Riminimprese: pochi anticorpi di fronte alla crisi

di Mauro Bianchi

Secondo una indagine condotta da Unioncamere regionale, il 70% circa delle imprese emiliano romagnole  ha dichiarato di avere avuto conseguenze negative dalla crisi, che si sono manifestate più decisamente nella riduzione di ordini della clientela, determinando cali di liquidità e di ordinativi ai fornitori, oltre a maggiori difficoltà ad incassare dai clienti. Insomma, una macchina in panne.

La botta è stata forte per tutta l’economia emiliano-romagnola, che fa dell’export uno dei suoi cavalli di battaglia, e che aveva visto negli ultimi otto anni una crescita in quantità (+13%) ma soprattutto in valore (+51%). Proprio la caduta dell’export (meno 23,5% in valore nel 2009) per il crollo della domanda mondiale, assieme alla diminuzione della produzione industriale in senso stretto (meno 14,1%), il calo dell’occupazione (meno 1,2% su base annua), la crescita abnorme e inusuale della cassa integrazione (più 652,2%), danno una immagine sintetica e al tempo stesso preoccupante di come la crisi abbia colpito la nostra Regione.

La nostra Provincia, in questo quadro a tinte fosche, non brilla certo per risultati. Anche se abbiamo subito meno di altri territori, caratterizzati da una più spiccata vocazione industriale-manifatturiera, abbiamo sofferto e continuamo a perdere posizioni. Qualcuno, più facilmente ottimista, sostiene che siamo in stagnazione : non precipitiamo, ma non riprendiamo.

Tutto dipende quindi dalla ripresa della domanda mondiale? Non bisogna invece ragionare anche e più sulla crisi dei fattori interni all’impresa locale, su come le imprese della nostra provincia determinano il loro scopo in termini di organizzazione, economicità, professionalità ?

E’ utile interrogarsi inoltre se e come l’azienda si procura il capitale sufficiente per garantire il processo produttivo e il proprio reddito. Lo facciamo attraverso una sintetica lettura dei bilanci  delle società di capitali delle province emiliano-romagnole desunti dallo studio di Unioncamere nazionale.

I dati che seguono rappresentano una comparazione dei principali ratios d’impresa (i fattori interni) con i dati dell’economia reale (i fattori esterni) su base provinciale, per la prima decade degli anni 2000. Essi esprimono pertanto un quadro dinamico e globale – se pur datato ed in prospettiva storica – dell’economia regionale emiliano-romagnola, percorsa in questo decennio da rilevanti perturbazioni strutturali e finanziarie.

L’impresa riminese come esce dal confronto ? Quali i punti di debolezza e- eventualmente – i fattori chiave di sviluppo ? Cerchiamo di trarre  qualche prima, sintetica considerazione sullo stato di salute del fare impresa a livello locale.

Le performances dell’industria riminese dal 2005 al 2008.

2005

Nel 2005 l’industria della provincia di Rimini ha registrato una battuta d’arresto (-0,5%), dopo un 2004 in cui era riuscita a mantenere uno sviluppo positivo (+0,8%), in un contesto regionale caratterizzato invece da una caduta dell’attività produttiva (-0,5% nel 2004). Quindi dopo il recupero del 2004 sia l’industria provinciale che quella regionale hanno segnato un nuovo peggioramento, più sostenuto a livello regionale (-0,9% rispetto al -0,5% a Rimini), ma comunque non tale da raggiungere i risultati decisamente peggiori riscontrati nel 2003.

2006

Nel 2006 l’industria,  in provincia di Rimini, a fronte della caduta della produzione del  2005 (-0,5%) segna una lieve ripresa (+1%), che però è inferiore a quella regionale (+2,3. È quindi in corso, seppure con dinamiche differenziate, un recupero della produzione,  dopo le cadute del 2003 e 2005.

2007

I primi nove mesi del 2007 mostrano una situazione in netto miglioramento, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, in termini di produzione, di fatturato e di ordinativi totali. Sono soprattutto gli ordini dall’estero che continuano ad evidenziare una spiccata vitalità (+3,9%).

Mentre in regione, però, si osserva un’accelerazione di questa componente rispetto al corrispondente periodo del 2006 (da +3,6% a +3,9%), a Rimini si registra un rallentamento del tasso di crescita dell’export (da +4,5% a +3,9%).

2008

Nel 2008 si rileva una caduta degli ordini dello 0,7% e della produzione dello 0,5%. Non cala il fatturato, rimasto sui medesimi livelli del corrispondente periodo del 2007; rallentano molto le esportazioni (da +3,9% a +1,8%). L’unica componente che evidenzia una tenuta è quella degli ordinativi esteri, che nei mesi estivi restano stabili. Il profilo di sviluppo che ha caratterizzato la provincia a livello trimestrale non si discosta particolarmente da quello regionale.

