Rimini: un hub per lo smartworking in riva al mare

Centri commerciali, poli benessere, accordi di riqualificazione urbanistica, sono solo alcuni dei tentativi  intrapresi delle varie amministrazioni costiere, dalla fine della seconda guerra ad oggi, mai andati a buon fine, per riutilizzare lo spazio delle numerose colonie disseminate lungo la costa. Diventate, sovente, aree di degrado.

La pandemia, che tanto male sta procurando alla salute e all’economia, potrebbe però rappresentare la classica insperata opportunità. L’opportunità è quella di cominciare a trasformare alcune di loro in poli (hub)  di lavoro a distanza (il cosiddetto smart working), che il covid ha obbligato ad estendere a tante figure professionali un tempo rilegate esclusivamente nello spazio di un ufficio.

Insomma, si è scoperto che tanti lavori, non importa dove sia fisicamente l’azienda, si possono svolgere, con la stessa efficacia e addirittura migliorando la produttività, a chilometri di distanza.

Secondo studi fatti in Spagna i telelavoratori europei sono più del cinque per cento della popolazione attiva. Prevalentemente in Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia e altri.

Tanti giovani professionisti italiani emigrati dal sud al nord, ed anche all’estero, sono tornati, col consenso e il supporto delle loro aziende, nei luoghi di origine e hanno dato vita ad una associazione che ha preso il nome di South Working (Lavorare al Sud).

Le Isole Canarie, in Spagna, hanno messo in piedi un progetto per attrarre questo genere di lavoratori. Lo slogan: telelavora con una maggiore qualità di vita.

Il Costa Rica, il cortile di casa degli Stati Uniti dove il lavoro a distanza è cresciuto del 140 per cento dal 2005, clima mite, sole e mare, pieno di pensionati americani, sta lavorando animosamente per diventare il luogo preferito dei lavoratori a distanza. Cioè uno “smart working hub” (polo del lavoro a distanza).

E’ quello a cui si potrebbe riconvertire qualcuna delle nostre colonie: spazi di co-lavoro a distanza per  professionisti di alto profilo e ben pagati, pronti ad attivare una nuova domanda di servizi locali (bar, ristoranti, tassisti, palestre, ecc.). Perché, come ha documentato Enrico Moretti nel suo volume La nuova Geografia del lavoro, un posto nell’alta tecnologia, comunque di alto profilo professionale, produce altri cinque posti di lavoro sul territorio.

Un posto di lavoro in riva al mare, dove poter scendere ogni tanto per fare una passeggiata, in una città che già gode di una certa notorietà, abbastanza centrale nella geografia nazionale, discretamente (si può migliorare) collegata con i  maggiori centri economici urbani, avrebbe delle buone carte da giocare. Ma bisogna fare presto perché le buone opportunità non si fanno attendere.

Chi si deve muovere ?  Vista l’esperienza e i fallimenti non ci sono dubbi che è il Pubblico a doversi muovere per primo e probabilmente ad investire. Aperto al privato, ma pronto ad andare avanti lo stesso se nessuno si mostra interessato. Perché non sempre l’interesse pubblico coincide, in particolare nel medio-lungo periodo, con quello privato. Almeno in una prima fase, come ha ben dimostrato Mariana Mazzucato, oggi consulente del Governo, nei suoi scritti.