Senza lavoro in tempo di scarsità

I numeri ci dicono che nei primi nove mesi del 2011, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente,  sia gli avviamenti (contratti) che gli avviati (persone) al lavoro in provincia di Rimini sono aumentati di qualche migliaio, più i primi dei secondi,  ma è anche vero che nel terzo trimestre (luglio-settembre) c’è stata una piccola retromarcia, che ha comportato un leggero calo, per qualche centinaio, di entrambi.  Se la contrazione avesse contagiato l’ultima parte dell’anno (i dati aggiornati non sono ancora disponibili), non è detto che il bilancio finale dei posti di lavoro risulti favorevole.

Al momento possiamo però scrivere che continua a crescere il numero delle persone disoccupate che si dichiara immediatamente disponibile  per un lavoro: sono più di 9 mila, per circa due terzi costituite da donne. Le stesse donne che rispetto agli uomini vantano, in provincia di Rimini, un tasso di disoccupazione (2010) doppio (11 afronte del  5 per cento), mentre raggiunge il 29 per cento per la fascia d’età  15-24 anni.

Anche le ore di cassa integrazione del 2011, sommando l’ordinaria, la straordinaria e quella in deroga (riservata alle piccole aziende che non ne avrebbero diritto) nell’ultimo anno sono diminuite di 900 mila unità (da7,9 a7 milioni di ore),  soprattutto l’ultima, ma il totale rimane pur sempre superiore al doppio di quella erogata nel 2009  e sedici volte il numero delle ore del 2008, quando la crisi è iniziata.  Tra i settori più colpiti  figurano il meccanico, l’abbigliamento (aumentata del 150 per cento)  e l’edilizia.

Per intenderci stiamo parlando dell’equivalente di  quasi 4 mila posti di lavoro in bilico, che sommati  a chi è già disoccupato fa un totale 14-15 mila persone. Cui andrebbero aggiunti gli scoraggiati, quelli cioè che non sperando di trovare un lavoro nemmeno lo cercano,  e di conseguenza non compaiono nelle statistiche.

Il perdurare della crisi, e le previsioni  per Rimini non sono buone nemmeno per quest’anno, non aiuta a recuperare posti di lavoro, così ad allungarsi, oltre alle file di chi lo cerca, sono le domande di disoccupazione ordinaria, cresciute di un migliaio di unità, che hanno raggiunto, con  le 11,6 mila presentate,il massimo degli ultimi quattro anni. Indennità di disoccupazione che però dura al massimo 8 mesi, per chi ha meno di cinquant’anni, oppure 12 mesi se si supera  questa età.

Con una avvertenza: stiamo parlando di coperture minime, perché per rientrarci bisogna dimostrare di aver lavorato, versando regolari contributi,  almeno 52  settimane (più di un anno intero di lavoro) negli ultimi due anni.  Periodo che tanti precari e con contratti brevi non riescono ad accumulare, restando quindi esclusi da qualsiasi supporto al reddito. Una particolarità tutta italiana che nemmeno l’attuale Governo sembra orientato a voler cambiare (anche perché ci vorrebbero risorse da destinare).