 2009

Nel 2009 l’industria è stata pesantemente colpita dagli effetti della crisi economica che si è velocemente propagata sull’intero territorio nazionale, mostrando in tutte le aree un quadro di significativo peggioramento rispetto ai risultati non brillanti che già avevano caratterizzato il 2008. L’industria riminese ha evidenziato nel 2009 una flessione della produzione del 13,5%, allineata a quella italiana e relativamente meno intensa di quella emiliano-romagnola, caduta ad un ritmo del 14,1%.

I bilanci delle imprese riminesi.

Il primo indicatore che evidenziamo è il Roe. Il Return On common Equity (ROE è un indice di redditività del capitale dell’impresa. Esprime in massima sintesi i risultati economici dell’azienda.E’ un indice di percentuale per il quale il reddito netto prodotto viene rapportato al capitale netto o capitale proprio, ossia alla condizione di produzione di diretta pertinenza dell’impresa. Valutiamo il Roe perché ci fornisce una misura globale e sintetica della complessiva gestione aziendale.

Primo dato da evidenziare: nel decennio il Roe delle imprese riminesi arretra di quasi un punto, mentre la media regionale è sostanzialmente stabile. Tra il 2005 e il 2007 il Roe riminese incrementa nel 2006 e arretra nel 2007 di 2 punti, mentre in regione l’incremento è progressivo di oltre due punti. In Regione le imprese più performanti sono a Reggio Emilia e Modena, mentre in Romagna le imprese del  forlivese sono quasi sempre di due punti di Roe superiori a quelle riminesi.

Dal confronto emerge abbastanza evidente una sostanziale debolezza della redditività delle aziende riminesi.

Il secondo indicatore è la liquidità aziendale, serve a misurare il grado di copertura dei debiti a breve termine da parte dell’azienda.

Questo indicatore consente di valutare la condizione di equilibrio fra le grandezze a breve termine dello stato patrimoniale, ovvero la capacità di un’azienda di finanziare il proprio sviluppo mediante i flussi di cassa generati dalla sua gestione. In finanza aziendale il Current Ratio (indice di liquidità corrente) misura la capacità dell’impresa di far fronte alle passività correnti con le attività correnti, senza ricorrere ad indebitamento.

Si ritiene soddisfacente un indice superiore a 1. Se inferiore  l’azienda può avere problemi nel rimborsare i prestiti con regolarità. Le imprese riminesi sono marcatamente più deboli della media regionale, in ogni caso il ricorso all’indebitamento e la capacità di rimborso del debito è sempre sotto il livello considerato “giusto”.

In conclusione, emerge un quadro di luci e ombre. A fronte di una certa dinamicità del tessuto produttivo locale, in gran parte dovuto a fattori esterni, misuriamo anche una certa difficoltà nel rafforzare le leve interne all’impresa (organizzazione, management, gestione dei costi) e una criticità evidente nella volontà / possibilità di investire risorse proprie (capitali) nell’attività tipica dell’impresa.

Primo dato da evidenziare: nel decennio il Roe delle imprese riminesi arretra di quasi un punto, mentre la media regionale è sostanzialmente stabile. Tra il 2005 e il 2007 il Roe riminese incrementa nel 2006 e arretra nel 2007 di 2 punti, mentre in regione l’incremento è progressivo di oltre due punti. In Regione le imprese più performanti sono a Reggio Emilia e Modena, mentre in Romagna le imprese del  forlivese sono quasi sempre di due punti di Roe superiori a quelle riminesi.

Dal confronto emerge abbastanza evidente una sostanziale debolezza della redditività delle aziende riminesi.

Il secondo indicatore è la liquidità aziendale, serve a misurare il grado di copertura dei debiti a breve termine da parte dell’azienda.

Questo indicatore consente di valutare la condizione di equilibrio fra le grandezze a breve termine dello stato patrimoniale, ovvero la capacità di un’azienda di finanziare il proprio sviluppo mediante i flussi di cassa generati dalla sua gestione. In finanza aziendale il Current Ratio (indice di liquidità corrente) misura la capacità dell’impresa di far fronte alle passività correnti con le attività correnti, senza ricorrere ad indebitamento.

Si ritiene soddisfacente un indice superiore a 1. Se inferiore  l’azienda può avere problemi nel rimborsare i prestiti con regolarità. Le imprese riminesi sono marcatamente più deboli della media regionale, in ogni caso il ricorso all’indebitamento e la capacità di rimborso del debito è sempre sotto il livello considerato “giusto”.

In conclusione, emerge un quadro di luci e ombre. A fronte di una certa dinamicità del tessuto produttivo locale, in gran parte dovuto a fattori esterni, misuriamo anche una certa difficoltà nel rafforzare le leve interne all’impresa (organizzazione, management, gestione dei costi) e una criticità evidente nella volontà / possibilità di investire risorse proprie (capitali) nell’attività tipica dell’impresa.