Rinaturalizzare la costa: turismo tra covid e cambiamenti climatici

A fine anno forse qualche numero migliorerà, per via di fiere e congressi, e del mese di agosto che è andato oltre le aspettative, ma i dati degli arrivi e dei pernottamenti della provincia di Rimini del periodo gennaio-agosto di quest’anno sono impietosi: meno quarantacinque per cento gli arrivi e grosso modo della stessa entità il calo dei pernottamenti. Con una flessione più pronunciata dei visitatori stranieri. Altre località e altri paesi non sono andati meglio, ma puntare sulle gare al ribasso non porta lontano.

E’ un dato che ci sono due fatti che stanno cambiando il turismo e il modo in cui viene usufruito: il covid-19 e il cambiamento climatico.

Il primo ha convinto tanti a stare lontano da luoghi troppo affollati, percepiti come più a rischio. In Spagna, uno studio basato sui dati della telefonia mobile, ha messo in evidenza come i luoghi che, questa estate, hanno avuto il maggiore incremento di visite sono quasi sconosciuti al grosso pubblico, mentre hanno perso di più le destinazioni note come Barcellona e Calvià.

Il secondo, per essere contenuto, richiede misure che spingono verso una maggiore sostenibilità, e grosso modo puntano nella stessa direzione. Ricordiamo che Rimini deve neutralizzare, cioè annullarne gli effetti sul clima, sei tonnellate di emissione annue di CO2 per abitante. Molte delle quali di origine turistica.

Neutralizzare vuol dire, tra gli altri interventi richiesti, aumentare alberature e spazi verdi urbani, che riducendo la densità del costruito, e sappiamo come si è costruito nel dopoguerra, migliora  anche  l’attrattività  di un luogo, oltre a contribuire a ridurre i disagi delle impennate di calore, sempre più frequenti. 

Ora, tutti avranno letto o sentito che in Riviera ci sono circa trecento alberghi in vendita, con poco mercato, tanto che spesso un appartamento costa di più, ad eccezione di quelli sopra le sessanta camere. Che sono una minoranza. Certamente un segnale di crisi, ma anche una grossa opportunità.  Perché questi alberghi potrebbero, pagandoli al prezzo di mercato, essere buttati giù per rinaturalizzare  e restituire spazi verdi alla zona mare. Insieme al nuovo lungomare sarebbe un altro importante intervento che farebbe fare un salto di qualità all’offerta, dimostrando con i fatti la direzione del cambiamento.  Se accadesse, non sarebbe nemmeno una novità assoluta, perché interventi simili sono già stati realizzati nella località balneare di Calvià, nell’isola di Maiorca, negli anni ottanta del secolo scorso.  Sta prendendo questa direzione il Comune di Misano, potrebbero seguirlo anche gli altri. Sarebbe un bel modo di entrare nel futuro.  Impagabile in termini di comunicazione.