oltre 300 euro per abitante. Il contributo richiesto all’Emilia Romagna per l’anno 2012 è pari al 14 per cento della spesa di Regioni, Province e Comuni al netto della sanità, funzione che viene regolamentata attraverso gli appositi Tavoli di monitoraggio del Ministero. L’impatto delle manovre sul Pil regionale non è affatto trascurabile, in quanto può essere stimato vicino allo 0,8 per cento (anno 2012).